Meno soldati e naja più corta di Francesco Grignetti
Meno soldati e naja più corta Come sarà il disegno di legge sulle Forze Armate annunciato da Martinazzoli Meno soldati e naja più corta Ferma ridotta a 9 mesi, no alle donne in caserma ROMA. Meno soldati di leva e ferma ridotta. L'Esercito si sta riorganizzando, visti i tagli al bilancio e le prospettive di distensione internazionale. Il ministro della Difesa, Mino Martinazzoli, ha annunciato che entro sei mesi presenterà in Parlamento un disegno di legge sulle Forze Armate. Il provvedimento è ora allo studio degli Stati Maggiori. Poche le indiscrezioni: ci saranno 30-40 mila soldati in meno (rispetto ai 275 mila effettivi di oggi) e la leva dovrebbe ridursi di qualche mese con una maxi-licenza a fine naja. Aumenteranno i corpi specializzati e anche le difese rivolte a un Mediterraneo sempre inquieto. Non ci sarà spazio, invece, per le stellette al femminile: i vertici militari mettono le mani avanti, dicono di stimare le donne, ma di fatto le considerano una novità troppo ardita. Non sarà una «regionalizzazione», dicono alla Difesa, ma un riequilibrio verso Sud con unità più mobili, specializzate e autosufficienti, che sappiano operare anche iontano dalla base. «Bisogna cambiare modello di difesa — spiegano gli strateghi del ministero — adeguandoci alla nuova realtà: meno battaglioni di fanteria ad Est, più unità specializzate nel resto del Paese». Sintetizza il ministro: «Bisogna premiare la qualità: meno effettivi, ma meglio armati e equipaggiati». Lo scorso anno, l'Esercito ha già praticato un mini-disarmo: ha sciolto dodici battaglioni, rinunciando a ventimila uomini. Quest'anno si appresta a un altro «taglio» di quindicimila soldati, smobilitando il comando del Terzo Corpo d'Armata di Milano e sei brigate. In due anni, insomma, organici ridotti del 15 per cento. Si sta già pensando a come utilizzare le caserme e i depositi abbandonati. «Il patrimonio militare — sostiene il sottosegretario pli alla Difesa, Giuseppe Fassino — è valutabile in 25 mila miliardi: ma ci sono 1200 immobili che si potrebbero vendere; calcoliamo 3000 miliardi di possibili introiti». «Con la ristrutturazione dell'Esercito, molte caserme di Piemonte e Lombardia si renderanno disponibili — prosegue Fassino —. D'altra parte, seguiamo le orme della scuola, ridimensionata dal decremento demografico». Ma non è soltanto la riduzione delle nascite a mettere in crisi l'istituzione militare. Ci sono i drastici tagli al bilancio. E c'è un nuovo clima internazionale con le novità a Est che lascia prefigurare perfino lo scioglimento delle alleanze militari, Nato e Patto di Varsavia. «Ma questo non può significare smobilitare tutto», spiegano i militari. Ridurre gli organici, dunque, ma come? Rendendo meno difficile evitare il militare: con le visite mediche, innanzitutto. Molti giovani oggi vengono dichiarati «abili», sia pure per ridotte attività, e magari siste¬ mati in ufficio; in futuro, anche per una piccolissima imperfezione fisica, potrebbero essere esonerati. E poi, riduzione dei tempi della leva: in Parlamento ci sono diverse proposte, ci si orienta però verso un compromesso: lasciare formalmente la leva di un anno, ma di fatto «regalare» due o tre mesi con una maxi-licenza. E' considerata, quest'ultima, una misura «equa» che soddisfa i vertici militari e che reintroduce, con un escamotage, un buon divario tra servizio militare e obiezione di coscienza. Da qualche mese, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale, il servizio civile ha la stessa durata di que'lu militare. In futuro, invece, ci saranno sei mesi di differenza: i soldati, grazie alla maxi-licenza, presteranno servizio nove mesi; gli obiettori quindici mesi, dovendo seguire un «corso di formazione» preliminare di tre. Francesco Grignetti
Persone citate: Fassino, Giuseppe Fassino, Martinazzoli, Mino Martinazzoli
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