Morto il falco del Bianco di Gigi Mattana
Morto il falco del Bianco Aveva 38 anni, entrò nella storia dell'alpinismo con la discesa notturna in deltaplano fino a Chamonix Morto il falco del Bianco Boivin è precipitato in Venezuela Volando con il paracadute da pendio sopra la cascata più alta del mondo, il venezuelano «Salto Angel», è morto Jean-Marc Boivin, francese trentottenne, uno dei massimi personaggi della moderna avventura in montagna. Il «parapente» era l'ultima passione di Boivin e con esso aveva effettuato la prima discesa dalla vetta dell'Everest, ma già aveva saputo esprimersi, forse unico al mondo, a livelli eccelsi anche nell'alpinismo su ghiaccio, nello sci estremo e nel deltaplano. Boivin era un personaggio poliedrico, in bilico fra il «gladiatore» e la rassicurante guida alpina, a metà fra il montanaro schivo e l'uomo di sport-spettacolo che la Francia sa creare così bene e che, con l'aiuto sostanzioso dei «media», sa sostenere anche economicamente. Nato a Digione, si avvicinò allo sci durante il servizio militare ai confini con l'Italia, a Montgenèvre. E fu subito sci estremo, acrobatico, di puro coraggio. Contemporaneamente sviluppò le capacità alpinistiche su ghiaccio (erano gli Anni 70 in cui la tecnica «piolet traction» si imponeva sulla scuola tradizionale) a livelli prima impensabili. La tappa obbligata per un francese cittadino (il mestiere «ufficiale» di Jean-Marc era quello di tecnico elettronico) che voglia vivere di montagna è il trasferimento a Chamonix. Ci sono passati tutti e lui forse la soffrì più di altri. Perché era bravo, troppo bravo per restare nei canoni classici e quindi doveva proporsi con imprese «impossibili» per spiazzare la concorrenza. E chi gli ha voluto bene sa quanto questa fama un po' cercata, molto imposta, di «cascadeur», contrastasse con la sua pacatezza, la sua modestia, la sua vita serena con la moglie e i tre bambini. Boivin resterà nella storia della montagna come l'uomo che ha saputo esprimersi a livelli eccelsi in tutte le «specialità»: grandissimo ghiacciatore e arrampicatore (inimitabile la via solitaria al Monte Bianco lungo la cresta integrale del Peutérey in dieci ore e mezzo), superbo sciatore estremo (gli esperti si sono affannati a decidere se fu più grande JeanMarc sui Drus o Stefano Debenedetti sulla Major), fanatico «ante litteram» del deltaplano e ultimamente del parapendio. In Francia la concorrenza negli «exploits» alpini è grande, ma lui, il più vecchio, riuscì a battere sia Eric Escoffier che Christophe Profit nella più folle quadrilogia mai immaginata in 24 ore: salita alla Nord della Verte, discesa in parapendio ai piedi delle Droites, ascensione e discesa in delta alla base delle Courtes; salita, nuovo volo in delta e lo scivolo gelato delle Jorasses per poi bagnare nel buio le ali del deltaplano e scendere a Chamonix: un «volo di notte» con una stanchezza inumana in corpo e le pagine di Saint Exupéry nel cuore. Sotto gli occhi di tante telecamere, per campare; con lo spirito della scoperta e dell'inventiva, per vocazione. Gigi Mattana TJf
Persone citate: Boivin, Christophe Profit, Eric Escoffier, Jean-marc Boivin, Stefano Debenedetti
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