SINISTRA DC, PAURA DELLA SCENEGGIATA di Paolo Mieli

SINISTRA DC, PAURA DELLA SCENEGGIATA L'INCERTA LOTTA CONTRO FORLANI SINISTRA DC, PAURA DELLA SCENEGGIATA PER esplicita ammissione di Paolo Cabras, un irrequieto della sinistra de, si materializza in Mario Merola l'incubo che incombe sugli eredi di Moro e Zaccagnini. Sì, proprio lui, il re della sceneggiata partenopea. Ma cos'hanno a che fare le tragicomiche pièces del commediante napoletano con le vicende di De Mita, Bodrato e compagnia? E' presto detto: gran parte della cosiddetta area Zac teme che se De Mita e Bodrato alla fin fine torneranno per l'ennesima volta sulle loro decisioni e, dopo averle annunciate a gran voce, ritireranno le dimissioni da presidente e vicesegretario della de, ebbene, un confronto con quel genere di produzione teatrale in cui, tra strepiti, minacce, grida, lacrimose riconciliazioni, si affrontano «isso», «issa» e «'o malamente», sarà per tutti inevitabile quanto immediato. Con quali ripercussioni sull'autorevolezza e credibilità della sinistra democristiana, è facile immaginare. Adesso, dopo il «caminetto» di ieri sera (così, in gergo, viene definito un summit informale tra i maggiorenti del partito cattolico), sembra che sia stata individuata una via d'uscita che salvi la faccia e copra la mezza ritirata dei dimissionari: gli epigoni di Moro lasceranno gli incarichi di responsabilità nel partito; Forlani non li rimpiazzerà; e alcuni esponenti della corrente di De Mita e Bodrato entreranno a far parte di un supervertice collegiale che guiderà la falange de nella battaglia elettorale in vista del 6 maggio. Un astuto espediente per poter, ad un tempo, dichiarare che ci si è dimessi e restare al piano nobile di Piazza del Gesù. Ma, a parte queste furbizie, qualcosa si è mosso all'interno della de nei giorni dell'ammutinamento della sinistra. Si sono andati formando due inediti fron ti interni che, qualora si consoli dino, sono destinati ad entrare tra loro in collisione. Ambedue questi fronti sono composti da spezzoni di vincitori e vinti del Con grcsso di un anno fa. Talché ora si può dire che sono davvero cominciate le grandi manovre in vista delle assise democristiane che si terranno ail'inizio del '91. Su una di queste due sponde è, in bell'evidenza, nemico dichiarato del forlanismo, Guido Bodrato. E' lui il grande accusatore dell'attuale segretario de a cui imputa, al di là dei pur rilevanti addebiti di circostanza, d'aver depositato il partito su una secca. E' lui che ha avviato una marcia al cui traguardo non si può non intravedere la deposizione proprio di Arnaldo Forlani. A Bodrato guardano ammiccanti da una parte Antonio Gava, che è del tutto scoperto quando concentra i suoi strali contro De Mita, e, dall'altra, un settore consistente dell'andreottismo. Tra questi ultimi, un nome per tutti: Vittorio Sbardella. E, dietro di lui, «11 Sabato» che può vantare legami mai recisi con Movimento popolare, CI e settcri non irrilevanti del mondo cattolico. Cosa spinge questi pezzi di Caf (sigla che stava per il patto tra Craxi, Andreotti e Forlani) a puntare, sia pure segretamente, sull'offensiva di Bodrato? La sensazione, in primis, di una certa qual nebbiosità della gestione Forlani. Ma non è tutto: ci sono dentro anche le manovre di Andreotti per il Quirinale, il tentativo della sinistra de di riconquistare la segreteria come contrappeso di un possibile ritorno di Bettino Craxi a Palazzo Chigi, la scelta del prossimo candidato alla presidenza o vicepresidenza del Consiglio e al tri movimenti del genere. Sul versante opposto, a presi diare il fronte della stabilità, sono rimasti al fianco di Arnaldo Forlani qualche pezzo di mondo andreottiano (Cirino Pomicine), doroteo e forzanovista ma soprattutto, sia pure in apnea, Ciriaco De Mita con tutti i suoi collaboratori più fidati: Misasi, Sanza, Mannino, Gargani e, appena appena più defilata, la truppa d Giovanni Goria. Paolo Mieli CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA