Troppi pretoriani per una democrazia di Guido Rampoldi

Troppi pretoriani per una democrazia r Troppi pretoriani per una democrazia nW*% OMBRA dei militari si j ! staglia sempre più nitiJLj da sull'incerto futuro della Romania, sottratta a un comunismo asiatico ma ancora in bilico tra Europa e Terzo Mondo. Dopo le dimostrazioni di ufficiali davanti al palazzo del governo provvisorio, domenica l'irruzione nell'edificio di una folla turbolenta, non ostacolata dai soldati di guardia, ha dato il senso di quanto fragile e precario sia il nuovo potere romeno; e di quanto il suo destino sia legato al sordo scontro in atto all'interno delle gerarchie militari. Questo sfondo tuttavia è stato taciuto dagli attuali vertici istituzionali. Ion Iliescu, presidente del Consiglio d'unione nazionale, in un discorso televisivo ieri ha evocato lo spettro di una violenza anarchica che potrebbe trasformare il Paese in un nuovo Libano, e ha accusato imprecisati «circoli interessati a destabilizzare la vita politica del Paese» di aver organizzato l'invasione del palazzo, durante la quale il numero due del Consiglio, Jelu Volcan, è stato catturato, trascinato su un balcone, mostrato agli altri dimostranti e minacciato di essere lanciato di sotto. Domenica è entrata in azione «gente pericolosa», ha fatto eco ieri il premier Petr Roman, in visita a Parigi. Quanti di loro sono stati arrestati dai paracadutisti inviati a liberare il palazzo, ha detto Roman, sono risultati «persone sospette, ex detenuti, disoccupati, pieni di soldi e armati di coltelli; molti soldati sono stati feriti». Roman ha chiesto al Consiglio provvisorio d'unione nazionale di «prendere misure perchè fatti del genere non si ripetano». E il Consiglio ha risposto deliberando di proporre una legge che rafforzi il potere dell'esercito e della polizia. In definitiva saranno ancora i militari a decidere, in ipotetiche occasioni analoghe, se intervenire o no, e come. E le possibilità che la piazza riesploda sono altissime. L'inflazione crescente, lo stato Il leader rome1 flazi 1 caot caotico in cui versa un econo¬ o Ion Iliescu mia già ridotta ai minimi termini, hanno creato un'area di esasperazione suggestionabile da qualsiasi avventura. La legittimità del potere, poi, è continuamente messa in dubbio. Per quanto controllino la televisione e gran parte dei mass media, Iliescu e diversi dirigenti del Fronte di salvezza nazionale scontano, agli occhi di molti romeni, un passato che li ha visti al fianco di Ceaucescu in posizioni altolocate. All'interno del comitato esecutivo del Consiglio, una specie di super-Parlamento, il Fronte e il Partito dei Contadini convivono tra acri sospetti. Il primo accusa il secondo di efver prezzolato bande di agitatori con il mandato di compiere «azioni controrivoluzionarie». Il partito dei Contadini contesta al Fronte un'anima e una strategia cripto-comunista; e in forza dei sentimenti filo-monarchici del suo gruppo dirigente progetta una restaurazione della Romania ante-guerra. Se la semi-democrazia romena riuscirà a raggiungere la data del 20 maggio, quando dovrebbero tenersi libere elezioni, dipenderà in gran parte dall'atteggiamento dell'Armata. Ma anche questa è divisa. Lo era nei giorni incandescenti della sollevazione contro Ceaucescu, quando una parte dei quadri militari si schierò con la rivoluzione e l'altra parte, dopo aver mitragliato la folla, decise di attendere l'esito dello scontro. E lo è adesso. C'è un'area di ufficiali di grado medio-alto che scalpita, pretende spazio, chiede potere, spesso vantando la propria presunta partecipazione ai combattimenti di dicembre. Se nelle fabbriche e negli uffici i dirigenti sono sotto accusa, perchè sospettati in blocco di collaborazionismo, nell'Armata si contestano i generali. Senza che sia mai chiaro quando la protesta è fondata e quando invece tradisce ambizioni e avventurismo di ceti e di gruppi. Guido Rampoldi >ldi I Il leader romeno Ion Iliescu

Persone citate: Iliescu, Ion Iliescu, Petr Roman, Volcan

Luoghi citati: Europa, Libano, Parigi, Romania