«La Bundeswehr non andrà mai a Est» di Alfredo Venturi
«La Bundeswehr non andrà mai a Est» Ribadita la linea Genscher: la riunificazione non modificherà gli attuali schieramenti militari «La Bundeswehr non andrà mai a Est» Kohl ricuce la gaffe del ministro della Difesa Stoltenberg BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo l'unità tedesca la Bundeswehr, l'agguerrito esercito della Repubblica Federale, non farà un solo passo verso Oriente. Parola di Kohl, di Genscher e di Stoltenberg, che ieri hanno sottoscritto in materia una dichiarazione ufficiale. Che il Cancelliere e il suo ministro degli Esteri la pensassero in questo modo non è una novità: sorprende invece l'adesione del ministro della Difesa, poiché appena due giorni fa Stoltenberg aveva detto esattamente il contrario. Le nostre truppe, aveva sostenuto, hanno il compito di difendere tutti i cittadini, dunque devono essere dispiegate, almeno quelle non integrate nella Nato, sull'intero territorio nazionale, comprese le province che oggi fanno parte della Ddr e che domani saranno parte integrante della nuova Germania unita. Le parole di Stoltenberg avevano suscitato un vespaio, e in particolare la furibonda reazione di Genscher. Il ministro degli Esteri è infatti l'ideatore di una formula con la quale è riuscito a piegare l'intransigenza sovietica verso la prospettiva di uno Stato tedesco che non sia, oltre che unitario, neutrale. La Germania secondo Genscher resta membro dell'Alleanza atlantica, ma si impegna a non spostare le difese della Nato nel territorio che oggi è della Repubblica Democratica. Stoltenberg sosteneva che il limite dovrebbe valere soltanto per le unità alleate, non per le truppe tedesche che non siano integrate sotto i comandi atlantici. Ma questa interpretazione rischierebbe di compromettere gli sforzi di Kohl e Genscher, di presentare al mondo l'immagine di una Germania pacifica e rassicurante. Di qui il dissidio interno al governo, che Kohl ha voluto risolvere convocando i due litiganti alla Cancelleria e mettendoli d'accordo, in pratica costringendo Stoltenberg a fare marcia indietro. Alla vigilia della trattativa intertedesca e internazionale sull'unità tedesca, Kohl ha sentito il bisogno di eliminare almeno questa ambiguità. Ne restano altre, prima fra tutte la reticenza del Cancelliere sul riconoscimento del confine orientale del futuro Stato. Qui è Genscher che si ribella al capo del governo, sostenendo la necessità di una dichiarazione preventiva. Ma Kohl, notoriamente preoccupato di non scontentare la destra dell'elettorato, sostiene che questa dichiarazione compete ai futuri organi unitari. Ieri a Berlino Est il capo del governo di transizione Hans Modrow ha riferito davanti alla tavola rotonda sugli sviluppi della situazione e in particolare sulla sua visita a Bonn. In pratica il primo ministro ha dovuto ammettere i limiti del suo mandato, e la scarsa rappresentatività che Kohl gli riconosce. Ogni discorso sull'unità e la cooperazione intertedesca, dice Modrow, è rinviato a dopo le elezioni del 18 marzo. Avevamo chiesto alla Repubblica Federale un aiuto finanziario urgente, dice ancora, ma io non sono disposto a inginocchiarmi davanti a Kohl per sollecitarlo. Mentre la Repubblica Democratica marcia verso il voto, e la sua inevitabile conseguenza unitaria, nuovi dettagli emergono sul passato regime. Nelle memorie che il quotidiano Bild pubblica a partire dal numero odierno Egon Krenz, il provvisorio successore di Honecker al vertice dello Stato e del partito, rivela che non soltanto l'ultima, ma tutte le elezioni dal 1950 in poi sono state truccate. Non a caso fu deciso, proprio in quella data, di non archiviare più i materiali elettorali. Fra i vari distretti e comuni, racconta Krenz, era come una gara a chi ottenesse i risultati migliori a favore delle liste del Fronte nazionale, l'organizzazione che monopolizzava la scelta degli elettori. Alfredo Venturi
Luoghi citati: Berlino Est, Bonn, Ddr, Germania
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