Lo scandalo non ha travolto gli onorevoli

Lo scandalo non ha travolto gli onorevoli giappone Il primo ministro uscente Kaifu, considerato finora uomo di transizione, punta alla riconferma Lo scandalo non ha travolto gli onorevoli Tutti rieletti i liberaldemocratici coinvolti nel caso Recruit TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Hanno vinto in due nelle elezioni di domenica per la Camera, liberaldemocratici e socialisti. Per entrambi, vittorie di Pirro. I primi hanno conquistato per la dodicesima volta una larga maggioranza assoluta, con un margine superiore alle più ottimistiche previsioni. Ma non avendo la maggioranza al Senato, per governare dovranno ricorrere a una coalizione. I secondi hanno avuto una forte avanzata ma hanno fallito lo scopo principale: rendere gli avversari minoritari davanti all'opposizione unita, come è avvenuto a luglio per il Senato. Non a caso, malgrado la squillante vittoria dei conservatori, la Borsa non ha reagito bene. L'indice è sceso dello 0,63 per cento, lo yen ha perso ancora mezzo punto rispetto al dollaro, anche perché ci si aspetta un rialzo del tasso di sconto. Sui 512 seggi della Camera, i liberaldemocratici, che ne avevano 300, puntavano ad alme- no 257, ma ne hanno presi 275, assicurandosi così il controllo delle varie commissioni; i socialisti passano da 85 a 136; il partito buddista da 56 a 45; i comunisti da 26 a 16; i socialdemocratici da 26 a 14. Cinque seggi vanno a partiti minori, 21 a indipendenti che ieri stesso si sono uniti ai partiti che li sostenevano: undici coi conservatori, che salgono così a 286, cinque coi socialisti, gli altri frammentati. Dato il meccanismo elettorale basato su collegi senza riutilizzo dei resti, l'assegnazione dei seggi non rispecchia le percentuali. Esse sono: liberaldemocratici dal 49,4 al 46,1; socialisti, saliti dal 17,2 al 24,4; buddisti, da 9,4 a 8; comunisti, da 8,8 a 8; socialdemocratici, da 6,4 a 4,8. Rispetto a luglio l'avanzata socialista si ridimensiona, diventando un collasso: allora avevano raddoppiato i voti, passando dal 17 al 34 per cento. Ciò conferma come quel voto fosse stato soprattutto una protesta, non una scelta politica. Domenica la percentuale dei votanti è stata del 73,31 per cento, la più alta degli ultimi anni. Coi socialisti ancorati a dogmatici radicalismi, l'elettorato ha preferito ancora affidarsi a coloro con cui il Paese ha conseguito il successo economico. Un certo ruolo lo ha avuto il premier Kaifu, 58 anni, personaggio nuovo, modesto ma pulito, cui i conservatori sono ricorsi lasciando le leve di comando ai vecchi notabili. La macchina del partito di governo, lubrificata da montagne di denaro, ha fatto il resto. Sono stati rieletti così anche tutti i personaggi travolti dallo scandalo Recruit, il giro di tangenti che aveva causato la caduta del segretario generale, di vari ministri, dell'intero governo e l'uscita dal partito di Nakasone, che ora rientrerebbe. Tutti proclamandosi «purificati» dal sostegno elettorale nei collegi che hanno in pugno, essi tornano così in auge. Ma hanno comunque perduto voti: Nakasone, 28 mila; Takeshita, 31 mila; l'ex ministro delle Finan¬ ze Miyazawa, 13 mila; l'ex ministro degli Esteri, Shintaro Abe, 36 mila. Rieletto anche l'ex premier Sosuke Uno, bruciato dalle rivelazioni sui suoi amori mercenari. Sulla scia di Takako Doi, elette dodici donne, il numero più alto dal '46: sette socialiste, tra cui una che gestisce un bar; due comuniste, due indipendenti, una buddista. Si ridisegna la geografia interna del partito governativo e delle varie correnti. Quella di Nakasone perde dieci deputati, tra cui l'attuale ministro dei Trasporti, non rieletto; è stabile quella principale, di Takeshita, ma cresce quella di Abe, che punta a sostituire Kaifu nella carica di premier. Questi ha rafforzato però la sua corrente e la propria posizione. Il suo mandato di presidente del partito, e come tale premier, è fino al '91, ma tutti hanno sempre pensato che il suo sarebbe stato solo un governo-ponte verso le elezioni. Forte del successo, fa ora capire di voler restare al suo posto. La lotta è aperta. Dovrà comunque dimettersi e formare un altro governo per la fiducia. dalla Camera, che dovrebbe riunirsi entro un mese. Ridimensionati i partiti minori, si va alla polarizzazione della lotta politica, mentre per i conservatori i veri problemi cominciano adesso. Hanno vinto con contraddittorie promesse protezionistiche a tutti, dopo che le timide aperture adottate l'anno scorso avevano contribuito al loro collasso a favore d'una opposizione più isolazionista e sotto questi aspetti conservatrice. Ora dovranno conciliare le promesse con gli impegni internazionali di apertura del mercato. Dopo la tregua tacitamente concessa per le elezioni riprendono infatti con gli Stati Uniti i duri negoziati commerciali sui quali essi agitano minacce di ritorsione protezionistica. E intanto l'avanzata socialista confenna l'insoddisfazione per una qualità della vita inferiore alla potenza economica del Paese. Fernando Mozzetti

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