Le elezioni di Tokyo un affare di famiglia di Fernando Mezzetti

Anche il decisivo voto di domenica rafforza la tendenza dei grandi clan a spartirsi il potere Anche il decisivo voto di domenica rafforza la tendenza dei grandi clan a spartirsi il potere Le elezioni di Tokyo, un affare eli famiglio Nella maggioranza 4ei collegi in lizza parenti dei notabili ■ «Uv ■ TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In risposta alle richieste di rinnovamento in vista delle elezioni anticipate di domenica prossima per la Camera, una ventina di notabili del partito di maggioranza liberaldemocratico hanno deciso di non ricandidarsi. Al loro posto, nei collegi da essi dominati per decenni, appaiono personaggi nuovi: figli, generi, nipoti. Nelle ultime votazioni del 1986, oltre il 60 per cento dei nuovi eletti rimpiazzavano parenti stretti. Per le prossime, 135 dei 320 candidati liberaldemocratici sono parenti più o meno stretti di vecchi membri di una delle due Camere o di governatori di prefettura. L'opposizione non è immune da questa pratica, anche se in modo meno vistoso. Dei 148 candidati socialisti, 11 sono figli o generi di deputati uscenti o ritiratisi dalla politica; dei 44 socialdemocratici, dieci sono parenti di politici. Numerosi, nella maggioranza e nell'oppo¬ *rtrt: sizione, sono i figli adottivi. I legami di clan possono contare più dei legami di sangue: l'adozione è molto diffusa per dare dignità e saldezza giuridica a profondi rapporti di fedeltà. Tra gli esponenti governativi che si ritirano dalla politica i più importanti sono Takeo Fukuda, 84 anni, e Zenko Suzuki, 79 anni. A loro posto nei rispettivi collegi, si presentano i figli. Nessuno si stupisce del fatto che i politici si trasmettano in eredità voti e posizioni di potere. Una carriera politica viene a costare molto, ed è un patrimonio da tutelare. Al declino della dinastia imperiale e dell'aristocrazia che attono ad essa si muoveva, è corrisposta l'ascesa delle dinastie politiche: i nuovi samurai. Ad essi stanno alla pari soltanto le dinastie dei medici, professione molto ambita in un Paese in cui l'assistenza non è generalizzata e gratuita come da noi: secondo una ricerca in una facoltà universitaria di medicina, il 61 per cento degli iscritti è figlio di medici. Di questi, l'85 per cento sono an¬ che prorietari di clinica. Come le vecchie aristocrazie, anche le dinastie politiche mentre favoriscono i parenti si rafforzano tra loro con matrimoni. Le moglie dei parlamentari della maggioranza hanno istituito un club per combinar nozze tra i loro figli o per dar moglie ai pochi onorevoli ancora celibi. Su 22 ministri del dimissionario governo Kaifu, sette sono parenti stretti di notabili del partito di maggioranza, il cui vertice è tutto legato da parentele. L'ex premier Noboru Takeshita e Shin Kanemaru, entrambi autentici padroni del partito, hanno rafforzato i loro rapporti nella corrente di cui sono a capo facendo sposare i loro figli; l'attuale segretario generale del partito, Ichiro Ozawa, ha sposato la sorella di Takeshita; Shintaro Abe, ex segretario generale ed ex ministro degli Esteri, probabile futuro premier, ha sposato la figlia di Nobusuke Kishi, già potente primo ministro; Kiichi Miyazawa, già ministro delle Finanze, personaggio molto in¬ fluente, è legato per matrimoni di figli all'ex premier Zenko Suzuki. Alcuni commentatori osservano che la mobilità sociale promossa dallo sviluppo economico non ha trovato rispondenza nel campo politico, dove si è avuta la formazione di una nuova classe: «Fondata — dice il professor Kaoni Okano della Meiji University — su principi di successione feudali adottati anche dai gangster». «I signori feudali — osserva lo studioso — trasmettevano il potere ai discendenti sulla base del principio d'autorità. I parlamentari di oggi ereditano il potere sulla base della forza del denaro. Per conquistare e mantenere un seggio il candidato ha bisogno di fondi ingenti, che non riuscirà mai a recuperare nella sua vita. Per questo passa in eredità i voti al figlio o a un parente stretto». Come tutto, la politica è in Giappone più costosa che altrove. Un gruppo di deputati hanno rivelato che la spesa media di ognuno di loro per mantene¬ re i rapporti clientelali con l'elettorato è di circa un miliardo di lire all'anno. Per le votazioni si va alle stelle. Il partito liberaldemocratico prevede di spendere da qui al 18 febbraio complessivamente 300 miliardi di lire, che verranno dal big business. In più, ogni corrente sta raccogliendo contributi e elargizioni da vari settori e corporazioni. Il sistema elettorale è basato su 130 circoscrizioni, ognuna delle quali dispone da tre a cinque seggi a seconda della popolazione. Essendo i candidati molti di più, essi debbono farsi lotte serrate all'interno dello stesse partito per essere eletti. Secondo stime prudenziali ognuno di loro spende circa due miliardi di lire: 500 milioni gli vengono in prestiti o sovvenzioni dal partito o dalla corrente. Per il resto deve arrangiarsi, organizzando gruppi sostenitori che finiscono per identificarsi con lui, non col partito, aspettando a loro volta favori. Fernando Mezzetti

Persone citate: Ichiro Ozawa, Kaifu, Kiichi Miyazawa, Noboru Takeshita, Shin Kanemaru, Shintaro Abe, Takeo Fukuda, Takeshita, Zenko, Zenko Suzuki

Luoghi citati: Giappone, Tokyo