Quel complotto per la pace

Quel complotto per la pace A10 anni dalla morte si rivaluta il ruolo di mons. Francesco Lardone nei rapporti con la Russia Quel complotto per la pace Un piemontese mediò fra Vaticano e Mosca CUNEO DiW. NOSTRO INVIATO Il primo dialogo tra la Santa Sede é Mosca passa anche qui, da un piccolo paese della campagna cuneese dove è nato monsignor Francesco Lardone. E Moretta ora, a dieci anni dalla sua morte, lo ricorda, riscopre cosa ha fatto: ieri gli ha dedicato la piazza accanto alla casa natale, ha invitato per l'occasione monsignor Loris Capovilla, ex segretario di Papa Giovanni XXIII, monsignor Francesco Marchisano, monsignor Gianfranco Piovano della segreteria di Stato e il giornalista Domenico Del Rio, uno dei primi a fare luce su quanto era successo in quegli anni di «guerra fredda». Una festa con fanfara e bandiere, gonfaloni e applausi, soprattutto un'occasione per ripercorrere la storia dei rapporti tra l'Unione Sovietica e il Vaticano. Lentamente si è tracciato il quadro di una situazione dai mille volti, complessa. Bisogna fare un salto indietro nel tempo. Sono gli Anni 60, l'inizio del dialogo con i Paesi socialisti ruota intorno al nome di Francesco Lardone: ordinato sacerdote dal cardinale Richelmy, dopo aver insegnato all'Università cattolica di Washington, viene nominato nunzio apostolico prima ad Haiti, poi a Santo Domingo e in Perù, infine inviato in Turchia. E' qui la prima svolta: ad Ankara incomincia ad avere stretti rapporti diplomatici con l'allora ambasciatore sovietico Nikita Rijov (che poi verrà spostato a Roma). Non c'è nulla di ufficiale, ma un proficuo rispetto reciproco. Papa Giovanni lo sa e approva. Anzi, incoraggia: in quel momento è l'unico nunzio ad avere qualche contatto con gli uomini di oltrecortina. Bisogna continuare su questa strada, non sciupare l'occasione. La sua delicata opera prosegue. E' sempre informale, diventa più incisiva. Lo conferma in particolare monsignor Loris Capovilla, allora segretario papale. Racconta che il pontefice risponde alle sue lettere con la medesima tempestività usata per quelle che arrivano dalla famiglia Roncalli, non c'è sosta in quel sottile disegno diplomatico che si sta delineando. Ma non manca lo scetticismo all'interno della Santa Sede: a capo del Cremlino c'è Kruscev, le tensioni sono ancora parecchie, troppe per essere ottimisti. A molti non è bastato il fatto che abbia inviato gli auguri per l'ottantaseiesimo compleanno del papa. Il progetto del pontefice sembra irrealizzabile. Intanto, il concilio Vaticano II si avvicina e Lardone in un suo memoriale parla «degli accordi con Rjiov per chiedere a Kruscev i lasciapassare necessari ai vescovi cattolici dell'Unione Sovietica». E' questa l'unica strada per fare in modo che possano partecipare ai lavori del concilio. La risposta dal Cremlino arriva poco dopo: è positiva, dà anche gli effetti sperati perché garantisce in pratica la disponibilità di tutti i governi dell'Est. Ad Ankara Lardone nei suoi contatti con gli altri ambasciatori trova infatti piena disponibilità. Ha sempre l'aiuto di Rjiov, ma soprattutto può presentare il parere favorevole dell'Unione Sovietica. Il compito affidatogli da papa Giovanni viene portato a termine in meno tempo di quanto si potesse immaginare. Si scopre che sono i primi passi della Ostpolitik vaticana, l'inizio del lungo cammino continuato poi da Agostino Casaroli. Monsignor Lardone conserva comunque tutti i documenti di quegli anni, le lettere ricevute dal papa. Si è ormai ritirato dalla vita diplomatica quando consegna ogni cosa a monsignor Francesco Marchisano che oggi racconta: «Non sapevo cosa fare, erano documenti troppo importanti. Un pezzo di storia indispensabile per comprendere che cosa succedeva allora e co- me si è potuti arrivati agli storici avvenimenti di oggi. Gli ho semplicemente consigliato di metterli a disposizione dell'Archivio segreto del Vaticano e di fare una breve nota introduttiva». Tutto ora è stato consegnato all'ex segretario di papa Giovanni. In quella relazione riassuntiva lunga una decina di fogli dattiloscritti si spiega che cosa è successo, soprattutto si chiarisce il perché Lardone abbia potuto intraprendere un cammino del genere nonostante i rapporti tra Est e Ovest fossero allora così complessi da "sconsigliare" a qualsiasi rappresentante della Santa Sede di aver contatti con i rappresentanti diplomatici dei Paesi socialisti. Paolo Negro Papa Giovanni XXIII e Nikita Kruscev: la ricerca della pace nel mondo ha trovato in loro due sostenitori convinti Monsignor Francesco Lardone ricordato ieri a Moretta dove era nato