Una Confederazione di sospetti di Vincenzo Tessandori

Una Confederazione di sospetti BERNA Davanti al ministero dell'Interno svizzero protestano i cittadini spiati da anni Una Confederazione di sospetti Chi ne ha fatto richiesta ha ricevuto il proprio dossier per posta, ma pieno di omissis Mentre la polizia indagava sui soggetti politicamente pericolosi, la criminalità si è scatenata BERNA DAL NOSTRO INVIATO L'ultima volta hanno imbrattato i muri di vernice rossa e spaccato con una sassaiola i cristalli antiproiettile. Protestavano per i diritti d'asilo, ma prima c'era stata la valanga di coloro che chiedevano di leggere le schede compilate dalla polizia. Sull'ingresso del ministero Pubblico Federale al numero 16 di Tauberstrasse, la via dei piccioni o dei colombi, come dicono con ironia, è ancora fresco il ricordo dell'ultima manifestazione. In questo palazzo di otto piani, cemento e vetro, immerso nel verde, sono conservati i dossier pazientemente messi insieme dalla polizia su 900 mila cittadini al di sotto di ogni sospetto. Gente politicamente collocabile fra il centro e la sinistra. Quando la cosa è venuta alla luce, il 22 novembre 1989, con la pubblicazione della prima edizione, in tedesco, del rapporto della Commissione parla¬ mentare d'inchiesta che aveva indagato sull'«affaire Kopp», la gente ha sentito violata la propria intimità. Perché dagli informatori si voleva sapere tutto di tutti, la rete era incredibilmente capillare e c'è già chi ha scoperto di essere stato spiato mentre spiava. Si è frugato nella vita dei parlamentari, in quella dei giornalisti, di molti studenti, di qualche uomo d'affari, di molti funzionari e impiegati. E oggi in 70 mila hanno fatto domanda per avere la propria scheda. Il ministero risponde per posta, ma quello che arriva è un documento colmo di omissis. Fra i primi a chiedere la scheda personale, il deputato socialista Werner Carobbio, di Lumino, s'è visto consegnare un profilo «molto corposo e ben censurato». Ma lui vuole sapere che cosa nascondano le righe cancellate e così ha fatto ricorso al giudice istruttore Alfred Heflinger: aspetta ancora risposta. «La sera beve volentieri una birra», è l'abitudine di Menga Danuser, di Frauenfeld, anch'esso deputato socialista, che ha attirato l'interesse del pubblico spione. Altri ancora hanno saputo che venivano registrati i loro interventi parlamentari. O le proprie telefonate. Tutto «per motivi di sicurezza». E, per motivi di sicurezza, la candidata a un impiego federale che aveva partecipato alla manifestazione nazionale autorizzata nel giorno nazionale della donna, ha scoperto di aver avuto gli occhi addosso dal 1985 all'87; Dice la sua scheda: «La femminista X ha traslocato il... da... a..., dove oggi abita in una casa bifamiliare o monofamiliare a schiera, sita in una bellissima posizione con vista panoramica. Dalla cassetta delle lettere risulta che coabita con Y. Ambedue sono sconosciuti alla polizia cantonale di... e, nel corso degli ultimi anni, non si sono fatti notare per attività dubbie dal punto di vista della polizia politica. Per contro, non si è avuta notizia che X abbia rinnegato il proprio fem¬ minismo radicale». Era lecito ficcare il naso nella privacy di una cittadina così palesemente anonima? Alla commissione d'inchiesta parlamentare, il capo del servizio ha risposto di non avere dubbi: «L'appartenenza di questa donna alle cerchie femministe radicali lasciava aperti taluni interrogativi. Si può desumere che abbia idee estremiste. Occorre vedere se si comporta in modo corretto nell'esercizio della sua funzione, se trasmette informazioni, ecc». Eppoi c'erano gli altri schedari. Quello sui militari, sugli abitanti del Giura, sui bimbi stranieri raccolti dalla Croce Rossa, sui funzionari dell'amministrazione reputati «pericolosi». Dunque innanzitutto la sicurezza. Ma con la polizia così occupata a indagare la criminalità organizzata ha compiuto un notevole salto di qualità tanto che la Svizzera è diventata uno dei crocevia della droga. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Alfred Heflinger, Kopp, Menga, Werner Carobbio

Luoghi citati: Berna, Svizzera