Gorbaciov: nessuna delega a Kohl di Enrico Singer

Gorbaciov: nessuna delega a Kohl Sulla Pravda: i tedeschi possono proporre modi e tempi, non decidere da soli Gorbaciov: nessuna delega a Kohl «Deve trattare l'unità con i Grandi e l'Europa» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sull'unificazione delle due Germanie, l'Urss non vuole concedere «deleghe». I tedeschi dell'Ovest e dell'Est «non possono decidere da soli». Hanno il diritto di costruire la loro unità, di proporne i modi e i tempi, ma devono poi trattarli con le quattro potenze che hanno vinto la guerra e con tutti gli altri Paesi europei. Michail Gorbaciov ha scelto la forma ufficiale di un'intervista alla Pravda per puntualizzare le condizioni di Mosca all'unificazione tedesca. Il capo del Cremlino ribadisce con tutti gli argomenti possibili e con tutti i toni un principiochiave: l'Urss non è disposta a mettere semplicemente la sua firma sotto un accordo al quale non ha partecipato. Mosca, insomma, rivendica un ruolo da protagonista e fissa anche una «scaletta» ideale dei passi da compiere. «L'obiettivo — dice Gorbaciov — è quello di discutere per gradi tutti gli aspetti dell'unificazione, di includere il processo all'interno del dialogo sul futuro dell'Europa e di preparare le basi per un trattato di pace con la Germania». Proprio la considerazione che «ancora non esiste un trattato di pace» offre lo spunto al capo del Cremlino per ripetere che «nessuno può annullare i diritti delle quattro potenze vincitrici» e che spetta prima di tutto a questi quattro Paesi — Urss, Usa, Inghilterra e Francia — intervenire in modo attivo nelle discussioni. «E' impensabile», per Gorbaciov, che i tedeschi possano immaginare di «stabilire da soli i termini di un processo e di lasciare agli altri il compito di ratificarli». E questo, dice il capo del Cremlino, è stato spiegato sia a Helmut Kohl che a Hans Modrow quando sono venuti a Mosca. Ma se Gorbaciov sente adesso il bisogno di ripeterlo è perché ha la netta impressione che la sua «luce verde» all'unificazione è stata interpretata in modo semplicistico. E, soprat- tutto da parte di Bonn, sottovalutando le condizioni sovietiche. In primo luogo la neutralità di una futura Germania unita. Nell'intervista alla Pravda, Michail Gorbaciov ripercorre tutta la storia delle tante «proposte sovietiche sulla questione tedesca» per ricordare che sempre, alla base dell'unificazione, c'era la condizione della neutralità del nuovo Stato. Anche adesso per Gorbaciov questo problema resta. «La sicurezza di tutti i Paesi dell'Europa deve essere preservata», non ci può essere una unificazione che «stravolga l'equilibrio strategico». Una Germania unita, secondo il capo del Cremlino, potrà esistere quando «sarà stato concordato un nuovo sistema di sicurezza in Europa», quando i patti militari saranno trasformati. Ma fino a che l'equilibrio strategico-militare tra la Nato e il Patto di Varsavia «sarà un elemento di stabilità», la marcia dell'unificazione tedesca «dovrà tenerne conio». La formula di Gorbaciov è, da una parte, più flessibile perché non esige la neutralità come condizione a priori. Ma è, anche, più complessa da realizzare perché presuppone un nuovo equilibrio tra Est e Ovest ancora tutto da costruire. Per arrivare ad un simile obiettivo, Gorbaciov rilancia anche la necessità di una conferenza pan-europea allargata a Stati Uniti e Canada. Non basta discutere il problema tedesco a sei (le due Germanie più le quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale), dice Gorbaciov. Anche gli «altri Paesi hanno i loro diritti». Anzi, l'Urss non se la sente di escluderli dal momento delle decisioni. Come non è pensabile che i due Stati tedeschi presentino alle quattro potenze «un patto da approvare», così «non sarebbe giusto» che una conferenza a sei prendesse tutte le decisioni da presentare semplicemente agli altri europei. Enrico Singer Il primo comizio ai conservatori Ddr del cancelliere tedesco-occidentale Kohl