Carlsson cede: sciopero legale di Enrico Benedetto
Carlsson cede: sciopero legale SVEZIA Un'agitazione selvaggia degli autisti costringe il premier al voltafaccia Carlsson cede: sciopero legale «Avevamo sottovalutato le reazioni» ammettono i socialdemocratici, isolati anche dai centristi Ma il governo rischia di cadere sulle altre misure delpiano anticrisi (prezzi e salari bloccati) Vietare gli scioperi è costato alla Svezia il più clamoroso sciopero degli ultimi 10 anni. Selvaggio, oltretutto, in un Paese che ha sempre fatto della concertazione sociale la sua bandiera. Ieri mattina migliaia di pendolari infreddoliti hanno atteso invano i grandi bus Volvo e Scania per raggiungere Stoccolma. Gli autisti avevano incrociato le braccia senza preavviso per protesta contro le «misure anti-crisi» che il governo presenterà domani al Riksdag, il Parlamento, per il biennio '90-'91: prezzi, affitti, tasse comunali bloccati, ma in cambio nessun aumento salariale e, sopra tutto, scioperi fuorilegge. Spiazzata dall'agitazione, la leadership socialdemocratica in serata ha tuttavia dovuto capitolare, rimuovendo il divieto d'astenersi dal lavoro. E' una marcia indietro vistosa, che pregiudica la credibilità dell'esecutivo, ma a questo punto suona come il male minore. «Il governo aveva commesso un errore di valutazione... non prevedevamo reazioni così energiche», ha ammesso il ministro del Lavoro, Mona Sahlin. Gli autisti sono così tornati a miti consigli. Uno di loro, dai microfoni della radio nazionale, aveva usato farsi di fuoco: «Questo sciopero ci riporta a inizio secolo, quando i lavoratori si battevano per diritti elementari. Che le misure proposte vengano dal governo socialdemocratico, poi, ci lascia allibiti...». La giornata nera dei trasporti ha sconvolto i disciplinati svedesi — soliti lasciar l'auto nel garage fino al weekend — trasformando Stoccolma in un gigantesco ingorgo fino a tarda sera, ma ancor più lo smunto monocolore di Ingvar Carlsson. Per il suo governo minoritario tutto socialdemocratico non poteva infatti esserci viatico peggiore in vista del confronto parlamentare. Annunciando la drastica cura per guarire il Paese da un'inflazione record del 9%, il premier più impopolare nel dopoguerra (un sondaggio prenatalizio lo vedeva bocciato da 65 svedesi su 100) si riteneva cautelato avendo dalla sua partito (la Sap), industria, finanza, nonché il maggior cartello sindacale della Svezia, la mitica «Lo». Invece qualcosa si inceppa: non pochi lavoratori stracciano la tessera, l'opposizione «borghese» cavalca il malumore rimproverando ai socialdemocratici di non essere più tali (dopo averli lungamente criticati per il motivo opposto) e il collateralismo Sap-Lo pare incrinarsi dopo mezzo secolo. Quanto ai bancari, continuano imperterriti il loro sciopero per la terza settimana, scavalcando i sindacalisti «ufficiali»: i Cobas scandinavi sono ormai realtà. Anche scansata la mina sciopero, il voto plebiscitario sull'austerity nordica potrebbe così divenire una trappola per il successore di Olof Palme, che dovrà chiedere la fiducia ricevendo, forse, una solenne impallinatura. Giovedì, spalleggiato dall'uomo più impopolare del Paese — Kjell-Olof Feldt (Finanze) — aveva promesso: «Se le misure non passeranno nella loro totalità, il mio governo è pronto a dimettersi». Ora, invece, già si vocifera di nuove, faticose mediazioni per ammorbidire ulteriormente il pacchetto, tacitando le categorie più irrequiete. Gli osservatori non escludono elezioni politiche anticipate dopo l'uppercut sferrato a Carlsson dagli autisti pubblici. Mai il governo, nei giorni scorsi, aveva proferito l'espressione «sciopero fuorilegge», troppo impopolare nella libertaria Svezia. Ufficialmente la dizione era «fredsplikt», cioè «dovere di pace» (quella sociale). Questo non ha impedito a tutti i partiti, salvo i Verdi, di attaccare frontalmente il provvedimento. E gli stessi Gròna erano tutt'altro che ideologicamente favorevoli: la loro formazione voleva semplicemente ottenere dal premier, in cambio d'un assenso, la promessa che il ponte suedo-danese non si farà più. Enrico Benedetto
Persone citate: Carlsson, Feldt, Ingvar Carlsson, Mona Sahlin, Olof Palme, Selvaggio
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