«Gorbaciov? Ingrato e traditore» di Ennio Caretto

«Gorbaciov? Ingrato e traditore» «Gorbaciov? Ingrato e traditore» Aliev, azero epurato, su un giornale Usa WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per la prima volta uno dei leader sovietici accantonati ha vuotato il sacco su Gorbaciov e la sua gestione del potere e lo ha fatto, ironia della storia, non sulla stampa moscovita, «che ha rifiutato di darmi spazio», ma su quella americana. Si tratta di Gaidar Aliev, uno dei più potenti membri del politburo fino all'ottobre dell'87 e del comitato centrale fino all'aprile scorso. Aliev, 66 anni, musulmano, già segretario del pcus nell'Azerbaigian, ha concesso ieri una polemica intervista al Washington Post in risposta a un attacco sferrato dalla Pravda il 4 scorso, «L'alievismo, o il rimpianto dei bei tempi antichi». L'iniziativa dimostra che l'opposizione a Gorbaciov progetta un regolamento di conti col leader del Cremlino. Aliev ha dipinto il presidente sovietico come un despota, che servì Breznev al pari di tutti i compagni per poi tradirlo. «Sotto il breznevis~»o — ha affermato — Gorbaciov fece tutto ciò che gli venne ordina¬ to... Tra lui e Breznev non ci fu mai nessun contrasto... Come noi, Gorbaciov esaltò Breznev... Entrò nel politburo prima di me, come è possibile che abbia cambiato idee e noi no?... Quando giunse il momento, io votai per Gorbaciov, credendo che sarebbe stato un buon leader del partito... Nessuno poteva immaginare la perestrojka e la glasnost». L'ex capo azerbaigiano ha smentito che alla successione di Chernenko nell'85 l'ala conservatrice di Grishin e Romanov si fosse opposta a Gorbaciov, e che l'attuale leader del Cremlino sia stato salvato da Gromyko. «Tutto falso: il voto nel Politburo e nel Comitato Centrale fu unanime» ha dichiarato Aliev. «Gorbaciov ebbo un consenso tale che assegnò i nostri posti al mausoleo di Lenin per la parata di maggio senza consultare nessuno». Il leader del Cremlino, ha protestato Aliev, non mostrò nessuna gratudine. Due anni fa, a una riunione gli si avvicinò: «Gaidar Alievic — gli disse — è il momento che vi ritiriate. Potete addurre ragioni di salute». «Obbedisco» rispose Aliev. Clamorose le rivelazioni di Aliev sul comitato centrale dello scorso aprile, che eliminò cento esponenti circa della vecchia guardia. «Il giorno prima, fummo convocati e informati che avremmo fatto meglio a ritirarci. Venne concordato un documento e lo firmammo». Il voto fu fittizio, Gorbaciov aveva già deciso tutto. «Gorbaciov vuole rinnovare il socialismo contro il capitalismo. Ma che cosa significa?» ha proseguito Aliev. «Forse una socialdemocrazia? Il suo non è vero socialismo. Ci stiamo muovendo nella nebbia... Voi americani credete a Gorbaciov, volete che segua il vostro modello. Bush la appoggia. Ma chi è Bush, Gesù Cristo? E perchè dovremmo giudicare le cose sul suo metro?». Denunciando l'esautoramento del partito, Aliev ha affermato di essere stato «aggredito» dalla Pravda per aver preso le parti degli azerbaigiani. «Io ho lottato contro la repressione nell'Azerbaigian col coraggio di un Sacharov — ha detto — ma Gorbaciov non tollera nessuna opposizione. Gli ho scritto e non mi ha risposto- ...Gorbaciov da la colpa di tutto allo stalinismo e alla corruzione di Breznev. Sono nauseato... Perchè non parla dei propri errori? Ne sono stati commessi molti più di recente che in passato». «I nostri soldati uccidono i loro connazionali» ha terminato Aliev con sarcasmo. «Non è meravigliose0». Secondo l'ex segretario del pcus dell'Azerbaigian, i cento esclusi del comitato centrale sono dei «reietti», esiliati in patria, senza più nessun contatto tra di loro, con una misera pensione, calunniati. Il Washington Post è di parere diverso. Il quotidiano ha riferito che Aliev vive in una dacia lussuosa fuori Mosca, indossa abiti di Dior, ha un' auto con autista a disposizione. La Pravda ha scritto che si conquistò il favore di Breznev costruendogli un palazzo per le vacanze, e che praticò il nepotismo più sfrontato, cosa che gli impedirebbe di tornare nell'Azerbagian. «Non è vero — ha ribattuto Aliev — non mi lasciano tornare, perchè metterei in imbarazzo Gorbaciov». Ennio Caretto

Luoghi citati: Azerbaigian, Mosca