Si chiama Baggio la carta di Vicini

Si chiama Baggio la carta di Vicini GLI INTOCCABBLl Si chiama Baggio la carta di Vicini NON lamentiamoci degli infortuni che impediscono a Vicini di mettere in cantiere la migliore nazionale in queste indispensabili ma inutili amichevoli premondiali. A Cagliari, in occasione di Italia-Argentina, mancarono Ferri, Carnevale e soprattutto Baggio. A Rotterdam, fra tre giorni, affronteremo l'Olanda senza Baresi, Vialli e Donadoni oltre il solito Ferri. E Ancelotti, che non ha potuto fare a meno di rispondere alla chiamata, la prima dopo gli Europei svoltisi in Germania, accusa qualche problema di natura muscolare che ne mette in forse la presenza. Un disastro, allora? Macché. Innanzi tutto il ritorno di Vierchowod, la novità di Costacurta, la giubilazione di Tassotti (il nostro migliore difensore per doti tecniche e capacità tattiche) e la mancata chiamata di Schillaci hanno riportato d'attualità le cose azzurre, a lungo finite in un cantuccio. La nazionale è così ritornata a occupare postazioni nobili sui giornali e nelle televisioni, rubando spazio a campionato, mercato e coppe varie, dopo un impasse pericoloso sul piano dell'immagine e della comunicazione. In secondo luogo — l'abbiamo scritto qualche tempo fa, lo ripetiamo adesso — gli azzurri incidentati arriveranno all'appuntamento dell'anno in condizioni migliori dei compagni che non hanno subito infortuni: più freschi sul piano fisico, meno stressati sotto quello psicologico: una garanzia per il nostro et che vive momenti di legittima preoccupazione ma che continua ad andare avanti per la sua strada con coerenza e anche testardaggine. Fateci caso. Le presenze di Vierchowod e Costacurta non incidono sulle scelte di fondo che risalgono al tempo in cui Vicini guidava la Under. Con Tassotti sarebbe stato diverso. Il gruppo è rimasto quasi lo stesso. E' venuto meno però il gioco, che non è più quello brillante, spettacolare e spregiudicato apprezzato durante l'ultimo campionato d'Europa: l'involuzione non è apparente e richiede profondi correttivi. Nelle ultime quattro amichevoli abbiamo segnato la miseria d'un gol, per di più in fuorigioco, e annoiato il pubblico con manovre involute. In Olanda ci presentiamo solo con due attaccanti di ruolo (Carnevale e Serena) perché tali non possono essere considerati Baggio e Mancini che pure figurano ai piani alti della classifica dei cannonieri. Anche per queste motivo, consentiteci la digressione, la convocazione di Schillaci non sarebbe risultata scandalosa, anzi avrebbe permesso al et di approfondire la conoscenza con la punta della Juve. C'è da cambiare qualcosa, insomma. Anche in fretta. Matarrese, il presidente federale, ha rivelato in più occasioni timori e perplessità nei riguardi della nazionale. E la frase sul rinnovo del contratto di Vicini («Se il tecnico fallisse al Mondiale, come potrebbe essere riconfermato per gli Europei?») la dice lunga sul suo stato d'animo. La situazione presenta qualche analogia con il fallimento della spedizione azzurra nel '66 in Inghilterra. Allora Fabbri ripudiò il blocco dell'Inter, che spadroneggiava nel mondo, andando incontro ad una sconfitta di proporzioni storiche con la Corea del Sud. Adesso l'attuale et non vuole saperne di portare in azzurro schemi e uomini del Milan pigliatutto, partendo dal presupposto che in Italia non esistono le alternative a Rijkaard e Van Basten. Visti i tempi, conosciute le idee, la retromarcia ormai è impossibile. A Vicini resta da giocare così solo una carta, quella legata al genio di Baggio. Attenzione, però. Il fiorentino va posto nelle condizioni (tattiche) ideali per esprimersi al meglio, in caso contrario è preferibile evitargli brutte figure. Maradona docet. Filippo Grassia sia |

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