Perché il Milan fa girare la testa al torneo

Perché il Milan fa girare la testa al torneo Il segreto dei rossoneri nella rotazione intelligente dei suoi assi: parola di Bianchi e Liedholm Perché il Milan fa girare la testa al torneo E Vicini: «Un gioco che mette la museruola a chiunque» MILANO DAL NOSTRO INVIATO Carlo Ancelotti, il propulsore massimo (più di Rijkaard) del micidiale secondo tempo milanista, ha semplificato i segreti del gennaio-febbraio della rimonta. Merito di Arrigo Sacchi, dei suoi allenamenti ripetuti? «A dire la verità — ha spiegato il centrocampista — in questo periodo con partite alla domenica e al mercoledì, di allenarsi non c'è tempo, e neppure bisogno». Ma il castello rossonero non crolla per una battuta candida e sincera: la preparazione comandata dal tecnico e guidata dal preparatore Pincolini è sempre la base di muscoli che ora girano da soli, o quasi. E c'è un'altra base, non contestabile, del cammino della squadra: l'ampio parco giocatori consente alternanze, riposi, rimedi a infortuni e squalifiche. Le tabelle qui accanto, curate da Bruno Golombero, sono chiare. Il Milan ha impiegato solo un elemento più del Napoli (21 contro 20) ma contano i minuti disputati: il rossonero Lantignotti, ultimo del gruppo, da solo ha giocato più di Neri, Bucciarelli e Tarantino insie-' me. Lo spessore dei cambi è ben diverso. Con undici partite giocate, 18 rossoneri e 14 azzurri. Ottavio Bianchi non è stato a Milano («Ho evitato per motivi comprensibili di vedere il Napoli, quest'anno») e preferisce non parlare di una partita seguita in tv, ma l'argomento di fondo lo appassiona: «Lo strapotere di una squadra, le mancanze di giornata dell'avversario, creano partite come l'ultima a San Siro, con una differenza di valori che supera la realtà. Ormai la lotta scudetto è ridotta a due, ma le prossime dieci partite possono proporre situazioni diverse. Il Milan del recente sprint potrebbe accusa re flessioni, dovrà affrontare la Coppa Campioni e magari an che la Coppa Italia. Insomma troverà delle insidie. Ma ha la garanzia della possibilità di cambi, di rotazioni...». Bianchi entra nel vivo: «Comprare è solo questione di soldi. La chiave sta nell'organizzazione societaria. Al Milan è evidente, ci sono stati patti chiari con gli atleti in avvio di stagione. Hanno capito che se è importante giocare, non drammatico star fuori. Questa è la chiave vera. Le stagioni del calcio pretendono questo. Ogni giocatore deve essere pronto al la chiamata, ma non deve mu gugnare se sta fuori. Si possono avere a disposizione anche trenta elementi, ma se tutte le volte che il tecnico decide un cambio nello spogliatoio c'è chiasso, è un pasticcio e la squadra ne patisce». Nils Liedholm riassume le stesse idee in una battuta: «Gli allenamenti duri sono stati una costante del Milan, ma ora c'è il vantaggio del largo gruppo giocatori. Farli riposare nel momento giusto, ecco il segreto» Non scorda i meriti di gioco: «Il Milan vince perché soffoca gli avversari, è addestrato a tenere la palla. La difesa è abituata da tempo alla tattica protettiva del fuorigioco, un'arma importante. Squadra corta e pressing, più il fuorigioco. Diventa difficile trovare spazio fre le maglie rossonere». Anche Vicini, che era a San Siro, è sulla linea Liedholm: «Non mi piace parlare di una partita sola, meglio i temi di fondo. Il Milan è forte perché impedisce all'avversario di giocare, la sua qualità più marcata sta nella conquista e nel mantenimento della palla. I rossoneri corrono in undici, il resto della differenza deriva dalla tecnica personale di alcuni. Il Napoli non può affrontare il Milan in forma senza Renica, De Napoli e Careca al massimo della condizione. Questo è chiarissimo». Qualità tecniche, preparazione di fondo, rotazione dei giocatori (e accettazione della panchina) grazie alla organizzazione della società. Il Milan è forte per questo. Farà piacere a Berlusconi, presidente manager, sentirlo ripetere da voci importanti. Bianchi aggiunge una riflessione: «Quando arrivando al Napoli dissi che il calcio moderno vuole questo, mi guardarono con sospetto. Non mettevo le mani avanti, era ed è la realtà. Con undici-dodici titolari non vinci più nulla. Per tentare dovresti giocare solo il campionato, non avere un infortunio e neppure una squalifica. Il calcio è sempre più in pugno ai club ricchi». Bruno Perucca

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