ALLUSIVISSIMAMENTE TRAVAGLIATISSIMO

ALLUSIVISSIMAMENTE TRAVAGLIATISSIMO ALLUSIVISSIMAMENTE TRAVAGLIATISSIMO Giochi con le parole composte solo di sigle "Wp*K IT0RN1AM0 sul si- ■n glese. Chiamo «sigle- H se», qui, quella lin- 1 W gua che mutua sintassi e semantica da ; quell'altra lingua che Hi tutti quanti abbiamo I mutuato dalla mam- I 9 Jma' e clae e l'italiano. JH- L'italiano è la lingua del paese in cui il sì suona. In siglese SI vuole significare Siena. In politichese SI ha significato, l'altro ieri, repubblicani (vs monarchici); ieri fanfaniani [vs divorzisti); oggi occhettiani (vs ingraiani). In «musichese» SI significa «la settima nota», e in «anglo-musichese» SI si dice B. Parlare di Siena mi piace, perché un amico senese mi ha spiegato che non bisogna mai chiedere a un toscano da qual città proviene, di preciso: perché se è di Siena te l'ha già detto lui fin dall'inizio, e se non è di Siena si vergogna. Ma il siglese non conosce campanilismi, neanche se simpatici. Il siglese oppone a Siena una città piemontese, Novara: SI e NO. Che altro troviamo nell'elenco delle sigle automobilistiche delle province italiane? Troviamo solo tre note musicali su sette: Reggio Emilia, Milano e ancora Siena. Assieme formano un accordo di settima (equivoco tra modo maggiore e modo minore: va bene per il blues). Dal punto di vista antropologico, il siglese è patriarcale: c'è PA (pa': Palermo), non c'è MA (ma'). Non essendoci MA (mah), l'unica alternativa a SI e NO è BO (boh: Bologna), o eventualmente BA (bah, Bari), che è però meno usato. Gorizia è la traduzione inglese dell'imperativo Varese (GO = VA), mentre la dialettica interpersonale è assicurata da Messina (ME) e Teramo (TE). Da qualche tempo, seguendo le dotte indicazioni di un grande siglista come Carmelo Filocamo, stiamo unendo le semplici sigle a trovare parole le più lunghe possibili, frasi e cos'altro. Filocamo ha anche ricostruito in siglese un proverbio: «cosa rara, cosa cara». E' un bel proverbio. Sulla scia di Filocamo altri si sono già messi in caccia, innanzitutto, della parola più lunga in siglese. Non sono belle parole, purtroppo. Filocamo dice riaggrappatovisi (otto sigle), ritelefonaronomeli (nove sigle) e ritrattenutoveceli (nove sigle). Marco Morello (Castiglione, TO) azzarda allusivissimamente (nove sigle), facendo ricorso però all'Aeronautica Militare (AM). Noi ci stiamo invece limitando alle sigle automobilistiche italiane: attendiamo con ansia la definitiva nomina delle nuove province, che i giornali di venerdì 9 febbraio 1990 elencavano, con qualche dubbio residuo: sarebbero Biella, Verbania, Lecco, Lodi, Rimini, Prato e Crotone. Insomma: usando l'unico escamotage del superlativo, la parola più lunga è quella di Roberto Morraglia (Sanremo, IM): travagliatissimo (otto sigle). Usando ogni sorta di escamotages Raffaele Massacesi (Pesaro) sfida l'ignoto con un risoprannominatemeli (dieci sigle) parola che non avrei mai pensato di sentire o leggere, in vita mia. Volevo infliggervi un compito a casa: immaginare una situazione locutoria passabilmente normale in cui una persona passabilmente normale abbia qualche ragione di pronunciare risoprannominatemeli. Ho visto su Millelibrì però che il più recente Nobel per la letteratura, Camillo José Cela, ha dichiarato: «Ogni romanzo al quale viene posto un soprannome: "del mistero", "nero", "sociale", è quasi sempre un cattivo romanzo». E più non comandar. Risoprannomi¬ nateglieli tutti, i romanzi, a Cela. Ma più che la ricerca lessicale, il siglese sembra consentire una ricerca fraseologica. Filocamo trova l'oraziano Non omnis moriar, e passa ai nomi e cognomi: Enrico Coveri, Franco Baresi, R. Altissimo, Anna Balena. Di Filocamo ci sono anche degli «anagrami», tutti in siglese. Ce n'è uno molto carino: «oratrice retorica», uno triplo: «altare: altera realtà»; uno classico: «attore: teatro»; uno vegetariano: «alimento: limonate». In un suo epigramma dedicato ad Alberto Arbasino, Filocamo gli dà del <qjetrarchista banale», del «primattore coltissimo, vate capitolino», del (papavero felice al clima tropicale». Per mia sua poesia intitolata Arcano Roberto Morraglia dice «vitree», usando la sigla degli Escursionisti Esteri. L'avrei anche passata, ma la poesia è nell'insieme un po' troppo nonsense. Bello l'ultimo verso: «avalli