I timori di Gerusalemme di F. A.

I timori di Gerusalemme I timori di Gerusalemme Nel governo e tra i partiti lite sulla Grande Germania GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO La riunificazione delle due Germanie sta suscitando nello Stato ebraico un aspro dibattito: mentre tutti concordano che Israele non può in alcun modo influenzare gli sviluppi politici in Europa, alcuni, come il primo ministro Yitzhak Shamir, sostengono che «ogni qual volta i tedeschi si uniscono, il popolo ebraico deve attendersi pericoli mortali»; altri, fra cui il ministro degli Esteri Moshe Arens (il più stretto collaboratore del premier e come lui membro del partito Likud), ritengono invece che Israele possa trarre importanti vantaggi politici ed economici da una Germania unita che al tempo stesso fosse «sinceramente democratica e consapevole delle sue responsabilità verso gli ebrei». A innescare la polemica è stata una nota del ministero degli Esteri della Rfg, emessa la settimana scorsa al termine di una visita di Arens a Bonn, in cui si affermava che il ministro israe¬ liano aveva espresso «fiducia senza riserva» in una Germania unita e democratica. «Affermazioni del genere sono un peccato contro la storia e un oltraggio alle vittime dell'Olocausto», hanno commentato a Gerusalemme alcuni membri del gabinetto. Ido Dissentchik, direttore dell'autorevole Ma'ariv, ha rincarato la dose: «Se ci mettiamo alla testa di quanti appoggiano l'unificazione — ha detto — lo Stato di Israele perderà il diritto morale di esistere». Di fronte alle agitate reazioni, Arens ha precisato di essersi limitato a lodare il tentativo di trapiantare nella Rdt il regime democratico della Rfg. D'altra parte il viceministro degli Esteri, Benyamin Nethanyahu, altro esponente del Likud, ha sostenuto che una Germania unita, che riconoscesse il debito storico e morale verso il popolo ebraico, potrebbe fare da contrappeso «alle tendenze estremistiche antisraeliane che stanno prendendo piede in diversi Paesi della Cee». Ieri il quotidiano laborista Davar ha trovato «ragionevole» questa politica: «Non ha senso — ha scritto — ingaggiare una battaglia già perduta contro l'unificazione della Germania e inimicarsi così una potenza il cui peso è destinato a crescere». Di ritorno dalla Rfg, Arens ha riferito che la linea pragmatica sta dando i primi frutti e che il cancelliere Helmut Kohl gli ha ribadito l'opposizione di principio all'imposizione di sanzioni da parte della Cee nei confronti dello Stato ebraico. All'inizio del mese il Parlamento europeo aveva condannato la violazione dei diritti umani in Cisgiordania e a Gaza e di conseguenza l'esecutivo della Cee aveva deciso di congelare la cooperazione scientifica con Israele. Nei mesi scorsi la riunifìcazione delle due Germanie è stata oggetto di un polemico scambio di missive tra Kohl e Shamir. Il cancelliere, ha rivelato la «Sùddeutsche Zeitung», ha sostenuto che la Rfg non si esime dalla responsabilità storica dell'Olocausto, ma non accetta paragoni tra l'attuale regime e quello nazista. Shamir ha replicato che nel parlare di «pericoli per il popolo ebraico» si faceva solo portavoce del «forte impatto traumatico» dell'Olocausto, tuttora presente. «Per poter parlare di riappacificazione — ha commentato il direttore del Ma'ariv — dovremo attendere altri duecento anni». [f. a.]

Persone citate: Arens, Helmut Kohl, Kohl, Moshe Arens, Shamir, Yitzhak Shamir