Cartagena amara per il «duro» Bush

Cartagena amara per il «duro» Bush Il presidente Usa si è dovuto piegare ai sudamericani: bocciata la strategia fondata sui marines Cartagena amara per il «duro» Bush I retroscena del vertice da cui è nato il patto anti-droga WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Al vertice di Cartagena, ha proclamato Bush, «è nato il primo cartello antidroga della storia», ma è stato anche un vertice revisionista: ha costretto il presidente a prendere atto che la sua strategia dell'intervento militare Usa in America Latina contro i narcotrafficanti è irrealizzabile. Bush era partito per Cartagena con la speranza di strappare ai presidenti colombiano Barco, peruviano Garcia e boliviano Paz Zamora l'assenso a mandare le portaerei statunitensi nei Caraibi per bloccare il traffico di cocaina. Si è scontrato con un fronte del «no» così compatto che ha dovuto accontentarsi d'inviare i suoi Awacs o radar volanti a Portorico — che è territorio Usa —, e di mettere a disposizione dei tre Capi di Stato le attrezzature e i consiglieri militari che essi ritenessero necessari. Non solo. Bush ha dovuto rendersi anche conto che la cocaina, in Sud America, non è un problema di ordine, roba da polizia, ma è un problema economico e sociale, quindi questione di riforme. E' stato messo con le spalle al muro al punto che Paz Zamora ha definito il vertice «il vertice della perestrojka Usa», ossia della ristrutturazione della campagna antidroga della superpotenza. «Bush ha capito — ha detto il presidente boliviano alla confe¬ renza stampa conclusiva — che occorrono colture agricole alternative a quelle della coca, che dà da vivere a centinaia di migliaia di persone». Bush ha insistito che «coltivare la coca è immorale». Ma Garcia ha ribattuto che «la lotta contro il traffico della droga produce squilibri economici che vanno anticipati». I retroscena del vertice di Cartagena, resi ieri pubblici con riluttanza dalla Casa Bianca, confermano che Bush è stato per la maggior parte del tempo sulla difensiva, benché lo zar dell'antidroga Bennet abbia affermato che «non si è trattato di un processo, Bush non è stato spintonato». Il confronto di Bush con i tre presidenti sudamericani è stato acceso soprattutto per quanto riguarda l'assistenza Usa a Colombia, Perù e Bolivia. Per il '90 Bush ha stanziato poco più di 400 milioni di dollari in aiuti economici e militari ai tre Paesi. Ma minaccia di far perdere altri 600 milioni di dollari alla sola Colombia con il contingentamento delle sue esportazioni di caffè e di fiori. Il commercio della cocaina nei tre Paesi ha un fatturato di quasi 5 miliardi di dollari annui, dollari a cui essi non potrebbero rinunciare facilmente. A un certo punto, di fronte alla modestia dei programmi di Bush, Garcia ha esclamato parodiando una pubblicità televisiva Usa: «Where is the beef?», «Dov'è la ciccia?». Il patto concluso da Bush a Cartagena è comunque un successo per la guerra mondiale contro la droga: chiarisce i termini del problema ed evidenzia le armi a cui bisogna far ricorso. Bush ha ieri dichiarato che intensificherà gli sforzi per ridurre drasticamente il consumo di cocaina negli Stati Uniti — che rappresenta il 65 per cento del totale — e per aumentare gli aiuti economici alla Colombia, al Perù e alla Bolivia: questo aumento potrebbe avere la forma anche di agevolazioni commerciali, e di riduzione del loro debito estero. Ennio Carette A Cochabamba contadini contro Bush: «La coca è la ricchezza della Bolivia»