Derby del Sud, tra rimpianti e precarietà di Massimo Gramellini

Derby del Sud, tra rimpianti e precarietà Gli ultimi risultati negativi condizionano Napoli e Roma, che vedono allontanarsi i loro obiettivi Derby del Sud, tra rimpianti e precarietà Pagheranno Bigon e Radice? ROMA. Tramonta il sole sul derby del Sud. Dopo aver corso in staffetta a fianco degli squadroni «nordisti» per tutti gli Anni Ottanta, Roma e Napoli hanno iniziato l'ultimo scorcio di secolo con i piedi doloranti e il fiato corto. Prima fu la Roma di Falcao, poi il Napoli del vero Maradona; ancora un'illusione lo scorso autunno, quando dopo otto giornate Bigon e Radice si scoprirono primo e secondo. Erano i bagliori del crepuscolo? Gli eventi successivi sembrerebbero accertarlo: in un paio di settimane la Roma cadde due volte a Milano e cominciò a scivolare all'ingiù, mentre il Napoli, che reggeva in campionato anche grazie ad alcuni consistenti aiuti della buona sorte (pareggi immeritati a Genova, Cremona e Udine; vittorie riacciuffate per i capelli con Fiorentina e Lecce), si schiantava in Europa perdendo le due sfide con il Brema. L'alba del nuovo anno nasceva con contorni chiarissimi: scudetto per il Napoli, zonaUefa per la Roma, Coppa Italia per entrambe. Ma in cinquanta giorni il paesaggio si è ulteriormente rabbuiato, con i partenopei fuori dalla «coppetta» e agganciati in testa da un Milan che ha rifilato a Giuliani sei gol in settantadue ore. Destino analogo per i giallorossi, estromessi come il Napoli dalla Coppa Italia e scivolati al sesto posto in classifica, con l'Atalanta che incalza e il rischio concreto di concludere ancora una volta la stagione con un pugno di mosche in mano. Gli alibi non mancano. Il Napoli può lamentare gli infortuni ricorrenti che l'hanno privato di Francini, Alemao, Careca e Carnevale per lunghi periodi e di Renica, insostituibile leader della difesa, praticamente dall'inizio del torneo. Adesso pare che anche le giacchette nere abbiano cominciato a fischiare controvento: dopo molti arbitraggi non proprio disprezzabili per Maradona e compagni, mercoledì scorso è arrivato un Lanese in giornata precaria, sul quale Ferlaino aveva già espresso il suo «sgradimento». E la Roma? E' in una botte di ferro. Provate a dire qualcosa a Radice: vi mostrerà la classifica dell'anno scorso, nella quale i turbolenti allievi di Liedholm avevano racimolato, fino a questo punto, ben sette punti in meno. Sugli equilibri non solo tattici della squadra pesa l'ingombrante fantasma di Manfredonia: dopo la sua — speriamo momentanea — uscita di scena, la Roma ha cominciato a subire molti più gol. Ma non tutte le magagne possono essere imputate al destino cinico e baro. Come la Roma paga la forma oscillante di Desideri, che con sette reti e grandi giocate fu l'uomo chiave del brillante girone d'andata giallorosso, ed è condizionata dal silenzio-gol di Rizzitelli, grande promessa mancata («So che sto facendo ridere», ammette lui con ammirevole candore», così il Napoli sconta lo scadimento fisico di Maradona, l'assenza di schemi e una preparazione atletica forse mal calibrata. Tanto che è lo stesso Bigon ad ammettere che «il Milan gioca meglio di noi solo perché i suoi assi, a differenza dei nostri, girano a pieno regime». Al gentile ma in parte ancora indefinibile allenatore partenopeo potrebbe non bastare la protezione di Dieguito (il cui futuro, fra l'altro, è sempre molto incerto) per ottenere una riconferma, nel caso in cui venisse perduto uno scudetto che per due terzi della stagione è stato saldamente sulle maglie del Napoli. Non meno tranquillo il domani di Radice. Qui le valutazioni tecniche non c'entrano. Nei suoi rapporti con Viola sono affiorate le previste incompatibilità di carattere, attribuibili alle insoddisfatte voghe presidenziali di un più costante colloquio, anche tecnico, con l'allenatore. Liedholm, vecchio marpione, non mancava mai di aggiornare costantemente il «patron» sulle condizioni di ogni singolo giocatore, fingendo talvolta di accettare qualche consiglio. Radice è fatto di un'altra pasta. Ed è molto probabile, quindi, che sia costretto a cambiare fornaio. L'ora della verità scatta comunque domani, in un San Paolo martoriato dai ritardi «mondiali» e da recenti episodi di inciviltà abbastanza insoliti per il pubblico partenopeo (sedie divelte dagli ultra con un danno di venti milioni). Bigon recupera Carnevale, in silenzio-stampa come quasi tutta la squadra, e forse Alemao. Rischia invece di star fuori Francini, che accusa dolori a una gamba e oggi verrà sottoposto ad ecografia. Il Napoli deve vincere, la Roma almeno non perdere. Im¬ possibile un compromesso: una delle due dovrà uscire dal campo con la tristezza nel cuore. «Siamo avvelenati», dicono a Napoli. «E noi più di loro, contro la Juve avevamo la qualificazione in pugno», rispondono a Roma. La speranza è che il siero non si propaghi agli spalti, dove per le forze dell'ordine si annuncia un'altra giornata campale. Massimo Gramellini Sulla squadra di Bigon pesa la lunghissima assenza di Renica