I giudici: «Cossiga intervenga sui politici per salvare il Csm»

I giudici: «Cossiga intervenga sui politici per salvare il Csm» Appello contro la nuova legge I giudici: «Cossiga intervenga sui politici per salvare il Csm» ROMA. I giudici non ci stanno. All'unanimità, sabato, avevano deciso, al termine della riunione del direttivo dell'associazione nazionale magistrati, di opporsi al disegno politico di cambiare le modalità di elezione del Csm. E, ieri, hanno detto perché. Con un appello a Cossiga, che è il presidente del Csm. A Cossiga i giudici si raccomandano affinché «solleciti, con la sua autorità, il potere politico a risolvere il problema della centralità della giustizia». A lui chiedono, nonostante si sia mostrato favorevole alla riforma, che questa non intacchi la rappresentatività delle correnti di pensiero all'interno della magistratura. I partiti, ad eccezione dei comunisti, sono quasi tutti d'accordo per cambiare le regole del gioco. Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, si è trasformato in un piccolo parlamentino. La colpa è delle correnti e, soprattutto, del modo in cui vengono eletti i consiglieri «togati». Non più un collegio unico nazionale con il sistema proporzionale, sostengono, ma più collegi proprio per penalizzare i candidati espressioni delle correnti. La proposta approvata in commissione Giustizia divide il territorio nazionale in dieci collegi. Contro questa ipotesi si è pronunciato sabato scorso il direttivo dell'Anm, il sindacato dei circa 7500 giudici italiani. «Proprio la presenza di tutte le espressioni della magistratu¬ ra — ha sottolineato Raffaele Bertoni, presidente dell'Anni — sta a dimostrare come sulla riforma elettorale siamo tutti d'accordo: non ci piace e la respingiamo. Se passasse, questa legge eliminerebbe tutte le piccole correnti ognuna delle quali è portatrice di un particolare messaggio culturale». Il segretario di «Magistratura democratica», Franco Ippolito ha detto: «Nessuno si nasconde che ci sono rettifiche da apportare all'attuale modo di funzionare del Csm, ma senza per questo decretarne la morte prematura». Sulla riforma, difatti, si sono detti d'accordo anche i magistrati i quali nel loro ultimo convegno nazionale avevano indicato anche i limiti oltre i quali essa non poteva andare. E cioè non più di quattro collegi, al massimo sei. Così come prevedeva la norma all'esame della commissione Giustizia di Montecitorio prima che fosse approvato un emendamento di Ombretta Fumagalli Carulli (de) che faceva salire a dieci i collegi elettorali. «Non è questo il modo — ha protestato Di Nicola, del «Movimento per la giustizia» — di contrastare quello che viene definito il deleterio correntismo che avrebbe avvelenalo la vita e l'attività del Consiglio, ma soltanto quello di tenere sotto controllo queste espressioni di pensiero». Ruggero Cont educa

Persone citate: Cossiga, Di Nicola, Franco Ippolito, Ombretta Fumagalli Carulli, Raffaele Bertoni, Ruggero Cont

Luoghi citati: Roma