Scorie atomiche: no di Berna a Ruffolo di Vincenzo Tessandori

Scorie atomiche: no di Berna a Ruffolo SVIZZERA Tra i «cimiteri» resta una località non lontana dal confine malgrado le rimostranze del ministro Scorie atomiche: no di Berna a Ruffolo «Ma consulteremo preventivamente l'Italia sui progetti» BERNA DAL NOSTRO INVIATO E' il trionfo della diplomatica cordialità. Herr Adolf Ogi, 45 anni, abbronzatissimo e molto sportivo capo del dipartimento per i Trasporti, le Comunicazioni e l'Energia, dell'Unione Democratica di Centro, si rivolge a Giorgio Ruffolo, 64 anni, brillante economista, socialista. «Mon ami, è un piacere immenso conoscerla». «Sono felice» risponde il ministro italiano dell'Ambiente. Le 14 di ieri. Inizia il colloquio sollecitato dall'Italia per una complicata vicenda di scorie radioattive che gli svizzeri vorrebbero sotterrare a Piz Pian Grand, a due passi dal confine. Due ore e mezzo più tardi i sorrisi riusciranno sì e no a mimetizzare quello che pare un contrasto profondo. Gli svizzeri hanno preso in esame 4 luoghi per i loro depositi, ma, taglia corto Ogi, «sono tutti da mettere sullo stesso piano. Ruffolo ci ha chiesto di abbandonare il progetto, ma per la Svizzera è impossibile». Poi, quasi parlasse a se stesso: «Non vorremmo che chi fa più chiasso avesse ragione». Insomma, la Svizzera manda avanti con i sondaggi, gli esami, le prove, le controprove, tutto quello che occorre per preparare e immagazzinare le scorie delle cinque centrali nucleari. Dove? A Wallenberg, a Oberbaunestock, a Ollon. E, naturalmente, a Pitz Pian Grand. Insomma, i progetti non saranno rivisti: gli italiani, così preoccupati e sensibili per tutta quella spazzatura radioattiva che rischia di cader loro addosso, verranno informati preventivamente. E' l'unico successo concreto ottenuto. «Consultati», precisa la delegazione tricolore. 1 josì anche al Pitz verrà fatt" il secondo tunnel. E' un gran duello, questo rendez-vous, nel quale i protagonisti mostrano il fioretto ma usano la mannaia, una volta seduti al lungo tavolo coperto da panno verde e chiusa la porta della sala riunioni del Lohn, la residenza di campagna della Confe¬ derazione, a Kehrsatz, presso | l'aeroporto di Belpomoos. Nella villa stile Settecento francese vengono ricevuti i capi di Stato e l'unica eccezione era stata fatta per Sir Winston Churchill. Ora è Ruffolo a godere del privilegio. «Come vede, mon ami, ci teniamo alla natura», osserva Ogi indicando a Ruffolo il bel giardino alla francese. La giornata è primaverile, ma il ministro elvetico avrebbe preferito la banale neve: ha appena vinto lo slalom gigante nella gara fra deputati e non ha dimenticato i giorni felici delle olimpiadi di Sapporo quando guidava la squadra elvetica di sci. Ora dice: «Potrei far sparare la neve come fanno in Val di Fassa, ma chissà cosa direbbe la gente». E la gente, qui in Svizzera, è già abbastanza agitata per via dello scandalo delle schedature, per il processo all'ex ministro Kopp e così non pare il caso di offrire altri spunti. Attorno al tavolo verde erano in 18, i ministri e gli esperti. Di¬ ce Ogi al termine dell'incontro: «Ci sono preoccupazioni reciproche per l'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Il ministro Ruffolo ci ha presentato un programma impressionante che riguarda anche il Canton Ticino e i Grigioni, ma anche noi abbiamo sottolineato gli sforzi fatti dalla Svizzera per l'aria e l'acqua». Tutta questa bagarre, in fondo, poteva anche essere evitata, lascia capire Ruffolo. «Da parte del governo italiano non si è mai voluta impostare una campagna allarmistica, se qualcosa è andato fuori tono ciò non concerne il nostro governo». Come dire che una cosa sono gli allarmi di Elettra Cernetti, assessore all'Ambiente del Piemonte, o del mensile «Ambiente Ecologia», il primo ad aver dato spazio al problema, un'altra la posizione del governo. Il quale governo rimane preoccupato. E fra sorrisi sempre più stanchi Ruffolo ammette: «I tecnici italiani affermano che la scelta di Pitz Pian Grand, come sito per il deposito anche breve delle scorie, che poi significa 300 anni, non è adatto per ragioni di sismicità, permeabilità, instabilità tettonica e difficoltà nell'accesso. Una ricerca fatta fare dal governo svizzero riflette tutte le nostre osservazioni». Gli italiani non si sono presentati qui a Berna a mani vuote. «Abbiamo informato come vada evolvendo la depurazione delle acque dei laghi Maggiore e di Lugano. Depurazione che procede bene, nel settore piemontese, dove in due anni si passerà dal 40 al 70 per cento di acqua depurata; meno in quello lombardo. Ma esistono progetti di investimenti che dovrebbero consentire di arrivare fino al 75 per cento». Insomma, noi siamo preoccupati per le scorie radioattive, gli svizzeri per le acque. Si potrebbe pensare ad un baratto? Ruffolo si illumina: «Magari, sarebbe tutto positivo uno scambio del genere». Vincenzo Tessandori