Polemica sul riscatto bloccato di Enzo Laganà

Polemica sul riscatto bloccato Polemica sul riscatto bloccato Adesso la famiglia Medici teme per l'ostaggio REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' calata una cortina di silenzio sulla vicenda che ha visto dare prima applicazione alla legge anti-sequestri e alla «linea dura» da questa scelta. La procura della Repubblica di Locri vuol mantenere il più assoluto riserbo, e la famiglia del dottor Vincenzo Medici dal canto suo non parla. Da una parte e dall'altra poco o nulla così trapela sulle modalità del sequestro di un miliardo in contanti avvenuto venerdì mattina nella sede della Banca del Lavoro di via Vittorio Veneto a Roma e che doveva servire per ottenere la liberazione del florovivaista sequestrato il 21 dicembre scorso in una delle sue tenute a Bianco, 20 chilometri da Locri. Il dottor Rocco Lombardo che dirige la procura di Locri e che ha disposto il sequestro non vuole aprire bocca, ma non nasconde il suo disappunto per le molte notizie errate che sono state pubblicate in questi giorni e che «non contribuiscono allo svolgimento delle indagini sul sequestro». Avrebbero forse voglia di parlare invece Giovanna Ielasi, moglie del rapito, Filippo Medici il fratello del sequestrato che vive a Bianco insieme al florovivaista, e più di tutti l'altro fratello, l'avvocato Giulio, che a Roma aveva condotto le trattative con l'istituto di credito per ottenere il miliardo in contanti. Tutti e tre i congiunti del dottor Medici però rinviano al loro legale, l'avvocato Vincenzo Muscoli. Ma anche questi è di pochissime parole. Si limita infatti a dire: «Tra otto giorni forse potrò parlare. Dopo quel che è avvenuto e è troppo presto per intervenire. Aspettiamo prima che si verifichi qualche novità interessante». Il legale svela però un particolare importante della vicenda: il decreto del dottor Lombardo che ha disposto il sequestro del miliardo porta la data di giovedì 15, cioè il giorno precedente il ritiro della somma da parte dell'avvocato Giulio Medici e l'intervento dei carabinieri della compagnia «Celio» che hanno bloccato l'operazione bancaria. Il particolare è essenziale perché sta a dimostrare che gli inquirenti di Locri erano venuti in qualche modo a conoscenza dell'iniziativa dei familiari del rapito per procurarsi un'ingente somma liquida. Chi li abbia messi al corrente dell'operazione bancaria («una sorta di fiscal-drug tra parenti ed amici», l'ha definita l'avvocato Muscoli) non si sa bene, ma potrebbe essere stata la stessa direzione della banca di fronte alla consistenza della somma trattata e per di più da clienti venuti da «fuori piazza». Questo lascerebbe intendere che i familiari del rapito, per non essere scoperti, avevano preferito rivolgersi ad un istituto lontano dalla loro zona di residenza. Ma farebbe pensare anche che gli istituti di credito, oltre alle ultime disposizioni riguardanti operazioni superiori ai 15 milioni, si debbano ora attenere a rigide e segrete disposizioni del ministero dell'Interno anche in linea con quanto dispone il disegno di legge varato dal Consiglio dei ministri anche se la normativa non è ancora in vigore. Il provvedimento del dottor Lombardo poi avrebbe individuato nel miliardo un «corpo di reato» in quanto la somma sarebbe stata finalizzata al pagamento del riscatto. Su questa specificazione la famiglia Medici ed il suo legale — a quanto si è capito •— non sarebbero per nulla d'accordo. A Roma, a loro detta, non si sarebbe dovuta svolgere alcuna consegna del miliardo ad un emissario dei sequestratori anche perché questi, dopo l'unico contatto telefonico avvenuto nella prima decade di gennaio (peraltro, a quanto pare, intercettato dagli inquirenti), non si sarebbero più fatti vivi dando tempo ai familiari del rapito di reperire la somma richiesta. E la famiglia del florovivaista — in considerazione anche dell'età del sequestrato (64 anni) e delle sue condizioni di salute (sofferente di cuore) — sperava, in caso di nuovo contatto, di poter stringere al massimo i tempi del rilascio offrendo la somma già in suo possesso. Questa tesi, molto probabilmente, sarà sostenuta nel ricorso avverso al decreto di sequestro del miliardo che attualmente si trova depositato nella stessa Banca del Lavoro di Roma. Per questo motivo forse il legale della famiglia ha preso tempo fino a lunedì prossimo prima di parlare. E' chiaro però che, indipendentemente dai risvolti giudiziari del provvedimento della procura di Locri, la liberazione dell'ostaggio si allontana di parecchio nel tempo. E i due anni e passa di prigionia di Cesare Casella e di Carlo Celadon stanno a dimostrare che l'anonima non ha fretta. Enzo Laganà Vincenzo Medici

Persone citate: Bianco, Carlo Celadon, Cesare Casella, Filippo Medici, Giovanna Ielasi, Giulio Medici, Rocco Lombardo, Vincenzo Medici, Vincenzo Muscoli