Sparito un big della pubblicità

Sparito un big della pubblicità E' il presidente di un'agenzia in crisi, ma gli amici dicono: «Non è in fuga, tornerà» Sparito un big della pubblicità Giallo a Milano sulla sorte di Vittorio Orsini MILANO. Lo cercano disperatamente i suoi 40 dipendenti, lo cercano i suoi numerosi creditori, ma da due giorni Vittorio Orsini, 68 anni, uno dei padri della pubblicità italiana, presidente della «Odg», si è volatilizzato. Lascia debiti per almeno dieci miliardi, una delle più famose agenzie pubblicitarie sull'orlo del fallimento e il vuoto di una fuga ancora misteriosa. E' scappato all'estero con la cassa, come qualcuno sospetta? «Sono voci, solo voci» dicono i suoi collaboratori ancora incerti tra lo stupore e il rancore per questo anziano «padre padrone» che li ha abbandonati. Se i fatti confermeranno questa ipotesi, si tratterebbe del primo «crack finanziario con fuga» nel mondo della pubblicità: «Anche se non ci si stupisce più di nulla — dicono all'Assap, l'associazione delle agenzie — una cosa del genere non era mai successa». Due settimane fa, il 6 febbraio, al tavolo di un ristorante, Vittorio Orsini confida ai direttori dei vari settori che «l'agenzia va male, anzi malissimo», che il fallimento è solo questione di giorni. Il 19 convoca il consiglio di amministrazione per confermare la diagnosi, poi scompare. I libri contabili dell'agenzia dove sono finiti? «Li avrà lui» dicono alla Odg, «nessuno ha mai avuto accesso ai conti economici, nessuno ha mai saputo con esattezza il volume d'affari dell'azienda». Uno degli ultimi grandi clienti è la Rai: solo con loro Orsini ha un debito che sfiora i 4 miliardi. Accumulato come? Per conto della tv pubblica, la Odg comprava gli spazi pubblicitari sui quotidiani con i soldi che si faceva anticipare dalle banche grazie a una lettera di fidejussone firmata dai re¬ sponsabili di viale Mazzini. Risulta però che Orsini, da sei mesi, aveva smesso di pagare le concessionarie dei vari giornali: Publikompass, Rcs Corriere della Sera, Manzoni, Spe e Spi. Vittorio Orsini, massone, fratello dell'attore Umberto, era fino a ieri uno dei simboli (positivi) della pubblicità italiana. La sua agenzia, fondata nel 1968, ha ideato slogan famosi: «Chi ha naso beve Dreher», «Grappa Piave ha un cuore antico», ha creato l'omino coi baffi per le caffettiere Bialetti e le «mille lire lunghe» per i supermercati «Esselunga». «Fino alla metà degli Anni 70 è stato un innovatore, poi si è fermato — dice Gian Paolo Ceserani, storico della pubblicità, direttore del mensile specializzato "Strategia" —. Mentre le altre agenzie si legavano ai grandi partner europei e statunitensi, in una strategia di globalizzazione, lui si è ostinato a fare tutto da sé». Errore imperdonabile: i maggiori clienti lo abbandonano, ultimo la Vick International — 40 miliardi di budget da amministrare —, nell'87 cambia agenzia e con lei se ne va quasi metà del fatturato. In quell'anno la Odg ha ancora 70 dipendenti che diventano 60 nall'88 e 40 quest'anno. A Orsini restano per lo più clienti istituzionali — là Rai, l'Italstat Autostrade, il ministero della Sanità, quello dei Lavori pubblici, l'Inps, la Nuova Eri — frutte «delle sue entrature romane e di un rapporto privilegiato con la de», come racconta Matteo La Macchia, fino a tre anni fa direttore creativo della Odg, oggi proprietario della agenzia Immaction. «Me ne sono andato dopo dieci anni e non rimpiango quell'esperienza. Orsini è un uomo molto autoritario, prepotente, accentratore. Ero il numero due dell'agenzia, ma mi ha sempre tenuto all'oscuro di tutto». E i suoi contatti romani? «Si sapeva che erano con i politici democristiani, ma non ha mai rivelato chi fossero, perché diceva che era affar suo. Lui non aveva pregiudiziali verso i partiti, l'importante era acquisire clienti». Chi lo ha conosciuto bene lo descrive come un uomo che si è sollevato parecchie volte dai momenti di crisi, che ha superato con ostinazione problemi di salute e guai finanziari, inimicizie e litigi (l'anno scorso se n'è andato dall'agenzia anche il figlio Filippo). «Non è nel suo stile scomparire così» confida un amico che vuole rimanere anonimo: «Non è scappato, non è all'estero ma da qualche parte a Milano. Non tarderà a farsi vivo». PinoCorrias

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