Carlsson se ne va, ma forse resta di Enrico Benedetto

Carlsson se ne va, ma forse resta SVEZIA Crisi all'italiana: il Parlamento boccia il premier, il Paese rifiuta i sacrifìci Carlsson se ne va, ma forse resta Il partito di maggioranza hja pronto un nuovopiano anti-crisi: si taglierebbe sui servizi sociali Potrebbe rientrare il tradimento delpc che propone una traballante maggioranza rosso-verde STOCCOLMA DAL NOSTRO INVIATO E' caduto, ma forse resterà in piedi. Dopo un estenuante dibattito al Riksdag che la diretta tv ha trasformato in happening nazionale, il premier Carlsson si è deciso a gettare la spugna. Con motivazioni diverse — talora diametralmente opposte — moderati, centristi, liberali, verdi e lo stesso pc avevano appena silurato unanimi il piano anti-crisi socialdemocratico per 190 voti contro 153. Al successore di Olof Palme non mestavano alternative alle dimissioni. Ma alle 18 e 25 di ieri forse Stoccolma ha perduto solo un governo, non la bussola per uscire da quella che il premier giudica «la più grave congiuntura degli ultimi decenni». I socialdemocratici avrebbero infatti nel cassetto un piano di riserva, che già circola a mo' di samizdat nelle segreterie. Pare elimini il contestato blocco dei salari attingendo copiosamente dal Fondo Servizi: tagli su assegni familiari, pubblica assistenza, erogazioni a vario titolo. E' la virtuale eutanasia del «modello svedese» giacché mai negli ultimi quarantanni un governo «rosa» aveva proposto forti decurtazioni nel Welfare State. Carlsson, insomma, ripresenterebbe al Paese malato che storce la bocca una medicina diversa, ma forse ancora più amara, tanto da farlo ricredere. Se arriva una nuova bocciatura, non restano che elezioni anticipate — già in marzo, si dice — ma i comunisti dopo avere tradito il premier ieri, forse un domani lo salveranno garantendogli nuove maggioranze. La parola, comunque, da oggi non è più a socialdemocratici, moderati o liberali. Deciderà il presidente della Camera se riassegnare l'incarico, promuovere sondaggi (sarebbero cautamente iniziati ieri notte) o indire l'appello alle urne. Carlsson, sprezzante e ironico come mai in questi quattro anni, nei suoi ripetuti interven¬ ti ha fatto muro sul blocco di prezzi, salari, rendite azionarie. «La nostra società dice no alla miseria e alla crisi sociale. Ne siamo fieri. Il partito moderato ci spiega che dovremmo imitare gli altri Paesi occidentali. Invidia forse loro i disoccupati che non abbiamo? ...ma già vedo un futuro inquieto, fatto di scioperi, turbolenze, insicurezza. E' impossibile andare avanti se il prodotto nazionale lordo cresce del 6% (come nell'ultimo triennio) e gli stipendi del quadruplo. Abbiamo voluto provare a convincere le altre forze. Invano: evidentemente preferiscono non assumersi alcuna responsabilità». Punto sul vivo, il leader comunista Lars Werner dopo averle propiziate definiva «intempestive» le dimissioni, preconizzando una fantasiosa maggioranza rosso-verde che proprio gli ecologisti s'incaricavano di minare: «Il pc vuole bloccare i prezzi, ma non i salari. Noi preferiamo invece difendere le foreste che gli standard. Vivere con meno oggi in Svezia significa vivere meglio». Litigioso è anche il trio dell'opposizione borghese. I liberali già rimpiangono il flirt con la socialdemocrazia sulla riduzione delle imposte ma centristi e moderati la pensano diversamente. La crisi, in effetti, sorprende il Paese nella difficile transizione biennale a una società con imposte meglio ripartite. Il deus ex machina di questo innovativo progetto, Kjell Olof Feldt, sedeva ieri malinconicamente vicino a Carlsson. La sua promessa — cambiare tutto senza spostare nulla — oggi è un incantesimo fallito. Addirittura, i socialdemocratici l'hanno tenuto fuori dalla riunione chiave che precedeva il dibattito parlamentare. Senza dirlo: ma un fotografo dell'«Aftonbladet» l'ha sorpreso tutto imbacuccato che portava il cane a far pipì mentre lo stato maggiore della Sap preparava l'ultima impossibile riscossa. Enrico Benedetto

Persone citate: Carlsson, Kjell Olof Feldt, Lars Werner, Olof Palme, Pare

Luoghi citati: Stoccolma, Svezia