La prima «tempesta» di Nobili all'Iri di Roberto Ippolito
La prima «tempesta» di Nobili all'Iri Si delineano le alleanze tra Alivar, Balilla e Park Davis; c'è una Cassa nel futuro di Banco Roma? La prima «tempesta» di Nobili all'Iri Pri e liberali in campo contro lo stop alle privatizzazioni ROMA. Si comincia dalle merendine e dalle caramelle. La strategia del presidente dell'Iri Franco Nobili trova la prima applicazione nel settore aumentare. L'addio alle privatizzazioni, proclamato nella conferenza stampa di mercoledì, è infatti seguito da alcune alleanze che hanno un denominatore comune: il gruppo pubblico non cede la maggioranza delle attività in campo alimentare coinvolte nell'operazione. Mentre repubblicani e liberali attaccano duramente Nobili per aver chiuso la stagione della vendita delle imprese pubbliche, il neopresidente dell'istituto va quindi dritto per la sua strada. . La Sme, la finanziaria alimentare dell'Iri, ha infatti impostato tre accordi per gestire insieme ai privati alcuni stabilimenti Alivar. Saranno costituite tre società comuni nelle quali l'Alivar deterrà il 51%. Ieri è trapelato che per le caramelle (i cui marchi Sme sono Charms e Sanagola), il possibile partner è la multinazionale americana Park Davis, presente in Italia con le Mentos. Appare invece scartata la soluzione Perfetti. La Sme non dà indicazioni sul futuro alleato, limitandosi a far sapere con un comunicato che le possibili intese sono «in avanzato corso di approfondimento». Gli altri due accordi sono invece conclusi, essendo «in corso di definizione intese con Balilla nei prodotti secchi» (biscotti e cracker) «e con Barilla e Ferrerò nelle merendine e cioccolato». Proprio la Sme (che Romano Prodi, predecessore di Nobili, ha invano tentato di cedere) è stata a lungo al centro delle polemiche fra sostenitori e avversari delle privatizzazioni. Ecco perché le sue iniziative assumono un valore simbolico. La conferenza stampa di Nobili ha riacceso la disputa. Il segretario liberale Renato Altissimo ha chiesto di mettere all'ordine del giorno dell'imminente vertice della maggioranza di governo il problema di cedere una fetta dell'industria a partecipazione statale: «Nobili ha espresso un parere personale apparso almeno in parte difforme dalla linea programmatica del governo». Altissimo è convinto che si debba vendere il più possibile: è una questione che giudica «ancora più importante dell'obiettivo di migliorare i conti dello Stato». Avanza la richiesta di «decidere, ed è il governo a doverlo fare, se ha ancora senso la presenza dello Stato in settori produttivi che possono essere gestiti molto meglio e comunque più opportunamente dai privati». Anche il segretario repubblicano Giorgio La Malfa, con un articolo pubblicato ieri da «La Stampa», ha contestato Nobili, schierandosi a favore di ampie privatizzazioni: «Le imprese sotto il controllo pubblico sono, nel nostro Paese, mal gestite o almeno gestite in modo meno efficiente delle equivalenti imprese private». Attaccato così duramente, Nobili ha però le spalle coperte. Ha il pieno appoggio di Giulio Andreotti, presidente del Consiglio e suo sponsor; non riceve critiche dai socialisti di Bettino Craxi, alleato numero uno di Andreotti. E' fuori di dubbio che nel governo prevalga il no a ridimensionare le partecipazioni statali. Anche il ministro delle Partecipazioni Statali, il de Carlo Fracanzani, non vuole ridurre la presenza pubblica in economia. Per l'Enimont dice che non si vende. Per la Sme ha scritto la delibera che impedisce la cessione e ieri ha fatto sapere che le intese per caramelle e merendine «si muovono nella linea delle direttive a suo tempo date di collaborazione pubblico-privato, ferma la maggioranza pubblica». Fracanzani non vuole che l'In scenda sotto il 51% nelle tre banche di interesse nazionale (Banco di Roma, Commerciale e Credito italiano). Per il Bancoroma, sono allo studio eventuali alleanze nell'ambito pubblico. Si parla con insistenza della possibile cessione del 20% all'Imi. Dal psi arrivano però pesanti riserve. Il contributo dell'Imi viene giudiI cato inadeguato per risolvere i problemi del Banco; si preferirebbe poi una soluzione contestuale per i problemi delle tre bin. Ma affiora anche un'alternativa, che in base alla logica dovrebbe essere gradita a Andreotti: la creazione di una superbanca a Roma. Si tenterebbe di mettere insieme la Cassa di Risparmio della capitale e il Santo Spirito (che stanno per concretizzare la fusione già decisa) più il Banco di Roma. Al di là di questo caso specifico, Nobili dichiara di voler collaborare con i privati. «Nobili — osserva il de Michele Viscardi, presidente della commissio¬ ne attività produttive della Camera — tenta di tutelare il "sistema Italia" nel complesso. Il problema non è tanto se dismettere aziende, ma individuare i settori in cui pubblico e privato possono lavorare insieme». La strada delle collaborazioni trova anche consensi sindacali. «Superate le diatribe ideologiche fra pubblico e privato, lo sbocco delle società miste individuato dall'Alivar è positivo perché mette a disposizione risorse finanziare e manageriali e consente maggiori volumi produttivi» sostiene Ferrucio Pe- los, segretario degli alimentaristi Cisl. Ma Altissimo non sente ragioni. Considera assolutamente indispensabili le privatizzazioni, «tanto più che anche il nuovo presidente dell'Iri non ha rinunciato alla solita richiesta di fondi di dotazione». A chi darà ragione il governo? Una prima risposta può arrivare già lunedì mattina, quando Andreotti incontrerà per l'affare Enimont Gabriele Cagliari e Raul Gardini, presidenti dell'Eni e della Montedison. Roberto Ippolito Il presidente dell'Iri Franco Nobili (a destra) insieme con il suo predecessore Romano Prodi
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