Invalidi, 10 anni per avere una legge

Invalidi, 10 anni per avere una legge Invalidi, 10 anni per avere una legge E così la Regione non dà i contributi che riceve dallo Stato TORINO. Dieci anni d'attesa. Un anno e mezzo di incontri rassicuranti e adesso, con le elezioni imminenti, il fine legislatura che può cancellare tutti gli sforzi. A suonare il campanello d'allarme sono gli invalidi e mutilati del lavoro in continua lotta con la Regione per veder convalidati diritti che a livello statale sono assodati. Per loro il pasticcio nasce nel 197S quando l'Annui da ente a personalità giuridica di diritto pubblico diventa ente morale e le prestazioni sanitarie da esso erogate passano per competenza alle Regioni, o meglio passano ai Comuni in attesa di una legge regionale che regoli tutta la materia. Ed ecco i guai: la Regione Piemonte non ha provveduto à fare la legge, ma ha destinato questi fondi al finankiamento della legge 20/82 per raésistenza. Il risultato è un bistìccio idi competenze del quale fanno le spese gli invalidi. I punti focali riguardano gli assegni di «incollocamento», ovvero il sussidio per i disoccupati involontari con meno di 55 anni e un'invalidità non inferiore al 34 per cento; i sussidi per l'adattamento dell'automezzo per i grandi invalidi del lavoro; soggiorni e cure climatiche; contributi scolastici per studenti invalidi; assistenza ai grandi invalidi del lavoro non vedenti. Tutte prestazioni riconosciute dallo Stato e che però da 10 anni gli invalidi piemontesi non percepiscono più. Perché? Solo perché, in mancanza di una normativa completa, nessuno sa quale sia l'assessorato competente. Alcuni esempi: il sussidio per l'addattamento automezzo è materia previdenziale o assistenziale? Le cure termali sono della Sanità; e il soggiorno? Le spese scolastiche toccano all'assistenza o all'istruzione? «I fondi ci sono — puntualizza Pasquale Greco, presidente regionale dell'Anmil-Piemonte —. L'Inail versa al ministero degli Interni e a quello del Tesoro (che a loro volta li trasferiscono agli Enti Locali) l'l% dei premi assicurativi incassati dall'Ente». Un altro punto scottante, che sta a cuore dell'Associazione perché penalizza gli invalidi, è quello, annoso, della rendita calcolata in aggiunta del reddito. In materia esistono circolari dei ministeri della Sanità, delle Finanze, degli Interni, del presidente della giunta regionale, nonché una sentenza della Corte Costituzionale, eppure in Piemonte questo concetto viene costantemente violato. Ciò fa sì che un grande invalido — quindi con una rendita massima di 1.800.000 mila lire al mese — si veda aumentare il proprio reddito in tal misura da essere escluso dai privilegi previsti dalla legge in materia di edi¬ lizia popolare e cioè assegnazione alloggi e affitti. Marche, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Sicilia si sono già da tempo mosse in tal senso, hanno fatto la legge quadro prevista e hanno così tutelato le categorie più deboli. In Piemonte tutto è ancora per aria. Continua Greco: «A livello personale tutti si dicono pronti a mettere la parola fine a questo "pasticciaccio", ma poi manca la volontà politica». E' per questo che l'Anmil ha spedito una lettera di sollecito. «Ora — dice Greco — il presidente della giunta, Beltrami, e l'assessore Brizio ci hanno fatto sapere di voler fissare per i prossimi giorni un colloquio. Ci è anche stato detto che in giunta la delibera c'è. Basta che sia approvata. Se fanno in fretta il "sì" arriverà prima che scada la legislatura. Altrimenti...». Tiziana Longo X