«Fratelli liberatevi dal giogo russo» di Enrico Singer

La capitale in mano alla folla, si parla di mille tra morti e feriti. Duro monito anche dall'Iran La capitale in mano alla folla, si parla di mille tra morti e feriti. Duro monito anche dall'Iran «Fratelli, liberatevi dal giogo russo» Appello al Tagikistan da un leader guerrigliero afghano MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La rivolta nazionalista esplosa nel Tajikistan ha assunto, ormai, i contorni di una insurrezione. Dushanbe, la capitale, è in mano alla folla che manifesta nelle strade, senza sosta, da tre giorni e che, ieri mattina, ha tentato anche di occupare l'aeroporto. Sparatorie sono segnalate in diversi quartieri e l'esercito si è unito alle forze speciali del ministero dell'Interno per riprendere il controllo della situazione. Sono arrivati anche alcuni reparti di paracadutisti, i «berretti blu» che costituiscono il nucleo d'assalto dell'Armata Rossa. Ma, finora, tutto è stato inutile. Anzi, il bilancio delle vittime si è aggravato: una fonte medica non controllabile ha fissato a mille il numero dei feriti e dei morti. E il massacro esaspera sempre di più la rivolta. Nella più piccola delle Repubbliche asiatiche dell'Urss — cinque milioni d'abitanti, ai confini con l'Afghanistan — sembra ripetersi lo scenario del conflitto del Caucaso. Con una variante: il bersaglio dei nazionalisti musulmani è direttamente la minoranza russa che vive nella Repubblica. Se la caccia alle poche decine di profughi armeni arrivati a Dushanbe è stata la scintilla delle violenze, adesso è quel dodici per cento di popolazione di SUD AFRICA origine russa (concentrato soprattutto nella capitale che conta circa seicentomila abitanti) ad essere preso di mira dai pogrom. Ieri è stato ucciso anche un giornalista russo e un altro è stato gravemente ferito. Gli agguati si moltiplicano, gli appartamenti distrutti sono centinaia, come i negozi saccheggiati. La pattuglia più agguerrita dei manifestanti — che le fonti sovietiche stimano in cinquemila persone — è composta da giovani che marciano nelle vie della città indossando gli abiti tradizionali musulmani, che gridano «il Tajikistan ai tajiki» e che reclamano l'apertura della frontiera con l'Afghanistan. Ma queste «marce» che attraversano Dushanbe non sono fatte soltanto di slogan. Sono questi ultras gli autori dei pogrom contro i russi e testimoni hanno riferito anche che «alcuni scalmanati» hanno violentato delle ragazze tajike che «erano vestite all'occidentale». La rivolta, almeno nelle sue punte più estreme, ha assunto le forme della crociata islamica. E non è un caso che ieri Radio Teheran abbia affermato che «i tajiki, così come tutti gli altri popoli musulmani dell'Urss, vogliono ritrovare la loro identità». E' un commento che l'Iran aveva formulato già nei giorni della battaglia di Baku. Ma questa volta 1'«ingerenza» è GIAPPONE stata accolta a Mosca con la massima irritazione anche perché si è intrecciata ad un vero e proprio appello alla ribellione totale dei musulmani d'Urss lanciato da uno dei capi militari della resistenza afghana. Nel primo anniversario del ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan, il comandante Ahmed Shah Massud ha detto che «i fratelli musulmani devono scatenare la lotta di liberazione dalla dominazione russa per conquistare la loro libertà al più presto possibile». Il comandante Massud è di nazionalità tajika e questo aumenta l'allarme del Cremlino perché stabilisce un «contatto» tra la guerriglia afghana e la rivolta di Dushanbe. Negli ambienti militari sovietici si dice più o meno apertamente che il «contatto» tra guerriglieri afghani e ribelli tajiki è già una realtà operativa. Che attraverso il fiume AmuDaria — la frontiera tra Afghanistan e Urss — sarebbero passate armi ed anche «estremisti». Così come si dice che esponenti del Fronte popolare dell'Azerbaigian sarebbero arrivati a Dushanbe per dare man forte ai manifestanti tajiki ai quali mancherebbe ancora un vero «cervello politico» in grado di guidare l'insurrezione contro il potere dell'Unione. Enrico Singer Manifestazione davanti al palazzo del governo di Dushanbe nel Tagikistan. Si parla di mille vittime tra morti e feriti

Persone citate: Ahmed Shah Massud, Massud