Intervista con la scrittrice

Intervista con la scrittrice Intervista con la scrittrice «Difendo l'amore, vale per tutti i figli tolti ai genitori» Signora Ginzburg, nel suo libro scrive che il «bene» dei bambini va tutelato. Sia il tutore di Serena Cruz, sia il procuratore della Repubblica Graziana Calcagno dicono che, oggi, il miglior bene per Serena Cruz sarebbe il silenzio. Lei non lo crede? Io sono convinta di non aver fatto del male alla bambina. Il male le è stato fatto prima. E quando sarà grande Serena avrà diritto, come tutti noi, di conoscere la sua storia, di sapere che cosa è successo nella sua infanzia. Penso che ora sia utile riaprire il caso perché è stata commessa una grande ingiustizia: nei riguardi di Serena e anche nei riguardi delle persone che per prime l'hanno allevata e le hanno voluto bene. Poi c'è il fratello, Nazario: anche lui è un bambino e va tutelato. Invece con la separazione lo si è fatto soffrire. Il libro in qualche modo porterà a riparare l'«ingiustizia»? Non lo so, non so che cosa sia meglio per Serena, non so nulla della sua situazione attuale. Non ho elementi per giudicare se stia bene dov'è. Vorrebbe rivedere la bambina a Racconigi? Per molte persone sarebbe giusto se tornasse dai Giubergia. E secondo lei? Secondo me anche, sarebbe bello se tornasse dai suoi primi genitori. Ma ho una grande incertezza, non so se sperare per la bambina questo o altro. Posso però dire che dovrebbe esser resa giustizia a Francesco e Rosanna Giubergia. Di queste due persone, che a me, quando le ho conosciute, hanno fatto molta pena, si è parlato in modo avvilente, con estremo disprezzo. La loro disgrazia non è stata mai presa in considerazione: l'affetto che provavano e provano per Serena va messo sulla bilancia. Allora la sua una è difesa dell'amore? In un certo senso sì: ci -do sia giusto rendere dignità a quell'uomo e a quella donna, ai loro sentimenti bistrattati da tutti. Poi credo sia giusto riproporre la storia di Serena per gli altri bambini. Dopo il suo "caso" ne sono venuti fuori altri: persino storie di bambini portati via perché i genitori erano poveri. A me sembra una cosa orrenda. E di fronte a queste cose non si deve tacere: finché abbiamo libertà di pensiero e di parola, queste cose vanno dette. E nel dirle lei non usa mezzi termini: accusa di «delirio» la magistratura minorile italiana. Eppure i giudici applicano le leggi dello Stato. Io ho scritto che esiste una mentalità delirante in tutto il mondo che ruota intorno ai minori e dovrebbe occuparsi di bambini nel modo migliore, per tutelarli al meglio. Questo mondo vive e si muove molto lontano dalla realtà. E ha dei modi di devastare la vita della gente che non trovo giusti. Quanto alle leggi dello Stato, io credo che nessuna legge debba essere un capestro: la legge deve invece venire in soccorso dei cittadini. Le leggi vanno applicate nella giustizia. La dottoressa Calcagno dice che lei non ha approfondito la conoscenza della vicenda prima di scrivere il libro, che non ha preso contatto con i giudici e nemmeno con il tutore della bambina. Come mai non l'ha fatto? Non ho preso quei contatti perché volevo scrivere secondo le mie idee e i miei pensieri. Ma non rispondo a chi mi accusa senza aver letto il libro, "indipendentemente dal contenuto", come ha dichiarato il pm Calcagno: di nuovo, questo significa non voler guardare la recita. Comunque, ai primi di dicembre, insieme con l'onorevole Soavi, ho fatto un'interpellanza al Parlamento: abbiamo chiesto che ci fosse concesso di vedere Serena. Non abbiamo ricevuto risposta. D'altra parte, nemmeno il sindaco di Racconigi ha potuto vedere Serena nella sua nuova famiglia. Nel libro lei scrive il nome nuovo che è stato scelto per Serena da quando vive con i genitori affidatari. Quel nome avrebbe dovuto essere una protezione dalla curiosità della gente. Perché rivelarlo? Non penso che questo sia un attentato alla sicurezza della bambina. Io quel nome l'ho letto su un documento del tribunale, si tratta di un nome molto comune. Poi Serena è riconoscibilissima, grazie a tutte le fotografie che i giornali hanno pubblicato di lei. Mi chiedo anzi come la sua nuova residenza non sia di dominio pubblico. E poi, perché ci deve essere questa segretezza? La vita della gente dev'essere alla luce del sole. Proteggiamo la bambina dallo scandalismo di certi giornali, dalla pubblicità: è giusto. Ma non capisco che cosa si debba tenere nascosto. A proposito del documento, dice che le ha lasciato perplessità, come se «cose essenziali» sullo stato di Serena fossero tenute nascoste. Dice anche: «Come non pensare che l'abbiano imbottita di farmaci?». E' un'accusa pesante. E' un'impressione. Il documento del tribunale diceva che la bambina non parlava mai di suo fratello Nazario, della casa di Racconigi, di quel "prima" molto recente: a me sembra innaturale. Mi pare che qualcosa non quadri. Poi il documento diceva che Serena stava molto bene e dormiva tranquilla: improvvisamente incubi e fobie erano scomparsi. Com'è possibile? Com'è possibile che tutto quanto sia stato cancellato nella mente della bambina? Mi è venuto spontaneo pensare che le abbiano dato cose per farla stare tranquilla. Signora Ginzburg, che cosa si aspetta dall'uscita di questo libro? Mi aspetto che sia rivolta maggiore attenzione al mondo delle adozioni e al rapporto tra genitori e figli. Sono certa che qualcosa vada rivisto in questo senso nella nostra società, contemplato con occhi diversi. L'ingiustizia nella storia di Serena Cruz, e in diverse altre storie di bambini, mi ha colpita. Credo che questo si debba poterlo dire e scrivere liberamente. E sarà un successo editoriale? Non lo so, è un problema che davvero non mi pongo. Eva Ferrerò

Persone citate: Ginzburg, Giubergia, Graziana Calcagno, Rosanna Giubergia, Serena Cruz

Luoghi citati: Racconigi