Diffida all'Einaudi: non vendete il libro su Serena

Diffida all'Einaudi: non vendete il libro su Serena Natalia Ginzburg ha riscritto la storia dell'adozione: dal caso Giubergia all'affidamento ad una nuova famiglia Diffida all'Einaudi: non vendete il libro su Serena // tutore della piccola filippina: «Lefate del male, ha diritto al silenzio» TORINO. Il tutore di Serena diffida l'Einaudi. E' stata appena annunciata l'uscita negli «Struzzi» di «Serena Cruz o la vera giustizia», ultimo libro-inchiesta di Natalia Ginzburg (in libreria da martedì prossimo, sarà presentato domani a Roma), ed è già polemica. L'iniziativa editoriale, dice il tutore della piccola filippina in una lettera alla casa editrice, farà certo della bambina «un caso letterario, o pseudo tale». E questo contrasta con il «diritto di Serena a condurre un'esistenza normale» dopo i mesi di chiasso intorno a lei: «Quale tutore, mi corre l'obbligo di richiamarvi al senso di responsabilità che il caso impone, diffidandovi formalmente dal diffondere il libro». Così la distribuzione potrà essere bloccata? No, o almeno non per il momento: la diffida ha valore morale, non legale. Il tutore si riserva però «ulteriori iniziative giudiziali» che gli «competano al riguardo». La lettera, tre cartelle, è indirizzata al direttore editoriale dell'Einaudi ed è partita venerdì mattina. La firma è di Sergio Cravero, presidente dell'Usi di Racconigi, dove Serena Cruz (questo è ancora il nome della bambina per l'anagrafe) resta residente fino ad adozione compiuta. Ma una dichiarazione di «aperto dissenso» arriva anche dalla famiglia con cui la piccola filippina vive in affidamento preadottivo: «Siamo sorpresi e amareggiati — dicono i nuovi genitori, che nell'aprile scorso hanno sostituito Francesco e Rosanna Giubergia per decisione del tribunale minorile di Torino —. La bambina è ancora fatta oggetto di speculazioni, addirittura commerciali. Speriamo almeno che i profitti siano indirizzati a favore di opere umanitarie. Ribadiamo il dirit¬ to della piccola a essere lasciata in pace: è una persona, non un simbolo o un oggetto da sfruttare. Il garantirle questo diritto è e rimane il nostro impegno». Il libro, un «instant book» d'un centinaio di pagine, nessuno l'ha letto. Sul contenuto si sa quanto aveva anticipato Natalia Ginzburg la settimana scorsa in una scarna nota-stampa. Si tratta di una ricostruzione della storia di Serena Cruz, basata su ritagli di cronaca e testimonianze dirette (l'autrice è venuta a conoscere i Giubergia, prima della stesura), e di alcuni paralleli con «altri fatti che riguardano le adozioni e i bambini». Perché proprio Serena? «Per testimoniare solidarietà alle persone a cui sono stati strappati i bambini», diceva la nota, e «per testimoniare solidarietà a chi ha vista distrutta in un attimo la tranquillità famigliare, ha visto traditi e calpestati gli affetti e acerbamente ha sofferto devastazioni, separazioni e perdite». Non ha letto il libro nemmeno il dottor Cravero, ma per lui ce n'è abbastanza così. Scrive il tutore nella diffida: «Posso facilmente prevederne il contenuto coerente con i precedenti interventi dell'autrice, uno dei quali meritò la qualifica di "vero infortunio" da parte di un raffinato giurista». Inoltre, il libro «risolleverà clamore», riporterà Serena al centro della «non sempre benevola curiosità di chi la circonda», mentre la bambina ha bisogno di «vivere nel silenzio della normalità». Nella lettera, il tutore ricorda anche l'iniziativa giudiziaria del dicembre scorso, quando proprio lui chiese aila magistratura di vietare ai giornali la pubblicazione di fotografie di Serena: «Due case editrici avevano opposto resistenza, ma ciò non ha impedito al giudice di accogliere la mia domanda e inibire, con ampia motivazione, la pubblicazione di immagini della bambina». Alla diffida è allegata copia del provvedimento. Ciò significa che, contro Natalia Ginzburg e l'Einaudi, Sergio Cravero chiederà l'intervento di un pretore? Può darsi, se la lettura «suggerirà o imporrà iniziative nell'esclusivo interesse della minore che rappresento». Ma questo lo stabilirà nei prossimi giorni, con il libro in mano, «il legale» del tutore. Intanto, sia ben chiaro il dissenso: «Da antico estimatore della vostra casa editrice — si chiude la diffida —, negli anni distintasi per impegno civile e attenzione nelle scelte, non posso che esprimere il mio profondo disappunto per quello che mi pare corretto definire un vero infortunio editoriale». Eva Ferrerò

Luoghi citati: Racconigi, Roma, Torino