«Stiamo precipitando» «Spiegatevi meglio»

«Stiamo precipitando» «Spiegatevi meglio» L'inchiesta: il comandante supplicò di lasciarlo atterrare ma non usò la «fraseologia standard» «Stiamo precipitando» «Spiegatevi meglio» Ottusità burocratica dietro la strage del jet Avianca a New York WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il Dipartimento dei Trasporti ha attribuito ieri la colpa del disastro dell'aereo dell'Avianca, avvenuto in gennaio a New York con la morte di 73 persone, alla «incomunicabilità» tra i piloti colombiani e i controllori di volo dell'aeroporto Kennedy. L'aereo, con 158 persone a bordo, precipitò in un bosco di Long Island per mancanza di carburante, dopo essere stato tenuto per aria oltre un'ora e mezzo in attesa di atterrare. Il comandante e il secondo pilota, che a causa del maltempo avevano già accumulato un ritardo di un'ora e un quarto, avvertirono invano a più riprese (in inglese) la torre di controllo di essere ormai a corto di kerosene. «I loro messaggi furono espliciti — ha dichiarato il Dipartimento dei Trasporti a proposito dei due piloti, periti entrambi nella sciagura —, ma non tanto da far capire ai controllori di volo che si trattava di un'emergenza, perché non usarono la fraseologia standard». Il Dipartimento ha svelato che questa «incomunicabilità» è cronica nel grande corridoio aereo del Nord-Est, dove si trovano alcuni degli aeroporti più affollati degli Stati Uniti, e che altri tre incidenti sono stati a malapena evitati negli ultimi mesi. Il Dipartimento ha ordinato che in futuro i piloti si attengano rigidamente alla terminologia prescritta dai regolamenti, e che i controllori di volo chiedano sempre delucidazioni, «soprattutto nell'area di New York». I piloti del Boeing dell'Avianca avrebbero dovuto parlare di «carburante al minimo» o di «emergenza carburante». I controllori di volo avrebbero dovuto «prestare più attenzione» ai loro appelli. Sul rapporto preliminare del Dipartimento — quello conclusivo ci sarà fra qualche mese — è scoppiata subito la polemica. Il rapporto va molto oltre quel¬ 10 della Federai Aviation Administration, l'Aeronautica civile americana, che scagionava la torre di controllo dell'aeroporto Kennedy (punto d'arrivo degli aerei provenienti dall'Europa, Italia inclusa) e incolpava solo i piloti. Ma non soddisfa la compagnia colombiana e in genere quelle straniere, che, ha scritto 11 New York Times, sono tenute più a lungo in attesa nei cieli newyorchesi rispetto alle compagnie Usa, specie in caso di ritardi. La sciagura del Boeing poteva essere evitata, ha osservato il New York Times, e il Dipartimento dai Trasporti ha condiviso appieno il giudizio: «Se i controllori di volo lo avessero chiesto ai piloti — ha scritto — si sarebbero accorti che l'aereo era in pericolo e l'avrebbero fatto atterrare subito». La ricostruzione dell'incidente del «Safety Board», il Consiglio sulla sicurezza dei trasporti, è agghiacciante. All'arrivo su New York, la sera del 25 gennaio scorso, i due pi¬ loti colombiani, a cui l'aeroporto Kennedy è ben noto volando da vent'anni sulla stessa rotta, ricevono l'ordine di aspettare dalla torre di controllo. Dopo circa mezz'ora, avvertono che il carburante incomincia a scarseggiare perché il viaggio è stato più turbolento e più lungo del previsto. Dopo un altro quarto d'ora, alle 20,45, allarmati, chiedono la precedenza. Alle 21,15 ottengono via libera e tentano l'atterraggio. La manovra non riesce, non è ancora chiaro se per uno sbaglio dei piloti — si sono tenuti troppo alti? —■ o se per un contrordine della torre di controllo — la pista non era del tutto sgombra? —. Alle 21,25 altro appello: «Stiamo per restare senza carburante». Un controllore di volo ribatte semplicemente «Ok». I piloti dell'Avianca aspettano qualche momento e richiamano: «Stiamo per restare senza carburante». Un altro controllore risponde: «Va bene, atterrate». Dà lo¬ ro nuove coordinate, che comportano un lungo giro su Long Island per arrivare all'aeroporto Kennedy da un'altra direzione, e chiede: «Va bene per voi e il vostro carburante?». «Crediamo di sì, grazie», rispondono i piloti. Sei minuti più tardi, il drammatico allarme: «Due motori si sono spenti, per favore dobbiamo avere la precedenza». «Va bene, precedenza» risponde il controllore. E rendendosi conto che il Boeing è a circa 25 chilometri dalla pista d'atterraggio: «Avete abbastanza carburante per farcela?». Dall'aereo dell'Avianca nessun riscontro: sta girando sul fatale bosco di Long Island per tornare indietro verso l'aeroporto, ma tutti i quattro motori sono ormai spenti. Tra pochi attimi l'apparecchio si spaccherà in tre su un declivio, e dai rottami non si leverà una sola fiamma, perché non è rimasto più un goccio di kerosene. Ennio Carette

Persone citate: Ennio Carette, Kennedy

Luoghi citati: Europa, Italia, New York, Stati Uniti, Washington