Mandela «frena» gli stranieri

Mandela «frena» gli stranieri I mercati dei metalli preziosi incerti dopo il discorso sulle nazionalizzazioni Mandela «frena» gli stranieri Dagli Stati Uniti le vendite maggiori JOHANNESBURG. Gli operatori internazionali hanno paura. E l'oro, di cui il Sudafrica è uno dei maggiori produttori, ha chiuso ieri ih ribasso. Il tono del discorso tenuto domenica scorsa da Nelson Mandela non è piaciuto per niente sui mercati internazionali. Il leader dell'African National Congress ha confermato il proprio sostegno al programma di nazionalizzazione dell'Anc che dovrebbe coprire le miniere d'oro e di platino insieme ad altri importanti settori dell'economia sudafricana. E il proseguimento della lotta armata finché l'Anc non otterrà il pieno riconoscimento. «Se Mandela continua a fare discorsi del genere, in poco tempo perderà tutto l'aiuto finanziario proveniente dall'estero. Sui mercati, fino a domenica, prevaleva la convinzione che Mandela si sarebbe mantenuto su posizioni moderate», sostengono gli operatori della Borsa sudafricana. «Se, invece, l'Anc nazionalizzerà tutto a chi converrà più venire a investire qui?». In questo week-end, insomma, la luna di miele degli operatori internazionali con la Borsa di Johannesburg si è bruscamente interrotta dopo i rialzi del listino e la ripresa della corsa degli investimenti verso il Sudafrica dei giorni scorsi. Infatti, il prezzo medio delle azioni aurifere è sceso del 3,5%, con l'indice che ha perso 82 punti passando a 2098 punti dai 2172 di venerdì. Questo in rand «finanziari», la valuta in cui ormai si calcolano tutti gli scambi del Sudafrica e che è pari alla valuta ufficiale (che al cambio è quotata intorno alle 422 lire), scontata del 30%. Il calo è ancora maggiore se espresso in dollari, come fa notare Richard Strong, operatore finanziario della società d'intermediazioni Simpson Mckie. Anche per la moneta di Johannesburg, infatti, è stato un duro fine settimana. Il rand «finanziario» è passato dalla quotazione di venerdì di 0,30 dollari ai 0,27 di lunedì. Il che significa una perdita del 10-15% per le azioni aurifere. Di chi è la colpa? «Nessuno acquista», sostiene Richard Stuart, un agente di cambio della Borsa sudafricana. «Gli americani hanno paura e hanno iniziato a vendere l'oro, spingendo i prezzi al ribasso». Una settimana fa, invece, la situazione era completamente diversa. La promessa fatta il 2 febbraio scorso dal presidente de Klerk del riconoscimento dell'African National Congress e della successiva liberazione di Mandela, aveva suscitato l'entusiasmo sui mercati internazionali. Le azioni del listino di Johannesburg avevano ripreso quota dopo anni di ristagno. Poi, lunedì, un nuovo tonfo. L'indice del settore industriale è calato di 28 punti, pari allo 0,8 pr cento, passando a 3150 punti dai 3178 di venerdì. Gli scambi della Borsa suda¬ fricana, comunque, rimangono, in questo momento, di scarsa entità. Due gli ostacoli principali: da parte degli addetti al controllo valutario che proibiscono ai locali di investire all'estero e da parte degli operatori nazionali poco intenzionati a vendere agli stranieri. Un altro fattore di freno per le azioni aurifere viene dal ribasso a livello mondiale sul mercato dell'oro. A Londra, infatti, il metallo giallo è passato dai 418,85 dollari l'oncia di lunedì ai 418,05 di ieri. Per il platino, invece, i segnali sono positivi. Il metallo prezioso ha continuato la sua ascesa ed è stato fissato a Londra a 518,25 dollari l'oncia guadagnando cinque punti rispetto alla quotazione di lunedì. Insomma, la situazione è ancora molto fluida, come fa notare anche William Bowler, operatore finanziario sul principale mercato borsistico sudafricano, della Fergusson Brothers. «Gli investitori sono comprensibilmente nervosi», afferma Bowler. «Ma siamo solo all'inizio delle negoziazioni — continua — l'African National Congress potrebbe decidere di mutare la propria politica sulle nazionalizzazioni nei prossimi anni. Tutto dipende da come proseguiranno le trattative con il governo». Jim Jones Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa» Il presidente sudafricano de Klerk

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