Blocco rossonero? Meglio di no di B. P.

Blocco rossonero? Meglio di no Blocco rossonero? Meglio di no In azzurro il modulo Sacchi non funzionerebbe ROTTERDAM DAL NOSTRO INVIATO Milan vuol dire zona, blocco, Sacchi, Berlusconi e altro ancora, ma almeno una delle discussioni che provoca — nazionale a mosaico oppure bloccata su una squadra di club — può essere valutata sulle esperienze passate. La pressione milanista su Vicini è dovuta alla potenza societaria, altrimenti avrebbero potuto condurre la stessa battaglia Ferlaino o Pellegrini: in fin dei conti anche loro negli ultimi anni hanno vinto lo scudetto come il Milan, e il Napoli anche una coppa come i rossoneri. Certo, sul tappeto il club milanista mette le vittorie di Barcellona e di Tokyo. La storia del calcio italiano offre alcuni esempi di trapianti in azzurro. Il Torino 1947 diede a Pozzo dieci dei suoi per battere l'Ungheria al Comunale, solo Bacigalupo restò fuori, brucia¬ to dal bianconero Sentimenti IV. E la Juventus 1978 offrì nove giocatori a Bearzot per affrontare l'Austria nel Mundial argentino. Erano otto all'inizio, poi si infortunò Bellugi e Cuccureddu si unì a Zoff Gentile Cabrini Benetti Scirea Causio Tardelli e Bettega. Ci fu anche una vampata viola, sette fiorentini per battere la Jugoslavia, e un altro blocco promosso da Helenio Herrera pescando nella sua Inter, quando guidava la nazionale del dopo-Fabbri in coppia con Ferruccio Valcareggi. Un duo senza domani. E senza domani furono anche i blocchi di Fiorentina ed Inter (Burgnich ricorda: «Un esperimento e basta»). Hanno funzionato in azzurro, insomma, soltanto quelli di Torino e Juventus. Perché erano collaudati da una serie di scudetti, avevano alle spalle un'esperienza lunga. Il Milan di Sacchi per ora ha senza dubbio la patente di mi¬ glior squadra spettacolo d'Europa, ma vinca anche questo scudetto e trovi una inquadratura più stabile (non le conviene, con i ritmi di oggi) per diventare la nazionale. Ci sembrerebbe più valido il discorso sulla zona, se anche la Juve (di Maifredi?) la applicherà. Una nuova tendenza tattica comune a più club può davvero giovare al calcio azzurro. Se tutti i rossoneri fossero in salute domani a Rotterdam vedremmo Baresi Donadoni Ancelotti e Maldini contro Gullit Rijkaard e Van Basten. Una squadra spaccata in due. Il Milan è quello italo-olandese, e sino a quando (cioè mai) Andreotti non vincerà la sua battaglia sui «nazionali» d'Europa, ognuno giocherà per la sua bandiera. Vicini, toccato sul vivo, è andato giù pesante ricordando: «Questo Milan senza Van Basten era a metà classifica o quasi». Duro il giudizio, ma un fon¬ do di verità esiste. La nazionale non è squadra di un anno, di un gennaio di fuoco, con tutti i meriti e gli applausi che toccano al Milan. Berlusconi può vincere anche questa battaglia, ma sia paziente. Eviterà di correre rischi. I blocchi di Torino e Juventus sono stati frutti di epoche senza stranieri, situazione importantissima da non scordare. Al momento, e non a caso, l'unico blocco in nazionale è quello della Dinamo Kiev, all'interno di un calcio totalmente autarchico. Persino la Spagna che ha solo due squadre di alto livello, Real Madrid e Barcellona, non compone la nazionale con due blocchi. L'idea del Milan è supportata dalla comprensibile voglia di una nuova avventura, ma la società rossonera non abbia fretta. Ci sono state partite, quest'anno, nelle quali non riusciva a segnare neppure con Van Basten in campo. [b. p.]