Il giorno felice di Cesare Casella di Fab. Ver.
Il giorno felice di Cesare Casella In tribuna ad applaudire il «suo» Milan Il giorno felice di Cesare Casella MILANO DAL NOSTRO INVIATO Cesare Casella porta fortuna al Milan. Il ragazzo di Pavia, rimasto per 743 giorni nelle mani dei rapitori, non vedeva una partita della sua squadra del cuore dal 3 gennaio 1988. Anche in quella occasione avversario del Milan era il Napoli ed anche quella volta i rossoneri trionfarono: quattro gol allora, tre gol ieri. Seduto in tribuna in mezzo ai fratelli Berlusconi, la sciarpa del Napoli al collo per manifestare la sua simpatia alla tifoseria partenopea che domenica scorsa ha scandito il suo nome allo stadio, Cesare è apparso felice, ma frastornato da tante attenzioni. A colpirlo è stata soprattutto la folla: «Uno spettacolo che toglie il respiro. Mi appare tutto così bello che stento a crederci» ha ammesso. Per ripararsi dal freddo indossava il solito giaccone dei carabinieri, il primo indumento ricevuto dopo la liberazione. Ha spiegato: «Lo porto in segno di riconoscenza. Se non era per loro adesso sarei ancora in Aspromonte». A fine partita ha firmato decine di autografi, ha ricevuto e restituito più baci di un divo della canzone. Ad alcune ragazze ha confessato: «Resterei per sempre con voi, ma sono qui per il mio Milan ed ora voglio scendere negli spogliatoi per salutare e ringraziare i giocatori per la grande felicità che mi hanno regalato». Così è sfuggito alla morsa delle ammiratrici in compagnia di Alberto Minervini, un napoletano che nel 1988 è rimasto trentatré giorni sull'Aspromonte nelle mani dei sequestratori prima di riuscire a liberarsi da solo, salito a Milano proprio per incontrare Cesare e per assistere con lui al supermatch del campionato. La normalità per il giovane Cesare è anche il tuffo nel frastuono del tifo rossonero, l'abbraccio della gente amica che per lui ha trepidato a lungo e poi gioito quando l'ostaggio è tornato dai suoi. [fab. ver.]
Persone citate: Alberto Minervini, Berlusconi, Cesare Casella
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