Bush blocca gli aiuti ai Mujaheddin di E. St.

Bush blocca gli aiuti ai Mujaheddin Bush blocca gli aiuti ai Mujaheddin «Le forniture alimentari finiscono a Najib» Il Cremlino propone ai ribelli un piano di pace WASHINGTON NOSTRO SERVIZIO Gli aiuti alimentari americani ai mujaheddin afghani sono sospesi. Un programma di 30 milioni di dollari (poco meno di 40 miliardi di lire) è stato bloccato per l'impossibilità di impedire che i beni (grano e medicinali, prevalentemente) finiscano nelle mani del governo afghano filo-sovietico piuttosto che in quelle dei ribelli sostenuti dagli Usa. La decisione è stata presa dopo che in gennaio un carico di 2400 tonnellate è stato «trattenuto» dai servizi segreti pakistani, che invece di farlo pervenire ai destinatari, cioè i mujaheddin, lo hanno fatto finire nei mercati delle città afghane controllate dal governo di Najibullah. Il programma di aiuti alimentari alla guerra afghana (parallelo a quello per le forniture militari) è stato varato cinque anni fa, ha un bilancio di 380 milioni di dollari (quasi 500 miliardi di lire). Il problema dei «dirottamenti» dei beni alimentari, a quanto pare, sta in un vizio di fondo, e cioè nel fatto che quando il programma fu varato, nel 1985, all'Aid (Agency for International Development) non furono dati sufficienti poteri di controllo. Il Dipartimento di Stato, dicono i responsabili dell'Aid, impedì al suo personale di viaggiare in «zona di guerra», per ragioni di sicurezza, per cui la sola cosa che si poteva fare era di affidare la distribuzione dei beni alimentari e dei medicinali ai servizi segreti pakistani. Un rapporto presentato al Congresso, che sovrintende alla distribuzione, parla di tonnellate di materiale «intercettato» da gruppi rivali di ribelli, «rubato» da gruppi armati «non impegnati nella lotta per la libertà», venduto nei bazar gestiti dal governo o semplicemente trattenuto dai pakistani per uso proprio. Intanto anche Mosca si occupa dell'Afghanistan. Mentre Najibullah a Kabul propone l'ennesima tregua alla guerriglia, il ministro degli Esteri sovietico Eduard Shevardnadze ha proposto ieri la smilitarizzazione dell'Afghanistan e una conferenza di pace, nella quale l'Onu giocherebbe un importante ruolo, con un piano globale in 10 punti per giungere alla fine della guerra civile nel Paese. Alla conferenza parteciperebbero il governo di Kabul e rappresentanti dei mujaheddin. La proposta, avanzata dal ministro degli Esteri in un articolo pubblicato dalle Izvestia, prevede inoltre l'organizzazione di elezioni con la partecipazione di osservatori stranieri, sul modello della Namibia o del Nicaragua, tra i quali la Conferenza islamica e il movimento dei non allineati. Intanto la guerriglia islamica ha lanciato un appello a Gorbaciov perché interrompa il suo appoggio ai «fantocci comunisti» di Kabul «prima che sia troppo tardi». [e. st.]

Persone citate: Bush, Eduard Shevardnadze, Gorbaciov, Najib, Najibullah

Luoghi citati: Afghanistan, Kabul, Mosca, Nicaragua, Usa, Washington