De Benedetti: complotto politico sulla Mondadori

De Benedetti: complotto politico sulla Mondadori Duro attacco del presidente Cir contro Berlusconi: a Segrate abbiamo la maggioranza e presto la faremo valere De Benedetti: complotto politico sulla Mondadori La Fininvest: accuse di mussoliniana memoria, simili ai metodi di Stalin MILANO. «Un complotto politico, affaristico, giudiziario». Carlo De Benedetti non ha mezze misure per descrivere i fatti succedutisi negli ultimi mesi che lo hanno, per il momento, estromesso dalla conduzione della Mondadori. Da più di due mesi non interveniva sulla battaglia di Segrate: lo ha fatto ieri con poche, chiarissime parole, al termine di un convegno sul Mercato unico europeo. De Benedetti non si sente per niente battuto, la permanenza di Silvio Berlusconi al vertice della casa editrice è momentanea, solo questione di tempo. La sua posizione è immutata: «Quando è successo alla Mondadori è un fatto grave e importante, abbiamo lavorato per cinque anni — spiega l'ingegnere attorniato da decine di giornalisti — abbiamo preso l'azienda che era in uno stato di bancarotta e l'abbiamo trasformata nel primo gruppo editoriale italiano. Non permet¬ teremo che una minoranza prevarichi sui diritti della maggioranza a causa di contorsioni giuridiche». Parole dure, che potevano apparire come un atto di sfiducia verso la giustizia. Ma poi De Benedetti ha chiarito alle agenzie il senso di quelle frasi: «Sono però convinto e ho piena fiducia—ha aggiunto — che le nostre iniziative legali potranno rapidamente dimostrare la fondatezza delle nostro buone ragioni». Non sono comunque mancati i toni sarcastici verso il patron della Fininvest. «Non si conduce un'azienda come una squadra di football — ironizza —. Ho letto che Berlusconi ha espresso interesse alla distribuzione di azioni Mondadori ai dipendenti, ai giornalisti... non c'è niente di nuovo in tutto questo, noi lo abbiamo fatto vent'anni fa nelle nostre aziende ed è una cosa che abbiamo realizzato anche alla Mondadori». A questo proposito De Be¬ nedetti cita il caso del direttore dimissionario di Panorama, Claudio Rinaldi, possessore di una «stock option» che ora gli verrà liquidata. «E poi — aggiunge — Berlusconi non può distribuire azioni ai dipendenti, perché non è in grado di approvare un aumento di capitale, la maggioranza l'abbiamo noi». Quali sono le armi della Cir per realizzare un altro ribaltone nel gruppo editoriale? Sostanzialmente due. La prima: ((Abbiamo un contratto di acquisto delle azioni Amef dei Formenton che riteniamo valido, e tale è stato ritenuto dal Tribunale che ha sequestrato le azioni. Sul contratto, poi, è già stato avviato l'arbitrato». La seconda: «Abbiamo la maggioranza nell'assemblea straordinaria e questo è un fatto». L'ingegnere pensa di riuscire a far approvare dall'assemblea straordinaria della Mondadori di fine marzo la sua proposta di aumento di capitale da 80 a 400 miliardi con l'emissione di sole azioni ordinarie che gli consentirebbe, da solo, di raggiungere la maggioranza del capitale ordinario. E se la Fininvest impedirà l'operazione con un'assemblea speciale? De Benedetti non ci crede. Ci sono possibilità di accordi con Berlusconi? «Non esiste alcuna possibilità di gestire la Mondadori insieme a Berlusconi». Tuttavia la tortuosa via della trattativa rimane aperta e potrebbe essere la soluzione finale. De Benedetti ammette, infatti, che «esiste un'ipotesi Mediobanca, positiva nei principi generali, anche se non ci trova d'accordo sul piano finanziario». In che cosa consiste? L'ingegnere si limita a precisare che è «una separazione delle attività della Mondadori». In serata l'arnministratore delegato della Fininvest comunicazioni, Fedele Confalonieri, ha definito «assurde e sospette» le affermazioni di De Benedetti. «Sono molto gravi — ha detto — e richiamano i complotti plutogiudaico-massonici di mussoliniana memoria o quelli socialfascisti che Stalin utilizzava per mandare gli avversari sotto processo». Nel frattempo ieri a Segrate Rinaldi ha salutato la redazione di Panorama. Nel numero in edicola lunedì prossimo il direttore uscente spiega che con il cambio della presidenza Mondadori pone un problema di «compatibilità e personale coerenza». «Conoscendo da molti anni le simpatie politiche di Berlusconi — scrive — avevo motivo di ritenere che sotto la sua presidenza la Mondadori scegliesse un indirizzo poco conciliabile con la grande tradizione di Panorama che è di assoluta indipendenza dal potere e di critica anche aspra verso i governi». Rinaldo Gianola

Luoghi citati: Milano, Segrate