Gardini va all'attacco di Monti

Gardini va all'attacco di Monti L'industriale (socio dell'editrice bolognese) avanza in Romagna con «Il Messaggero» Gardini va all'attacco di Monti Compra redazione del Carlino MILANO. Un po' oziosa, appena uscita dal letargo invernale, con i bagni lungo il mare ancora chiusi, Rimini, capitale italiana delle vacanze, si è improvvisamente ritrovata al centro di una clamorosa battaglia editoriale. Tutto per un pugno di giornalisti. Lunedì scorso, infatti, la redazione locale del Resto del Carlino, quotidiano leader in Emilia Romagna, è passata nelle file de II Messaggero, il giornale romano di proprietà del gruppo Ferruzzi che, dopo aver lanciato nei mesi scorsi l'edizione di Ravenna, vuole estendere la sua offensiva in tutta la regione. Cosa c'è di strano, dove nasce il caso? Forse perché Raul Gardini è un importante azionista del gruppo Editoriale (la società che oltre al Carlino pubblica la Nazione e il Piccolo), e per i rapporti di antica data tra i Ferruzzi e il cavaliere Attilio Monti. Negli Anni 70 Monti, allora in difficoltà, cedette l'Eridania a Serafino Ferruzzi, con una semplice stretta di mano. Ma quello che conta, come dice sempre Gardini, è il mercato. E vediamo cosa è successo sul mercato di Rimini. Lunedì scorso il direttore del Messaggero, Mario Pendinelli, prende l'aereo e arriva in città. Convoca nella nuova redazione del suo giornale quattro giornalisti del Carlino, coi quali ci sono già contatti avviati. Sul tavolo mette le proposte di assunzione, le cifre hanno un numero incredibile di zeri. La tentazione è troppo forte. Il capo della redazione Andrea Basagni si vede fare un'offerta quasi doppia rispetto al suo stipendio attuale. «Si mormora di cifre spaventose», commentano i superstiti del giornale di Monti a Rimini. Pendinelli pone un'unica condizione: se accettate dovette dimettervi entro stasera e domani mattina iniziate a lavorare per noi, dobbiamo uscire il 3 marzo. Accordo fatto. Così i giornalisti vengono «strappati» alla concorrenza. Alle ore 21 Basagni telefona alla sede centrale del Carlino a Bologna: «Mi dimetto, da domani mattina non ci sono più». Il mattino successivo le lettere di dimissioni dei transfughi arrivano sul tavolo dell'esterrefatto amministratore delegato, Andrea Riffeser. Neanche un giorno di preavviso. Viene creata una task force d'emergenza e inviata a Rimini per assicurare l'uscita della cronaca cittadina. Intanto il capo delle edizioni locali del Carlino, Mauro Tedeschini, riorganizza la nuova redazione. Commenta: «La storia di questi anni dimostra che chi paga dieci le cose che valgono cinque nel mondo imprenditoriale non ha mai avuto, nel lun¬ go periodo, un grande successo, anche se nel breve termine questi blitz possono fare clamore e dare l'impressione di grande efficienza». Al Carlino non se l'aspettavano. Va bene che il mercato è il mercato, ma i giornali, e i giornalisti, sono dei prodotti diversi dalle lavatrici e dalle auto. E poi ci sono delle regole deontologiche da rispettare tra editori. E invece niente: i Ferruzzi sono andati alla guerra contro Monti. E danno botte da orbi. Il Carlino si è difeso ieri con poche righe in prima pagina: «... il nostro giornale sta fronteggiando gli attacchi di una concorrenza aggressiva, più aggressiva che elegante se si pensa che viene da un azionista del gruppo Monti. Ma, secondo le testimonianze delle edicole (l'unica che conti) non siamo stati né soppressi, né distrutti, né cancellati. Anzi il Carlino ha notevolmente incrementato le vendi¬ te». E Roma come replica? Il direttore del Messaggero, per abitudine, non fa dichiarazioni. Tuttavia, ambienti vicino al vertice del gruppo, si dicono «stupiti di queste reazioni, abbiamo la massima stima per il cavalier Monti». «Noi — spiegano al Messaggero — abbiamo un progetto di espansione territoriale in Romagna, abbiamo aperto a Ravenna, adesso Rimini, poi Forlì e Cesena. I conti tornano, a Ravenna vendiamo 6000 copie, per Rimini abbiamo come obiettivo iniziale 3000 copie», Ma questi modi un po' bruschi, i rapporti tra Gardini e Monti... «Il gruppo Monti ha piani diversi, ha dichiarato lo stato di crisi, la differenza l'ha fatta il mercato». A Bologna ieri Riffeser ha incontrato il comitato di redazione. L'amministratore ha stigmatizzato l'attacco del Messaggero: «E' un'iniziativa de¬ stabilizzante per il Carlino, ma sarà dura far comprare ai romagnoli un giornale romano». Certo l'aggressività dei Ferruzzi è strana. Fino a pochi mesi fa Carlo Sama, plenipotenziario per l'editoria, siedeva nel consiglio della Poligrafici. Poi si è dimesso. Sembra in disaccordo con Riffeser. In particolare Sama voleva comprare assieme a Monti la Spe, società di pubblicità, ma alla fine venne rilevata solo dal gruppo bolognese. Da allora guerra. A Ravenna il Messaggero (che secondo altre fonti vende meno di 4000 copie) ha comprato tutte le pubblicità sulle edicole. Nella città dei Ferruzzi le redazioni dei giornali concorrenti distano pochi metri. Ma ai giornalisti del Messaggero è stato suggerito di non avere rapporti con quelli del Carlino, di non frequentare gli stessi ristoranti. Rinaldo Gianola Andrea Riffeser (a sinistra) amministratore delegato della Poligrafici Editoriale e Carlo Sama, responsabile per l'editoria del Gruppo Ferruzzi