Quando la first-lady si chiamava castellana (e faceva la storia)

Quando la first-lady si chiamava castellana (e faceva la storia) Quando la first-lady si chiamava castellana (e faceva la storia) «Donne di denari»: un libro sulla condizione femminile dal Medioevo ai giorni nostri L A prima first-lady della storia è l'Imperatrice Teodora: certo più ieratica che coquette, ma anche lei amante del lusso e dei gioielli, come tutte le first-ladies che si rispettino. Teodora, dunque, aveva il compito di sovrintendere all'etichetta di corte, al fasto scenografico dei ricevimenti ed era abilissima nel tenere il filo sottile delle alleanze. Ma anche abbastanza scaltra da saper usare il grande ascendente che aveva sul marito Giustiniano per battersi a favore dei diritti delle donne: e lo fece sempre con estrema intelligenza, cercando di far capire loro che la dignità femminile passa anzitutto attraverso l'indipendenza economica. E questo, ben quindici secoli fa. Le first-ladies abbondano anche durante il feudalesimo, quando conti e baroni affidano il feudo, con fiducia e forse con un certo sollievo, nelle mani della moglie per dedicarsi al passatem¬ po dell'epoca: le crociate. E le feudatarie si mostrano all'altezza del loro compito, superando spesso le aspettative. Queste emancipatissime signore, che sotto l'aspetto angelico nascondono un'anima in fil di ferro, riescono a occuparsi non solo del management del castello, ma anche a combattere, viaggiare, partorire, amministrare la giustizia e organizzare ricevimenti. Sono le Donne di denari come le ha battezzate Luisa Minarelli al suo primo libro (ed. Olivares) in. cui riporta alla luce uno straordinario passato di emancipazione femminile che contraddistinse proprio quell'epoca solitamente considerata buia e oscurantista: il Medio Evo. Un'emancipazione diversa da quella di oggi perché meno studiata, meno calcolata, dovuta magari più al talentacelo personale che non ad una seria preparazione: è certo comunque che le donne vissero un'epoca particolarmente felice tra il VI e iL XVI secolo, quando poterono affrontare qualsiasi mestiere venendo considerate alla stessa stregua degli uomini. La Minarelli confessa di aver scritto il libro quasi su ordinazione: nel senso che l'idea iniziale è nata da una sorta di complicità femminile tra lei e la Olivares e dal desiderio di scoprire la ragione per cui in secoli così lontani le donne potessero avere tanto peso economico. E si vede che questo tipo di curiosità era nell'aria se contemporaneamente al suo sono usciti altri due libri dello stesso genere, Medioevo al femminile di autori vari (ed. Laterza) e Perdute nella storia di Armanda Guiducci (ed. Sansoni). «Per quanto mi riguarda ho cercato soprattutto di mettere in luce storie di donne cornimi», dice la Minarelli, la quale con pazienza certosina ha lavorato un anno e mezzo a spulciare negli archivi, ripescare documenti, liste di acquisti, lettere, annotazio¬ ni che potessero servire in qualche modo a far uscire dall'anonimato donne quasi sempre ignorate dalla storia e che pure, sino al 1300, hanno tenuto in mano le redini di una buona metà dell'economia europea: badesse, feudatarie, principesse; ma anche coIone, monache miniatrici, assistenti sociali; e poi donne armatóri, finanziere, cambiavalute, costruttrici, donne pinate; quindi, le mercantesse tedesche, le feudatarie inglesi, le abilissime nobildonne fiorentine. Insomma, una sorta di cavalcata attraverso i secoli e le donne che in questi secoli si distinsero per il modo abile in cui seppero destreggiarsi nel condurre la propria attività, passando alla storia magari soltanto per il libro dei conti. Il tutto in uno stile molto piacevole con notizie curiose e divertenti appuntate qua e là, come fiori all'occhiello della storia. Per esempio: le badesse, allora molto potenti e di stirpe princi¬ pesca, facevano il loro ingresso nei conventi portando con sé doti astronomiche, nonché stuoli di dame di compagnia eleganti e frivolissime. Con loro, i chiostri silenziosi si animarono di pettegolezzi, vanità, invidie, popolandosi dei più straordinari animali domestici: pappagalli, canarini, soriani, pechinesi che ogni nuova Sposa del Signore portava con sé. I quali sembra partecipassero festosamente a pellegrinaggi e funzioni con tali cinguettìi, miagolii e latrati da spingere William di Wikeham a scrivere all'abbazia di Romsey: «Alcune monache si portano in chiesa uccelli, conigli, cani e altre frivolezze, cui dedicano maggior attenzione che alle pratiche religiose con grave pericolo delle loro anime...». Ma non era la vita spensierata che potrebbe sembrare: le donne s'impegnavano duramente su tutti i fronti, combattevano le loro battaglie negli avamposti e in trincea, da un lato le nobili, dal¬ l'altro le popolane, unite nello sforzo di non lasciarsi sfuggire privilegi conquistati. Nella Francia di Luigi IX, la Parigi del '200 vede il grande sviluppo dell'artigianato: molte donne affiancano il marito nella conduzione della bottega o la gestiscono in proprio. Le ragazze del popolo sposando un artigiano possono entrare a far parte dell'aristocrazia del lavoro: e il bottegaio rappresenta il Principe Azzurro dell'epoca. Nella Venezia del '300 ecco Cristina de Pisan, autrice e in un certo senso editrice in proprio di libri sui problemi femminili: la prima scrittrice che abbia cercato di creare un movimento di opinione in favore della donna. Non solo, ma certamente la prima donna che sia riuscita a mantenersi agiatamente coi proprio lavoro di scrittrice. Fu anche la prima a cogliere nell'aria i segnali che qualcosa stava mutando nel destino delle donne. E in peggio. Alla fine del '400 la situazione femminile comincia a deteriorarsi anche se è l'epoca delle grandi regine (Isabella di Castiglia ed Elisabetta Tudor): le donne vengono allontanate dal lavoro e si rilancia l'aborrita immagine di angelo del focolare. Con la Rivoluzione francese cadono gli ultimi diritti femminili ed è una scrittrice d'origine popolana, Olimpia de Gouges, a sottolineare come la Dichiarazione-dei diritti dell'uomo si sia completamente dimenticata delle donne. La poverina cerca di ristabilire la parità con una controdichiarazione sui Diritti della donna in 17 articoli. Finirà la sua breve ed onorevole carriera sul patibolo. Con Rousseau e il Codice Napoleonico, i diritti civili ed economici femminili toccano il livello più basso. Passerà oltre un secolo e ri vorranno molte lotte perché la donna possa risollevare il capo e far di nuovo parlare di sé. Donata Gianerì

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