Summit anti-coca un'armada difende Bush di Fabio Galvano

Due cittadini americani sequestrati in Colombia come «avvertimento», manifestazioni contro «l'arroganza Usa» Due cittadini americani sequestrati in Colombia come «avvertimento», manifestazioni contro «l'arroganza Usa» Summit qnti-cocq, ui^armada difende Bush Le minacce dei narcos condizionano il vertice di oggi a Cartagena «11 riciclaggio è un crimine» Scende in campo anche la Cee «Basta con il segreto bancario» WASHINGTON L'operazione scatterà alle 8 di stamane: uno stormo di elicotteri Usa, tutti uguali, si leverà in volo dall'aeroporto di Barranquilla diretto a Cartagena a cento km circa di distanza, il porto della «flotta dell'oro» spagnola che nel Seicento portava in Europa i tesori delle colonie d'America. A bordo di uno degli elicotteri, indistinguibile dagli altri, ci sarà il Presidente Bush, in viaggio verso il vertice sulla droga coi presidenti colombiano Barco, boliviano Paz Zamora e peruviano Garcia. Se i narcotrafficanti vogliono attentare alla vita di Bush, come hanno minacciato, dovranno abbattere con una pioggia di missili l'intero stormo di elicotteri. Il breve volo del Presidente sarà il più protetto della storia. In cielo lo scorterà uno squadrone di aerei da combattimento americani, e in mare due navi da guerra, la Nassau, una portaelicotteri con 1.700 marines a bordo, e la Sampson, un incrociatore lanciamissili dotato di una clinica perfettamente attrezzata. A terra, 5 mila soldati colombiani e 5 mila poliziotti presidieranno Barranquilla e Cartagena: l'anti-terrorismo disporrà di cani antidroga e anti-esplosivi, e robot per disinnescare le bombe. La sede del vertice, la villa estiva di Barco, al centro di una base militare, sulla punta della splen¬ dida penisola di Cartagena, sarà trasformata in una fortezza, con vetri antiproiettili, franchi tiratori sui tetti, carri armati lungo il perimetro. Gli agenti segreti analizzeranno chimicamente il cibo e le bevande per accertarsi che non celino veleni. Le probabilità di un attacco a Bush sono assai ridotte: l'ammiraglio colombiano Cadena Mutis, il comandante della operazione, ha promesso che «il Presidente sarà più sicuro che alla Casa Bianca», e La Prensa, un giornale di sinistra, ha ironizzato sulle misure di supersicurezza, dicendo che per paura Bush, «el mas macho», ha infilato spie ovunque «e invaso militarmente la Colombia». Ma contro il vertice antidroga si sono già mossi i narcotrafficanti e la guerriglia, alleati tradizionali in quella che chiamano «la lotta contro il colonialismo Usa». A Medellin sono stati sequestrati due cittadini americani, James Donnelly, un uomo d'affari poi rilasciato, e David Kent, un insegnante di lingue, il cui rilascio è dato per imminente. Ha rivendicato i sequestri L'Esercito di Liberazione Nazionale, un gruppo terrorista, ma gli Usa sospettano che siano i narcotrafficanti. Medellin è la capitale mondiale della cocaina, sede dell'omonimo cartello: i due rapimenti sono stati, ha detto una telefonata anonima, «un'azione dimostrativa contro Bush». So- DAL NOSTRO CORRISPONDENTE no stati preceduti da dimostrazioni popolari di protesta: sondaggi d'opinione hanno accertato che i colombiani ritengono gli Usa i principali responsabili della guerra della droga: notano che l'America consuma il 60 per cento della cocaina prodotta in tutto il mondo, e la accusano di non far nulla. Ieri la Casa Bianca ha cercato di minimizzare: «Al vertice di Cartagena — ha dichiarato il portavoce Fitzwater — il Presidente dimostrerà che abbiamu adottato misure decisive: abbiamo firmato la convenzione dell'Orni contro il traffico di droga e il ri¬ Un elicottero Usa che fa parte della task force