DOBBIAMO TEMERE LA GERMANIA UNITA? di Enzo Bettiza

DOBBIAMO TEMERE LA GERMANIA UNITA? LE PAURE DELL'OCCIDENTE DOBBIAMO TEMERE LA GERMANIA UNITA? IL dato nuovo e allarmante venutosi a creare nel cuore del Continente, in seguito al crollo dei sistemi comunisti dell'Est, è l'improvvisa inversione dei tempi e dei modi tra l'unificazione europea e la riunificazione tedesca. Fino a pochi mesi fa si continuava a pensare che la seconda non avrebbe potuto essere altro che una logica conseguenza della prima: un'aggiunta, un completamento confederale, che avrebbe dovuto seguire e mai precedere i laboriosi travagli della costruzione federale comunitaria. Ora sta avvenendo esattamente il contrario. Vediamo i processi unitari fra le due Germanie correre a una velocità di dieci punti contro uno rispetto agli oscillanti processi unitari fra i dodici Paesi della Cee, e tutti ci domandiamo: questa irreversibile unità tedesca, ormai benedetta anche da Gorbaciov, sarà un bene o sarà un male per l'insieme dell'Europa e, in particolare, per l'Europa occidentale raccolta sotto le fragili e ambulanti istituzioni di Strasburgo e Bruxelles? Prima di rispondere bisogna partire da alcune constatazioni di fatto da cui nessun ragionamento può più prescindere. La prima e maggiore constatazione è che l'Unione Sovietica, dopo avere scatenato nel 1948 dal cuore della Germania, dal blocco di Berlino, la guerra fredda contro l'Occidente, ha perduto nel 1989 questo conflitto quarantennale proprio sul territorio tedesco. La Germania orientale, per quanto artificiale fosse, era stata pur sempre, per quattro decenni, il pilastro avanzato sul quale s'incardinava in Europa il sistema militare, politico e ideologico del Patto di Varsavia. Oggi, nessun Paese ex comunista dell'Est europeo, nemmeno la Romania, presenta una situazione simile a quella in cui deperisce e agonizza la Ddr. Essa è praticamente, in questo momento, uno Stato allo sbando: uno Stato privo di autorità all'interno, giorno per giorno dissanguato da un'inarrestabile emorragia di tecnici e di operai, ormai incapace di rimettere in funzione, dopo la decapitazione del partito co- munista e la dissoluzione dei vertici dell'economia centralizzata, un apparato industriale che fu tra i migliori neli'impero sovietico. Tale situazione di disfatta, di guerra perduta, è stata stoicamente sintetizzata nella frase di un memorandum commissionato dal primo ministro Modrow a un gruppo di specialisti: «Non possiamo fare altro che impegnarci nella trattativa di una capitolazione senza condizioni». E' evidente che, in senso più lato e più storico, si tratta di una guerra perduta su territorio tedesco non tanto dalla Germania orientale, ma dall'Unione Sovietica. Del resto, lo stesso Gorbaciov aveva previsto questa fatale bancarotta germanica. Anch'egli aveva ordinato un memorandum (pubblicato ora dallo «Spiegel») a una commissione di esperti, e il presidente della commissione, il professor Vjaceslav Dashicev, gli aveva dato una rispósta inequivocabile già nell'aprile 1989: «La Ddr ha perduto in termini catastrofici la sfida con la Repybblica Federale Tedesca». Non restava altro, soggiungeva Dashicev, che gestire in modo accorto la naturale deriva della Ddr verso Occidente; ossia, per dirla con parole più proprie, verso l'unità germanica. All'epoca, ancora nessuno in Occidente pensava con serietà all'imminenza del crollo dell'antemurale tedesco del Patto di Varsavia. Nessuno s'aspettava l'avvento, in termini così evidenti e così folgoranti, della sconfitta sovietica nella guerra dei quarant'anni. Ma nessuno s'aspettava, soprattutto, che dalle macerie della guerra fredda sarebbe emersa per gli occidentali una vittoria quanto mai ambigua: la Russia quasi in ginocchio, la Germania di nuovo in piedi! Neanche Mitterrand, il solerte continuatore della diplomazia gollista centrata sull'asse Parigi-Bonn, ovvero sull'egemonia europea della Francia sostenuta dal marco tedesco, era riuscito a prevedere in tutte le sue conseguenze e implicazioni l'avvento di una simile Enzo Bettiza CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Gorbaciov, Mitterrand, Modrow