Ottawa, la Germania unita divide i 35

Ottawa, la Germania unita divide i 35 Ma la Nato, il Patto di Varsavia e i 12 Paesi neutrali gettano le basi per una Helsinki II in novembre Ottawa, la Germania unita divide i 35 De Michelis: fare presto o si destabilizzerà l'Europa OTTAWA DAL NOSTRO INVIATO In un discorso che segna una svolta importante nella politica estera italiana e nelle tumultuose vicende delle due Europe, Gianni De Michelis ha ieri pubblicamente appoggiato l'unificazione delle due Germanie a tempi molto brevi. L'Italia è diventata così il primo dei grandi Paesi della Cee a sciogliere le riserve sinora mostrate dalla Comunità e dagli Stati Uniti sulla linea di Kohl. «L'unità del popolo tedesco — ha detto il ministro degli Esteri italiano alla Conferenza sui Cieli Aperti di Ottawa — si impone ormai come una forza alimentata da sentimenti incontenibili. E' diventata il solo sbocco capace di evitare nel centro dell'Europa derive ancora più destabilizzanti della situazione attuale». «I Paesi della Cee — ha proseguito De Michelis — hanno auspicato che l'unificazione delle due Germanie possa avvenire nel quadro della loro integrazione... ma i tempi di questa integrazione sono più lunghi dei fenomeni che spingono verso l'unità tedesca». Nel momento in cui ha preso atto della inevitabilità di una rapida unificazione delle due Germanie, il ministro degli Esteri italiano ha indicato anche quali siano gli strumenti per governarla. De Michelis ha riaffermato «il parallelismo tra unità tedesca e unità dell'Europa Occidentale» e ha ribadito l'urgenza di Helsinki II, ossia della convocazione di una conferenza «che offra il quadro politico e di sicurezza per un'unificazione delle due Germanie nella stabilità internazionale». Ha inoltre sollecitato la conclusione entro l'estate dei negoziati di Vienna sulla riduzione degli armamenti convenzionali, e di un massiccio ritiro delle truppe americane e sovietiche dall'Europa «per passare al riorientamento delle strutture e delle dottrine militari in senso difensivo». «Dobbiamo fare presto — ha sottolineato il ministro — anche in vista della stagione elettorale nei Paesi dell'Est... Tra i tempi del negoziato e quelli della politica non deve aprirsi un distacco eccessivo». L'intervento di De Michelis, che ha modificato la posizione tenuta in precedenza da Andreotti, è servito a richiamare i 23 Paesi della Nato e del Patto di Varsavia e i 12 Paesi neutrali riunitisi a Ottawa alla necessità di intensificare la collaborazione, incominciando dalla questione tedesca «perché il '90 — ha detto il ministro — sia senza sorpresa, e la ritrovata democrazia dell'Est non debba seguire percorsi tortuosi, il suo successo diventi irreversibile». E' stato un richiamo tempestivo. Senza dirlo espressamente, alcuni Paesi hanno indicato che l'unità tedesca fa paura assumendo una posizione frenante. In un incontro separato, l'intero blocco sovietico si è pronunciato per la neutralità della futura Germania unificata, soluzione inaccettabile per il cancelliere Kohl; all'arrivo, inoltre, Shevardnadze ha ammonito che Bonn sta accelerando troppo la sua marcia di avvicinamento a Berlino Est. Sul versante occidentale, il segretario di Stato americano Baker è parso rimangiarsi l'apertura compiuta a Mosca che la nuova Germania potrebbe essere solo associata alla Nato, non fare più parte del suo comando militare integrato; e il ministro degli Esteri inglese Hurd ha insistito che la perma¬ nenza delle truppe delle grandi potenze sul fronte europeo centrale è necessaria alla sua stabilità. Genscher, il braccio destro di Kohl, ha ammonito seccamente gli alleati che «ostacolare l'unità tedesca significa destabilizzare l'Europa». La Nato non ha trovato la sperata unanimità neppure sul ritiro delle truppe americane e sovietiche. Alcuni Paesi europei si sono detti disposti ad accettare la proposta di Gorbaciov che gli effettivi delle due super-potenze scendano allo stesso livello, 195 mila per parte. Tra loro vi sarebbe anche l'Italia, da dove quindi potrebbe venire ritirata una percentuale sia pur ridotta delle forze Usa. Ma nel suo discorso di ieri, il segretario di Stato americano Baker ha ripetuto che Bush vuole tenere in Europa 30 mila soldati in più dei sovietici «perché tra di noi c'è un Oceano di mezzo». A margine della conferenza, per preparare l'Helsinki II di novembre sono già stati costituiti due comitati: il primo, inter-alleato, seguirà i negoziati sulla riunificazione delle due Germanie che, ha avvertito Genscher, incominceranno subito dopo le elezioni del 18 marzo a Berlino Est; il secondo metterà a punto le proposte da discutere nella conferenza. Ennio Carette