Mercoledì sciopero nelle elementari di Maria Grazia Bruzzone
Mercoledì sciopero nelle elementari I maestri protestano contro le modifiche alla riforma della scuola primaria in esame al Senato Mercoledì sciopero nelle elementari Tutti i sindacati aderiscono al blocco, lo Snals intende prolungarlo Le richieste: tre insegnanti per classe, meno ore di lavoro, più soldi ROMA. Bambini a casa mercoledì prossimo e in molti casi per tutto il resto della settimana. Le scuole elementari e materne statali rimarranno chiuse in tutta Italia per lo sciopero unitario proclamato per il 21 febbraio da sindacati confederali e autonomi ai quali si sono unite le associazioni dei maestri laici e cattolici: Cidi, Fnism, Mce, Aimc. Lo Snals, al quale aderisce circa un quinto degli insegnanti delle scuole primarie, ha deciso di continuare lo sciopero per quattro giorni e invita le famiglie a partecipare alle agitazioni. Mercoledì, all'astensione nelle prime due ore di lezione seguiranno assemblee nelle scuole. Sono previste anche tre manifestazioni: nel Nord, al Centro e al Sud. I maestri protestano contro le modifiche apportate dal Senato al testo di legge sulla riforma della scuola elementare, la cui discussione nell'aula di Palazzo Madama comincerà proprio mercoledì mattina. Sotto accusa è soprattutto l'articolo 5, che, dopo aver previsto i tre insegnanti per due classi al posto del vecchio maestro unico, ha attenuato la novità con la figura del «maestro prevalente» che dovrebbe essere funzionante «di norma» in ogni classe, a meno di una decisione contraria presa dal collegio dei docenti. Ma sotto accusa sono anche i provvedimenti amministrativi aggiunti dalla commissione Cultura del Senato: la durata dell'orario di servizio, con un massimo di 27 ore settimanali nelle prime due classi finché non sarà introdotta la lingua straniera, e di 30 ore per il secondo ciclo; l'uso dei docenti in soprannumero per le supplenze temporanee; la composizione delle classi che nei Comuni sopra i 15.000 abitanti dovranno avere in media 22 alunni per classe. Norme tutte contestate sia per principio, perché, a detta dei sindacati, dovrebbero rientrare in una trattativa da contrattare e da condurre con il sindacato; sia perché contribuirebbero a «svuotare» il senso della novità dei tre inse¬ gnanti per classe e a ridurre gli organici rispetto alle previsioni. «Non si tratta solo di tagliare gli organici, come hanno esplicitamente chiesto i ministri del Bilancio e del Tesoro — spiegano alla Uil-scuola —. Il fatto è che, dovendo sostituire i colleghi assenti, i tre maestri avrebbero ben poco tempo da dedicare a quella programmazione unitaria che è fondamentale nella nuova scuola elementare». Questo toglierebbe valore anche a quella qualificazione o specializzazione che dovrebbe essere conseguenza della più elevata formazione (i nuovi maestri dovrebbero essere laureati). Ai motivi «ideali» si intrecciano insomma rivendicazioni economiche. Su questo aspetto della protesta ha insistito il segretario generale dello Snals, Nino Gailotta. Renato d'Angiò, segretario generale del Sinascel, il sindacato scuola elementare della Cisl, e il segretario della Uilscuola Osvaldo Pagliuca si sono dichiarati soddisfatti per l'inte¬ sa raggiunta fra le tre confederazioni che ha permesso di ricomporre il fronte sindacale sull'importante tema della riforma della scuola elementare. In un primo momento a proclamare lo sciopero era stata solo la Cgil-scuola, il cui segretario, Dario Missaglia, ha rilasciato dichiarazioni assai dure: «Chi pensava di votare al Senato in tutta tranquillità è bene che ci ripensi — ha detto Missaglia —. Non è isolato il movimento sindacale, sono isolate le forze politiche che vorrebbero compromettere il testo di riforma varato dalla Camera». Le agitazioni nelle scuole contribuiranno probabilmente a riaccendere il dibattito sulla riforma della scuola elementare il cui varo, dopo dieci anni di attesa, sembrava ormai imminente. I sindacati chiedono infatti il ripristino del testo già varato dalla Camera, se non nella lettera almeno nello spirito. Ma proprio le modifiche contestate erano il frutto di un compromesso raggiunto dalle forze politiche. La «triplicazione» del maestro era stata messa sotto accusa dal senatore liberale e pedagogista Valitutti e, soprattutto, da ampi settori della democrazia cristiana, con in testa il responsabile del Movimento Popolare, Giancarlo Cesana. Maria Grazia Bruzzone Sergio Mattarella, ministro della Pubblica Istruzione
Persone citate: Dario Missaglia, Giancarlo Cesana, Nino Gailotta, Osvaldo Pagliuca, Renato D'angiò, Sergio Mattarella, Valitutti
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