«Bianchi, siamo tutti compatrioti»

«Bianchi, siamo tutti compatrioti» La prima conferenza stampa da uomo libero: «Vogliamo che vi sentiate sicuri» «Bianchi, siamo tutti compatrioti» Mandela usa toni moderati PRETORIA. «I bianchi sono nostri compatrioti sudafricani. Vogliamo che si sentano sicuri e noi abbiamo apprezzato il contributo da loro dato al Paese»: nella sua prima conferenza stampa da uomo libero dopo 27 anni, Nelson Mandela ha lanciato un messaggio di riconciliazione. Ha affermato infatti che l'African National Congress, il movimento antiapartheid di cui è leader storico, è «molto preoccupato» dal problema delle paure dei bianchi per una eventuale dominazione nera e ha aggiunto che si troverà una soluzione che soddisfi entrambe le comunità. Mandela ha parlato a 300 giornalisti di tutto il mondo nella residenza ufficiale dell'arcivescovo anglicano di Cape Twon, Desmond Tutu, dove ha trascorso la prima notte di libertà. Secondo l'anziano leader negro non vi è alcun conflitto fra le sue dichiarazioni di domenica in cui ha ribadito la continuazione della lotta armata ed il fatto che il presidente Frederik de Klerk lo aveva definito un uomo impegnato per la pace. «Io sono impegnato su una posizione di pace, ma questo è stato sempre uno degli elementi esssenziali della politica dell'Anc. Non vi è alcuna organizzazione politica dentro o fuori dal parlamento che possa vantare l'impegno alla pace dell'Anc. La lotta armata è solo una forma di difesa contro la violenza dell'apartheid». Rispondendo alla domanda circa il ruolo che pensa di svolgere nei prossimi mesi, Mandela ha detto che nella sua organizzazione «nessuno ha il diritto di decidere quale ruolo svolgere nella lotta. Noi siamo esponenti disciplinati dell'organizzazione e l'organizzazione .deciderà quale ruolo dovrò svolgere. E' mia intenzione recarmi a Lusaka dove si trova il quartier generale dell'Anc in esilio alla prima occasione ed essi decideranno quale ruolo dovrò svolgere». Il capo storico dell'Anc ha rivelato di aver avuto numerosi incontri con esponenti del governo sudafricano negli ultimi tre anni e con due capi di Stato. Le discussioni con i membri del governo erano incentrate soprattutto su due questioni: «la prima era la liberazione dei miei colleghi e per questo ho negoziato con il governo. La se conda riguardava la possibilità di un incontro fra Anc e gover no, ma in questo caso ho agito solo come uno che intendeva facilitare la cosa in modo da far sedere le due parti ad un tavolo negoziale». Mandela ha precisato di aver avuto «numerosi incontri» con il ministro della Giustizia Coe tsee e di aver avuto quattro col loqui con il ministro degli Affa ri costituzionali, Viljoen, da quando egli venne nominato a capo di quel dicastero l'anno scorso. Parlando delle sanzioni eco nomiche contro il Sud Africa, ha detto che i problemi che le hanno causate sono ancora tutti presenti: «Niente è cambiato... la richiesta in questo Paese è per una società non razziale». Rispondendo alla domanda se la sua visione di una normalizzazione sia la stessa del presidente de Klerk, Mandela ha detto di non avere dubbi che «parliamo della stessa cosa, ma io differisco dal presidente se egli pensa che i passi finora adottati siano sufficienti alla normalizzazione». Lo stato d'emergenza dovrà essere tolto nella sua interezza e tutti i prigionieri politici dovranno essere liberati. «Una volta che tutti questi ostacoli saranno rimossi, allora potremo dire che la situazione si sarà normalizzata». Mandela ha comunque reso omaggio alla sincerità di de Klerk, definendolo un uomo «integro», e riferendosi alle resistenze che il presidente incontra all'interno del suo stesso partito, ha aggiunto: «Se è in grado di tirarsi dietro il partito nazionale nella nuova linea che ha adottato, allora penso che molto presto riusciremo a iniziare le trattative». Ha fatto anche cenno ai lunghi anni di carcere, che sono stati duri «anche se ho incontrato gente che cercava di capire il tuo punto di vista e di farti stare il meno peggio possibile»: «Ho perso tanto in questi 27 anni e mia moglie ha sopportato il peso di ogni sorta di pressioni. Non è bello per un uomo vedere la sua famiglia lottare senza dignità, senza un uomo in casa». Mandela ha lasciato Cape Town ieri pomeriggio per raggiungere Johannesburg, dove nella township di Soweto vive la sua famiglia e dove parlerà ad una grande manifestazione prevista per oggi nel principale stadio calcistico. L attesa del ritorno del leader è grande: decine di migliaia di negri si sono ammassati ieri in un altro stadio di Soweto nell'errata convinzione che dovesse farvi la sua comparsa il capo dell'Anc. Ne è seguito un grande parapiglia, alcune strutture dello stadio sono crollate: decine di persone hanno dovuto farsi medicare per ferite lievi e contusioni. Non sono stati gli unici incidenti: il totale delle vittime di un'ondata di violenza fra gruppi politici negri rivali, zulù e seguaci dell'Anc, nella provincia del Natal è di 28 morti e un numero imprecisato di feriti. Gli scontri più violenti tra fazioni rivali sono avvenuti nella township di Mpumalanga. L'ala più reazionaria della popolazione bianca intanto continua a reagire con sgomento e disapprovazione al rilascio di Mandela. Andries Treurnicht, capo del partito conservatore, favorevole al mantenimento del regime di apartheid, ha accusato il governo di essere caduto vittima dell'isterismo filo-Mandela e di preparare la disfatta dei bianchi. [Ansa] Nelson Mandela e la moglie Winnie salutano la folla a Cape Town dopo la liberazione del leader negro

Luoghi citati: Lusaka, Mandela, Pretoria, Sud Africa