Sul governo rischio di crisi

Sul governo rischio di crisi Lungo colloquio di Forlani con Cossiga, Andreotti pronto a un vertice Sul governo rischio di crisi Immigrati e antitrust, nessun accordo ROMA. Nessuno nasconde più che il governo Andreotti è ormai un «soggetto a rischio». Ieri mattina, per tre quarti d'ora, Arnaldo Forlani ha esposto le sue forti preoccupazioni al presidente Cossiga. Introducendo la segreterìa socialista, Bettino Craxi ha parlato di «fenomeni di crisi politica profonda», mentre i suoi ministri, a cominciare da Claudio Martelli, hanno parlato di «aria di crisi». Pur ostentando una tranquillità che in una situazione simile non può non apparire tattica, Giulio Andreotti ha rilevato segni di «nervosismo» e si è impegnato a convocare un vertice entro pochi giorni, «se gli interessati saranno disponibili». Il voto sul decreto per l'immigra2Ìone, atteso per oggi alla Camera, provocherà l'annunciata dissociazione dei repubblicani, che, a sua volta, farà aumentare la tensione. Nel frattempo, l'attività di governo è paralizzata. Ieri è fallito un vertice sull'informazione. Un Consiglio di gabinetto che avrebbe dovuto discutere, tra le altre cose, del problema Enimont, è stato rinviato. Stessa sorte ha avuto una riunione del Consiglio dei ministri indetta per oggi. Vista la tempesta, Andreotti si è messo alla cappa. Il fatto nuovo di ieri è stata la decisione di Craxi di mettere un colpo in canna. Non è detto che venga sparato, ma la retrocarica è stata azionata. Il segretario del psi vede tutti in movimento e non intende essere lasciato solo a difendere il governo. «Continuando in questo modo si fa solo il danno del Paese», ha affermato. E ha aggiunto che «la situazione che si è creata è tale da destare le più grandi preoccupazioni». «Il psi — ha concluso — ha sempre seguito una linea di coerente responsabilità» e «questo stesso senso di responsabilità deve portare oggi il psi a un esame approfondito e severo della situazione po¬ litica e parlamentare». Si tratta di un ultimatum riassumibile in questi termini: o la situazione viene rapidamente riacciuffata, oppure per il psi varrà la regola «ognuno per sé e Dio per tutti». Una direzione convocata per oggi fornirà qualche chiarimento in più. Craxi ha confessato anche di nutrire qualche sospetto a proposito dell'eccessiva calma di Andreotti: perché non agisce? Non starà tentando altri giochi con la sinistra del suo partito? In realtà, intervistato ieri sera a Tribuna politica, il presidente del Consiglio non ha nascosto di voler ancora tentare un recupero di Ciriaco De Mita e dei suoi. Ma è un'intenzione spiegabile anche con il semplice desiderio di sopravvivere. Craxi comunque sospetta. Per prima cosa, entrambi — su questo c'è accordo — desiderano sgombrare il campo dal decreto sull'immigrazione e buttarsi alle spalle almeno il contenzioso con i repubblicani. Successivamente Andreotti dovrebbe tentare di risolvere le altre pendenze: droga, antitrust, Enimont... Quello sarà il suo momento della verità, collocabile, quindi, non nei prossimi due o tre giorni, ma nelle due settimane a seguire. Intanto i socialisti lasciano capire che, in caso di crisi, il primo problema che porrebbero sarebbe quello di un'esclusione del pri dal governo perché poco leale. Paolo Passarmi

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