Craxi: droga, cose non chiare di Fabio Martini

Craxi: droga, cose non chiare Il segretario psi prende spunto dal patto Usa-Paesi sudamericani Craxi: droga, cose non chiare E Martelli: via le Partecipazioni statali ROMA. I socialisti ripartono all'attacco su più fronti. In un articolo pubblicato oggi sull'«Avanti!», Bettino Craxi rilancia la battaglia del psi sulla droga, plaudendo al «patto di Cartagena» tra il presidente Bush e i presidenti di Bolivia, Perù, Colombia e lanciando, al tempo stesso, un messaggio un po' criptico: «In Colombia — scrive il segretario del psi — hanno domandato a Bush "che cosa farete contro il cartello dei consumatori e contro i funzionari americani che si lasciano comperare dai narcotrafficanti?", una domanda spinosa che potrebbe essere riproposta in Italia, in relazione a certe cose non sempre chiare in casa nostra». Con chi ce l'ha Craxi? Con quello che il segretario socialista chiama da tempo il «partito della modica quantità»? Si riferisce a presunte connivenze tra Stato e spacciatori? Oppure, più genericamente, si rivolge agli avversari della legge anti-droga in discussione alla Camera? Per il momento neanche i suoi collaboratori sono in grado di fornire una risposta o un'indicazione di massima. Dal canto suo, il vice-presidente del Consiglio Claudio Martelli/ in conclusione del convegno socialista di Palermo su «I mezzogiorni d'Europa», facendo propria una proposta del presidente della Confindustria Sergio Pininfarina, propone l'abolizione del ministero delle Partecipazioni statali: «E' sufficiente un solo ministero, che si occupi dell'industria pubblica e privata». Martelli sembra concentrare i suoi strali soprattutto sull'attuale gestione del ministero, guidato da Carlo Fracanzani, della sinistra de: «C'è una specie di guardiano delle oche con il frustino — ha detto — che dal lunedì al venerdì si occupa non soltanto di ribadire gli indirizzi generali del governo, del Parlamento, del Cipe, ma di ingerirsi direttamente nella gestione, con un'invadenza che non ha nessuna giustificazione». Dopo le incomprensioni dei giorni scorsi sul problema dell'immigrazione, Bettino Craxi e Claudio Martelli sono dunque ripartiti all'offensiva, nel tentativo di far riconquistare al psi il centro del «ring politico». Il segretario socialista rilancia uno dei suoi «pallini»: la legge anti-droga. Scrive Craxi sull'ovanti!»: «Il patto di Cartagena getta le basi per una svolta molto significativa nella lotta internazionale alla droga. E' un successo di tutte le forze che sono decise ad aggredire il narcotraffico con mezzi crescenti ed iniziative sempre più penetranti. Accantonati i motivi di divergenza su altre questioni, gli Usa e i tre Paesi latino americani principali produttori di droga si sono ritrovati uniti in un programma di collaborazione che ci auguriamo possa dare presto i suoi primi frutti». E' molto positivo, secondo il se¬ gretario socialista, che «per questi programmi gli Usa cominciano a destinare risorse più importanti che nel passato. Le auspicabili riduzioni future di spese militari potrebbero liberare nuove risorse e rendere più soddisfacente una disponibilità e un impegno che restano ancora molto al di sotto delle effettive necessità». E in conclusione il riferimento all'Italia, dove secondo Craxi, ci sono «resistenze più o meno dichiarate» nella lotta alla droga. L'intervento di Claudio Martelli è arrivato invece a conclusione del convegno socialista di Palermo, il cui «piatto forte» è stata la vivace tavola rotonda sul tema delle privatizzazioni a alla quale avevano partecipato, tra gli altri, i presidenti dell'Ili e dell'Eni, Nobili e Cagliari, il presidente della Confindustria Pininfarina, quello della Montedison Gardini. Secondo Martelli, l'esistenza del ministero delle Partecipazioni statali rende «equivoca» la presenza dello Stato nell'economia, perché le imprese pubbliche, pur seguendo indirizzi generali di governo, devono muoversi in autonomia gestionale». Ma le privatizzazioni, per Martelli, non sono «un bene in sé e lo dimostra il caso della Sme dove era scandalosa l'ipotesi di una cessione per 400 miliardi di un'azienda che ne valeva duemila». Fabio Martini