«Anno accademico in pericolo» di Francesco Grignetti
«Anno accademico in pericolo» Università occupate, saltano gli esami di febbraio e si teme anche per giugno «Anno accademico in pericolo» // rettore di Roma: così non si può studiare ROMA. Finché ci sono le occupazioni, niente esami. Ma c'è un pericolo maggiore in agguato: l'invalidamento dell'intero anno accademico. Non è mai successo nella storia dell'Università e lo stesso rettore de La Sapienza, Giorgio Tecce, lo ammette a malincuore: «Se le occupazioni proseguissero ancora a lungo — dice misurando le parole — oltre a far saltare questa sessione d'esami, potrebbero invalidare anche gli appelli di giugno. Come si possono svolgere, visto che non si tengono lezioni?». Se blocca gli esami, il movimento del '90 rischia di alienarsi le simpatie di tutti quegli studenti che finora hanno cautamente solidarizzato con gli occupanti. E per ora il Senato accademico ha «constatato che in quattro facoltà non ci sono le condizioni obiettive per lo svolgimento dell'attività didattica». Tutto bloccato, insomma, a Lettere, Scienze politiche, Statistica e Architettura. E così non si potrà andare avanti a lungo, lascia capire il vertice dell'Ateneo. Il calendario ormai preme. Febbraio è tradizionalmente il mese degli appelli invernali e nelle facoltà occupate si vedono frotte di studenti in cerca di informazioni. Ma sulle bacheche, tra foglietti svolazzanti che fissano date di appelli e comunicano programmi, sono comparsi gli avvisi dell'ultima ora. Se ne legge uno esplicito a Lettere, dipartimento di Storia medievale: «In ossequio alle decisioni delle autorità accademiche, gli esami sono rinviati a data da destinarsi». Sul punto degli esami, insomma, la «pantera» si gioca il futuro. Ad Architettura ne hanno discusso nei giorni scorsi in assemblea, senza trovare soluzioni. Anche a Scienze politiche, ieri, c'è stato un incontro informale tra professori, preside di facoltà e studenti. Stesso clima a Lettere. Nei giorni scorsi c'era stato un in¬ contro tra il preside Achille Tartaro e una delegazione di occupanti. «Noi non abbiamo assolutamente nulla contro gli esami, anzi», spiega Lisa, studentessa di Lettere. Finora, però, soltanto pochi professori hanno deciso di aiutarli. Ferruccio Marotti, ad esempio, con altri sette ordinari del dipartimento di studi sul teatro e lo spettacolo, ha deciso che gli esami li farà lo stesso. «La nostra è una scelta controcorrente — dice — lo so bene. Ma non riteniamo che ci siano condizioni tali da dover sospendere la nostra attività. Da qualche giorno facciamo lezione e seguiamo i laureandi». Gli altri professori, invece, in massa hanno deciso di non farli. Il dipartimento di italianistica ne ha discusso a lungo senza decidere una posizione comune. «Non ci sono le necessarie condizioni di serenità — dice l'ordinario di Letteratura italiana, Walter Pedullà —. Gli studenti pongono condizioni che non ci piacciono, come riconoscere certe "commissioni studentesche di controllo" e i seminari autogestiti». Gli fa eco il preside. Achille Tartaro, che rifiuta di far svolgere esami con un'occupazione in corso: «Nei giorni passati — dice — avevo avanzato una proposta: se gli studenti avessero sgomberato la presidenza e i dipartimenti, noi avremmo lasciato loro le aule del piano terra. Per il momento la risposta è stata negativa, ma spero che venga accolta nei prossimi giorni». Per uscire dallo stallo, il ministro Ruberti insiste sulla disponibilità a cambiare la legge e promette finanziamenti: «Faremo un emendamento alla Finanziaria del prossimo anno; i rettori ci facciano conoscere le loro esigenze e cercheremo di provvedere, assumendo tecnici amministrativi e giovani ricercatori». Francesco Grignetti ALTRI SERVIZI A PAGINA 7
Persone citate: Achille Tartaro, Ferruccio Marotti, Giorgio Tecce, Ruberti, Walter Pedullà
Luoghi citati: Roma
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