«Ma sugli utili dell'Iri Nobili ha sbagliato i conti»

«Ma sugli utili dell'Iri Nobili ha sbagliato i conti» LEI f'EI^^W^A^A^A «Ma sugli utili dell'Iri Nobili ha sbagliato i conti» Caro direttore Il dr. Nobili ha reagito con una lettera di tono risentito ai rilievi da me formulati su La Stampa di venerdì scorso sul problema delle privatizzazioni. Sui termini generali della questione, Mario Deaglio ha già risposto in modo puntuale martedì scorso. Desidero invece riprendere un punto specifico, quello dell'andamento economico delle imprese pubbliche. Io avevo scritto che le imprese pubbliche del nostro Paese sono «mal gestite o almeno gestite in modo meno efficiente delle equivalenti imprese private». Avevo anche aggiunto che vi sono eccezioni, ad esempio le Banche di interesse nazionale, in particolare due su tre di esse, ed avevo osservato che proprio su queste ultime si stanno appuntando ora gli appetiti dei partiti, premessa sicura al peggioramento dei loro risultati. Il dottor Nobili si dichiara nella sua risposta offeso da questi rilievi e scrive che essi «sono lesivi della dignità e della immagine professionale dei dirigenti del gruppo Iri». A riprova di ciò, egli fornisce un dato sui dividendi distribuiti dalle imprese Iri quotate in borsa — 1400 miliardi, pari al 27% del totale — ed aggiunge che «quanto alla pretesa minore capacità di gestione, si tratta di una affermazione smentita dallo stesso mercato... la grande maggioranza delle aziende Iri produce ricchezza ed è quindi gestita efficientemente». Queste affermazioni mi sono parse un po' forti e non esattamente corrispondenti ai dati che mi sembrava di ricordare. Ho preso allora un po' di tempo per fare qualche conto. Mi scuso se, a causa del concomitante dibattito sull'immigrazione clandestina, non sono riuscito a scriverne prima, ma ecco i risultati cui sono pervenuto. Cominciamo dai dividendi. I 1400 miliardi dei quali parla il dr. Nobili non sono i dividendi pagati agli azionisti privati dell'Ili come egli sembra significare: per una parte si tratta di dividendi intergruppo (quelli per esempio della Sip incassati dalla Stet eie); un'altra parte va all'Iri; ma i dividendi netti pagati al mercato nel corso dell'89 ammontano a soli 573,5 miliardi, circa il 40% della cifra indicata dal dottor Nobili. Veniamo ora agli andamenti di gestione. Nella prima tabella sono posti a confronto i dati del bilancio consolidato dell'Iri e di un certo numero di gruppi privati. Si può dire che ci troviamo di fronte a risultati di gestione equivalenti fra imprese private e pubbliche? Si può dire che un utile pari all'1,5% del capitale netto è un utile presentabile? Il presidente dell'Iri mi consentirà inoltre di aggiungere che quei 266 miliardi di utili (al netto delle perdite siderurgiche che lo Stato si è accollato) non derivano dalla gestione, bensì, comprendono una plusvalenza che io calcolo in circa 370 miliardi, contabilizzata nei bilanci delle Bin e relativa alla cessione ai privati di quote azionarie di Mediobanca. Aggiungo a questo una seconda tabella, che riguarda i risultati netti del gruppo Iri fra il 1980 e il 1988; in nove anni il gruppo ha registrato perdite per oltre 20.000 miliardi di lire. Tale risultato globale tiene conto del fatto che le banche controllate hanno guadagnato negli stessi anni circa 3300 miliardi, senza dei quali le perdite delle società Iri si attesterebbero a circa 23.500 miliardi. Quello dell'Iri dunque, non sembra propriamente uno stato di salute che si possa definire eccellente. Tant'è che il Tesoro ha versato nello stesso periodo all'Ili oltre 25.000 miliardi come fondi di dotazione. Di fronte a questi dati, credo che il dottor Nobili debba evitare di assumere toni sdegnati quando si parla di minore efficienza delle imprese a partecipazione statale. Egli dovrebbe piuttosto concentrare i suoi sforzi in direzione di un risanamento che inevitabilmente deve comprendere anche la cessione ai privati delle attività che lo Stato non riesce a gestire in maniera efficace, così come è avvenuto ad esempio per imprese quali l'Alfa Romeo o la Lanerossi che, cedute a gruppi industriali privati, hanno visto rapidamente riequilibrati i loro saldi di gestione. Giorgio La Malfa segretario pri

Persone citate: Giorgio La Malfa, Mario Deaglio