Usa, scambi a gonfie vele

Usa, scambi a gonfie vele A dicembre il deficit commerciale scende a 7,17 miliardi di dollari Usa, scambi a gonfie vele Dollaro nervoso: dopo un balzo a New York torna a scendere Wall Street è incerta per il calo della produzione industriale WASHINGTON. Il deficit commerciale Usa scende bruscamente e il dollaro va in altalena. Il forte calo del passivo della bilancia commerciale americana registrato a dicembre ha spinto ieri il dollaro sui mercati valutari internazionali — in Italia ha recuperato oltre 10 lire salendo a quota 1256,225 contro le 1245,87 lire di giovedì — ma a New York l'effetto propulsivo è durato poco e la valuta Usa è tornata presto a scendere sull'onda di alcune indiscrezioni. Nell'ultimo mese del 1989 il deficit è passato a 7,17 miliardi di dollari, contro i 10,29 rivisti di novembre: un dato nettamente inferiore alle previsioni degli analisti, che si aspettavano un passivo di circa 9 miliardi di dollari. Il deficit di dicembre, il più basso a partire da quello di 6,79 miliardi di dollari registrato nel dicembre del 1984, porta il disavanzo commerciale complessivo per il 1989 a quota 108,58 miliardi, 10 miliardi in meno rispetto ai 118,53 miliardi di passivo registrati nell'88. Il netto miglioramento dei conti commerciali con l'estero a dicembre si deve in particolare ad una diminuzione delle importazioni di petrolio e a una ripresa a pieno ritmo delle esportazioni di aerei della Boeing. A dicembre l'import è calato del 5,9% a 38,28 miliardi di dollari mentre l'export è salito del 2,4% a 31,11 miliardi. Per con- tro, nell'intero 1989, la bilancia commerciale ha registrato un aumento del 7,3% delle importazioni, a 472,93 miliardi di dollari rispetto ai 440,95 di un anno prima, e un aumento del 13% delle esportazioni, a 364,35 miliardi di dollari contro i precedenti 322,43. Nei confronti dell'Europa occidentale gli Usa hanno registrato in dicembre un surplus di 555,5 milioni di dollari contro un deficit di 741 milioni a novembre. Una notizia negativa arriva invece dal fronte della produzione industriale Usa, che a gennaio è diminuita del 1,2% contro un aumento rivisto dello 0,2% in dicembre. Lo ha comunicato la Federai Reserve che, aveva previsto per gennaio un calo intorno allo 0,7%. I mercati valutari hanno reagito rapidamente al risultato della bilancia commerciale e a Francoforte il dollaro ha chiuso a 1,6935 marchi contro gli 1,6772 di giovedì. A New York invece, dopo aver superato quota 1,70 contro il marco, la valuta Usa ha iniziato un deciso ribasso in seguito ad alcune voci che danno la banca d'investimenti First Boston non più in grado di contrattare alla borsa merci di Chicago a causa di difficoltà finanziarie: a metà seduta si aggirava intorno alle 1245 lire e agli 1,6785 marchi. A Wall Street la seduta si è aperta in modo incerto ed a metà seduta l'indice Dow Jones era a quota a 2.655,18, con un guadagno di 5,63 punti. La Borsa non ha reagito in modo significativo alla notizia del miglioramento del deficit. L'ottimismo è stato frenato dalle novità negative riguardanti la produzione industriale in gennaio e le condizioni della First Boston. Wall Street sembra comunque essersi ripresa dallo shock provocato tre giorni fa dalla richiesta dell'amministrazione controllata fatta dalla finanziaria Drexel Burnham Lambert. Ad allentare la tensione è stata la notizia che la banca d'investimenti Shearson Lehman Hutton potrebbe rilevare dalla finanziaria un portafoglio di 28.000 conti di clienti per un valore complessivo di 5 miliardi di dollari. [r. e. s.] Alan Greenspan

Persone citate: Alan Greenspan, Burnham, Hutton, Lambert, Lehman