La nuova Juve riparte da Tacconi di Bruno Bernardi

La nuova Juve riparte da Tacconi La nuova Juve riparte da Tacconi TORINO. La Juventus nuovo corso riparte da Stefano Tacconi. E Tacconi ricomincia da tre. Il quasi trentatreenne portiere, vice di Walter Zenga in Nazionale, ha firmato l'altro ieri un contratto, si dice, sulla base di 400 milioni netti all'anno, premi esclusi, sino al giugno '93. L'annuncio è stato dato ieri mattina in un breve comunicato diramato dalla società. «Avranno voluto impostare la squadra dal numero 1, sennò perdono i... conti», scherza Tacconi, ben sapendo che Gigi De Agostini, anche lui svincolabile, era stato il primo che Giampiero Boniperti aveva convinto a restare per altri tre anni, sottraendolo alla pericolosa concorrenza del Milan. Non perde il gusto della battuta il Tarzan del calcio italiano, sebbene si sia bloccato in allenamento. «Il colpo della strega: adesso rischio di non giocare a Bergamo», dice infagottato nel suo giaccone di pelle nera, con tanto di sciarpa a pois bianconeri attorno al collo. Il capo reclinato, fatica a girarsi, ma il medico ed il massaggiatore sono convinti di debellare il volgare torcicollo e di mandarlo in campo domani con l'Atalanta anche se Zoff ha messo sotto pressione Bonaiuti, pronto in caso di necessità a fare il suo esordio in A e nella Juventus. «Mi fa piacere per Tacconi»," così Zoff ha commentato la notizia della riconferma dopo aver parlato per mezz'ora ai bianconeri negli spogliatoi, sia di Roma che di Bergamo. Era da agosto, una volta al mese, che Tacconi lanciava messaggi a Boniperti e, finalmente, ha trovato l'accordo: la trattativa, virtualmente già conclusa dall'ex presidente dopo i colloqui avvenuti in gennaio, è stata perfezionata dal reggente avvocato Chiusano con reciproca soddisfazione delle parti. «Stavolta ho davvero rischiato di andarmene, più di quando venni estromesso di squadra da Trapattoni nella mia prima stagione torinese», confessa Tacconi. Più che la differenza tra richiesta ed offerta (Tacconi ha sempre detto che i soldi non erano l'aspetto più importante) era la durata del contratto a determinare qualche problema: l'età induceva la Juventus a proporgli un impegno biennale, ma il portiere, per sentirsi tranquillo, chiedeva un anno in più. l'ha spuntata. Un giorno l'Avvocato Gianni Agnelli aveva telefonato a casa di Tacconi per dirgli che la Juventus continuava ad aver fiducia in lui. Fu un segnale importante. «E' vero, ma non ho avuto nessuno sponsor tranne il campo», puntualizza Tacconi, corteggiato da altre squadre. «Il mio desiderio era quello di ri¬ manere, anche se leggevo sui giornali che Napoli e Milan erano interessate a me, così come la Juventus seguiva o aveva addirittura già bloccato il mio successore: mi spiace per gli altri colleghi, e per Bonaiuti, il mio attuale secondo, che dovranno aspettare sino al'93». All'epoca avrà 36 anni. Appenderà i guantoni al chiodo? «Neanche per sogno: Zoff e Albertosi hanno chiuso sulla quarantina ed io, facendo gli scongiuri, intendo emularli: sinora, a parte qualche acciacco, il fisico mi dà piena sicurezza nei miei mezzi», ribatte Tacconi. Poiché Sergio Brio chiuderà a fine stagione, Tacconi sarà l'unico superstite della grande Juventus. Tornerà a giocare in uno squadrone vincente? «In tre anni e mezzo — sorride —, poiché non è detto che già nella stagione in corso non riesca a vincere qualcosa, dovremmo farcela: vorrei parare la Luna 2, insomma fare un altro film sulla seconda parte della mia carriera juventina. Non ho chiesto garanzie. Mi fido». A Tacconi, non è un mistero, sarebbe piaciuto firmare contemporaneamente a Zoff. Nei giorni scorsi aveva spezzato una lancia in favore del suo maestro. «Noi siamo dipendenti e non possiamo sorpassare certi limiti», taglia corto. Le telecamere di una emittente svizzera lo reclamano. Non è solo un grande portiere, è anche un personaggio che s'interessa di problemi sociali, che fa beneficenza, e il suo recente grido d'allarme lanciato sul deposito di scorie radioattive che inquinano Piz Piangrande nel Canton Ticino ha suscitato delle reazioni. Anche in seno alla Juventus qualcuno non avrebbe gradito la polemica. «E' normale — dice Tacconi — che a qualcuno non faccia piacere, ma il mondo è dei nostri figli. Siamo alla guerra chimica. Un anno e mezzo fa ho cominciato un discorso su pace, ambiente e sport. Il mio non è un fatto politico, ma di coerenza». Bruno Bernardi SPORT La nuova Juve riparte da Tacconi

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