per il vertice di Cartagena ciclaggio dei denari sporchi, e cala il consumo dei narcotici tra gli studenti». Il cartello di Medellin ha offerto un ramo d'olivo a Bush: in un comunicato diffuso ieri «los extraditables», i boss della cocaina che rischiano l'estradizione negli Stati Uniti, hanno annunciato che consegneranno al governo colombiano tre importantilaboratori clandestini, che producono ben 21 tonnellate di stupefacenti il mese, «per contribuire alla pace e alla democrazia nazionali». Ennio Carette ritto penale le regole concernenti la protezione del segreto bancario non sono più applicabili, una banca che abbia fondati sospetti e agisca di conseguenza non mancherebbe ai suoi obblighi. E' questo aspetto, paradossalmente, a suscitare le apprensioni di Paesi come il Lussemburgo, che già a dicembre aveva silurato un'intesa dei Dodici volta a eliminare il segreto bancario di fronte ai casi di sospetta frode fiscale. Il Granducato aveva sostenuto che il segreto non si tocca, che ne può dipendere il futuro della sua fiorente industria finanziaria. La direttiva sul riciclaggio esclude esplicitamente i casi di frode fiscale, ma difficilmente ciò sarà sufficiente a tranquillizzare il Lussemburgo. Quella «Svizzera nella Cee», già squassata dallo scandalo dei narcodollari riciclati dalla Bank of Credit and Commerce International, sente sgretolarsi il suo ruolo di paradiso fiscale europeo e teme che qualsiasi azione volta a indebolire l'istituto del segreto bancario possa nuocere alla sua fiorente industria. Da una parte non può moralmente opporsi alla lotta contro i narcodollari; dall'altra teme che una crescente collaborazione fra i Dodici possa sgretolare i suoi bastioni. BRUXELLES senza frontiere del 1993, un'azione decisa si imponeva. Spetterà ora ai ministri dei Dodici dare un contenuto giuridico alla direttiva, che si innesta sulla Convenzione Onu di Vienna del 1988 (di cui la Comunità era firmataria) e sulle decisioni del vertice economico di Parigi dell'anno scorso. La direttiva, che dovrebbe diventare legge entro il 1° gennaio 1992, stabilisce l'obbligo delle banche e di tutti gli altri istituti finanziari e creditizi di segnalare qualsiasi transazione sospetta di collegamenti con il traffico della droga, con il terrorismo o con altre attività criminali. Tutto ciò, dice Bruxelles, deve avvenire attraverso una precisa identificazione dei clienti e un'attenta indagine sulle persone coinvolte in operazioni inconsuete. Alle banche si impone addirittura di non eseguire tali operazioni, e comunque di informare dei loro sospetti le autorità giudiziarie. Ma il passo determinante è la decisione di considerare il riciclaggio, in tutti i Paesi membri, un reato penale. Poiché nel di¬ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Europa comunitaria scende in campo contro il riciclaggio del denaro sporco. Lo si consideri un reato penale, dice Bruxelles, e si elimini in questo modo l'ostacolo del segreto bancario; si obblighino tutte le banche e gli istituti di credito a intervenire con una denuncia davanti a qualsiasi caso sospetto; si combatta con ogni mezzo il vasto movimento di capitali che orbitano attorno alla droga, al terrorismo, alla criminalità organizzata. «Il riciclaggio del denaro sporco dev'essere affrontato con efficacia e rapidità», ha detto ieri il commissario europeo Sir Leon Brittan presentando la direttiva a Strasburgo, a margine della sessione dell'Europarlamento: «Siamo decisi a impedire che il mercato libero diventi una licenza per delinquere». Con la caduta di quasi tutte le restrizioni ai movimenti di capitali, dal primo luglio prossimo, e con l'eliminazione di ogni ostacolo bancario nell'Europa Fabio Galvano