Per tetto una Simca rossa, e il box è bazar

Per tetto una Simca rossa, e il box è bazar Rivalta protesta contro i nordafricani che dormono in auto, sullo spiazzo di via Trieste, e hanno in paese i magazzini Per tetto una Simca rossa, e il box è bazar Ma nel lavoro sono molto ben organizzati: col radiotelefono Spunta la luce del giorno sullo spiazzo di via Trieste ingombro d'auto, a Tetti Francesi. Su una vecchia Simca rossa, una mano pulisce il parabrezza dall'interno. Cinque uomini scendono, intabarrati nelle coperte. Da un furgone bianco ne scendono altri, altri ancora dalle auto vicine. Qualcuno attraversa la strada e si ferma armeggiando, faccia ai campi. «Cattivi non sono. Poi, se protesti si profondono in mille inchini, e l'indomani sono ancora lì a innaffiare l'erba» dice un passante. A Tetti Francesi la gente non ne può più. Non solo per l'affollamento dei nordafricani. C'è anche il via vai di automezzi con targhe d'ogni genere che al mattino presto e di notte caricano e scaricano merci nei box diventati bazar. Qualcosa è cambiato in peggio, nella frazione di Rivalta, dopo la polemica di sei mesi fa tra il sindaco, un sedicente funzionario del consolato marocchino di Milano e Bruno Bassino, proprietario dello stabile adibito a pensione per extraco¬ munitari. Su Bassino pende una denuncia per esercizio abusivo della professione di affittacamere, il 17 febbraio se ne parlerà in tribunale. Alle solite proteste, adesso, gli abitanti di via Trieste aggiungono denunce su traffici che avrebbero come fulcro la comunità d'immigrati e come ufficio di rappresentanza un bar della zona frequentato solo da marocchini. Il paese si lamenta: «Se gli arabi vogliono essere considerati cittadini italiani, devono capire che questo non è un souk. La nostra amministrazione deve pretendere da loro lo stesso rispetto della legge che pretende da noi. Qualcuno si è mai interessato veramente di che cosa vivono?». A Rivalta la situazione dei maghrebini è sotto gli occhi di tutti. Molti del giro di via Trieste passano la notte in macchina o nei garage, dove sfuggono al freddo sepolti sotto la merce che al mattino dovranno vendere per le strade. Un'altra parte si ammassa negli alloggi, anche lì spesso all'addiaccio. In¬ torno ai magazzini sotterranei, che smistano ogni mattina tappeti, indumenti, lenzuola e coperte per la vendita «al dettaglio», e che ogni mese accolgono uno o due Tir di forniture, ruotano almeno 150 nordafricani. Sul lavoro sono ben organizzati. Dalle testimonianze raccolte tra la gente del luogo, i «ras» sarebbero due, chiamati «Azlan» e «Bouazan». Mantengono la residenza a Rivalta, ma vivono altrove (uno a Villar Perosa, dove ha sposato un'italiana) e girano su macchine vistose. Per i prodotti si servirebbero in Francia, in Spagna o in Marocco, ma soprattutto da aziende italiane, di Bergamo, Bari, Napoli (San Giuseppe Vesuviano). Sotto di loro, ci sono i «quadri», tre o quattro, che sovrintendono alle operazioni in collegamento tra loro col radiotelefono. La rete di vendita sono gli ambulanti, distinti tra chi ha il furgone nuovo e un posto dentro lo stabile e chi deve arrangiarsi: poveracci e sfruttati, per la maggior parte. Ma muovono un mercato florido, che avrebbe anche riflessi positivi sull'economia locale, non fosse per i fastidi che crea. «Resta comunque il fatto che tutto quanto viene caricato sulle auto ogni mattina, dovunque ci sia un millimetro di spazio, è chiaramente illegale. Ma lo Stato non si fa vedere», ripetono i rivaltesi. Perché? «Ce lo chiediamo anche noi. In Comune i nomi li hanno e con 15 nominativi per ogni alloggio, ci sarebbero tutti gli estremi per intervenire». Ma il sindaco Guglielmo Naldini (pei) declina ogni responsabilità estranea ai suoi compiti, che definisce esclusivamente sanitari e anagrafici: «Controlli ne facciamo regolarmente, con vigili e Usi. Qualsiasi altro intervento sarebbe illegittimo. Non possiamo certo svolgere indagini, ma solo avvisare forza pubblica e magistratura: le due denunce contro il proprietario dello stabile dimostrano che l'abbiamo fatto. Per il resto, anche il prefetto è al corrente delle nostre preoccupazioni». Maurizio Menicucci Dopo la notte passata in macchina, incomincia il lavoro di ambulanti in strada

Persone citate: Bruno Bassino, Guglielmo Naldini, Maurizio Menicucci, Tetti Francesi