Legge anti-sequestri, sì dei giudici
Legge anti-sequestri, sì dei giudici Polemiche sul disegno di legge del governo per frenare la criminalità organizzata Legge anti-sequestri, sì dei giudici Ma i familiari dei rapiti: no al blocco dei beni ROMA. I magistrati sono d'accordo, gli avvocati un po' meno, e nella prima serie di reazioni, in gran parte positive, all'iniziativa del governo di tradurre in legge la «linea dura» anti-sequestri, si affaccia anche qualche dubbio: il blocco dei beni del sequestrato e dei suoi familiari, e le norme, punitive per i testimoni che rifiutano di collaborare con la giustizia, funzioneranno anche in pratica? Il presidente dell'associazione nazionale magistrati Raffaele Bertoni ritiene che le nuove norme non vadano contro gli interessi dei familiari di un sequestrato. «Sono molto favorevole al blocco dei beni — dice — perché rappresenta soprattutto un mezzo di prevenzione. Se, infatti, chi vuole mettere in atto un così grave reato sa che esistono delle norme efficaci che impediscono il raggiungimento del suo scopo non lo commette più. In pratica è un valido deterrente perché chi vuol incassare un riscatto e sa in anticipo che sarà pressoché impossibile raggiungere questo scopo si regolerà di conseguenza. Occorre, però, che il Parlamento ratifichi al più presto il decreto senza ulteriori rinvìi, come è, purtroppo, avvenuto più volte in passato». Un altro elemento positivo, secondo Bertoni, è costituito dal fatto che vi sarà «un orientamento comune per tutti gli inquirenti, perché oggi è veramente spiacevole vedere che si adotta in alcuni casi una linea "morbida", mentre in altri quella "dura" con conseguenti disuguaglianze ed incertezze anche per chi subisce il sequestro. Ci si può, infatti, trovare davanti a risultati completamente opposti a seconda se gli organi di polizia o i magistrati abbiano seguito — oppure no — una certa linea». «Ritengo, invece, che abbia poca efficacia — ha concluso il presidente dell' Anni — la norma che prevede la condanna fino a tre anni di carcere per chi, all'infuori dei parenti del rapito fino al quarto grado, pur avendone conoscenza, omette di denunciare fatti e circostanze attinenti al sequestro di persona, Infatti, difficilmente si potrà provare che il testimone sapeva». Anche il procuratore aggiunto della Repubblica di Firenze Pierluigi Vigna, che ha indagato sul sequestro dell'industriale Dante Belardinelli, liberato l'estate scorsa dopo il blitz dei Nocs nei pressi di Roma, si è detto «estremamente favorevole» al progetto governativo, «perché uniforma alcune regole di condotta per tutti i magistrati e le forze di polizia». Secondo Vigna «questa legge ha un obiettivo preciso, e spero proprio che l'ottenga: quello di disincentivare il delitto di sequestro di persona, eliminando proprio il suo obiettivo, il facile reperimento di denaro in cambio della vita dell'ostaggio». Il magistrato fiorentino ha inoltre condiviso che non sia cambiata la regola secondo cui a condurre le indagini su un sequestro di persona sia il giudice del luogo del rapimento e non quello dove l'ostaggio è detenuto o è stato liberato. «Si potrà infatti meglio controllare — ha spiegato — i contatti tra la famiglia del sequestrato e i suoi rapitori. In caso contrario, invece, sarebbe molto difficile stabilire a quale giudice assegnare l'indagine e si finirebbe, inevitabilmente, per dare il via all'inchiesta solo con la liberazione dell'ostaggio». L'avvocato napoletano Massimo Krogh, ex consigliere di Cassazione, è, invece, contrario al «congelamento» dei conti correnti e delle proprietà del rapito, ma condivide tutte le altre misure decise dal Consiglio dei ministri, soprattutto quelle riguardanti il mantenimento in carcere dei sequestratori. «Non penso — spiega — che il blocco dei beni e gli ostacoli ai finanziamenti possano disincentivare i sequestri di persona, perché chi ha un congiunto nelle mani dei banditi riuscirà in ogni caso a procurarsi il denaro. Sarà più difficile, ma le previsioni vincolistiche finiranno per gravare più sulle vittime che sui criminali. Per il resto il progetto governativo costituisce un'adeguata risposta a questo gravissimo reato». Pier Luigi Franz i NELLE MANI DELL' ANONIMA GIORNI DI PRIGIONIA DEI SEQUESTRATI 1 1 1 1 1
Persone citate: Bertoni, Dante Belardinelli, Mani Dell, Massimo Krogh, Pier Luigi Franz, Pierluigi Vigna, Raffaele Bertoni, Secondo Vigna
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