Kohl: l'unità o il caos di Alfredo Venturi

Kohl: l'unità o il caos Bonn, oggi rincontro con Kohl: l'unità o il caos Moneta unica subito per salvare l'Est BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Helmut Kohl insiste: per trattare l'unità nazionale la sua controparte orientale non può che essere un governo scaturito dai meccanismi della democrazia rappresentativa. Eppure, non è certo il caso dell'esecutivo guidato da Hans Modrow, che arriva oggi a Bonn quasi al completo. Anche se fra gli accompagnatori del primo ministro figurano gli otto rappresentanti dell'opposizione, entrati nel governo con il recente rimpasto, Modrow non è riconosciuto come interlocutore a pieno titolo. La stessa tavola rotonda ha sottolineato ieri i limiti del suo mandato negoziale. I suoi giorni politici del resto sono contati: si vota il 18 marzo nella Repubblica Democratica, e tutte le previsioni assegnano ai comunisti del Pds, il partito che eredita il paralizzante retaggio della Sed, un risultato marginale che condannerà Modrow e compagni al ruolo inconsueto di oppositori. Eppure, proprio al vacillante potere di questo comunista ri¬ formatore Kohl affiderà i primi mattoni di quella unione monetaria che della futura Germania unita vuole costituire il fondamento. Secondo il Cancelliere il tempo stringe, e la Bepubblica Democratica si trova, se non proprio alla vigilia delia bancarotta come aveva detto qualche giorno fa un funzionario troppo zelante, certo in acque non proprio tranquille. Preoccupa in particolare l'emorragia umana, che continua a ritmi insostenibili. Dunque la fretta di Kohl è giustificata dai fatti? Niente affatto, rispondono in molti. Per esempio Hans-Jochen Vogel, il capo dell'opposizione, o Walter Momper, il sindaco socialdemocratico di Berlino Ovest. Essi accusano il Cancelliere di drammatizzare la situazione nell'altra Germania, di forzare il quadro della crisi. Se davvero Kohl vede la Repubblica Democratica sull'orlo del baratro, invece di accelerare i tempi per una unione monetaria che è ancora tutta da studiare, dovrebbe mantenere le promesse fatte a Dresda, durante il primo incontro con Modrow. Comin¬ ciando cioè a versare gli aiuti urgenti che aveva promesso, in una misura compresa fra i dieci e i quindici miliardi di marchi. Certo non è per problemi di bilancio che Kohl non ha ancora dato seguito a quella promessa. E' ovvio che il processo unitario comporterà un prezzo, e che questo prezzo sarà molto elevato. Ieri lo Spiegel è uscito con in copertina una moneta da un marco che si scioglie come neve al sole e un titolo significativo: Patria cara (nel senso di costosa). Ma per Kohl l'urgenza del problema economico e sociale nell'altra Germania è anche un'arma negoziale. Se n'è servito per convincere gli alleati e Gorbaciov che l'unità tedesca, contrariamente a quanto si è creduto per anni, è un evento stabilizzante: e che al contrario opporsi a questo sviluppo significherebbe condannare al caos la Repubblica Democratica e forse l'Europa. Altro argomento: la maggioranza risolutamente unitaria, che uscirà dal voto del 18 marzo. A Mosca questi argomenti sono stati accompagnati dalla promessa di garanzie di sicurezza e dall'ac¬ cettazione, per un periodo da definirsi, di guarnigioni sovietiche nella parte orientale della futura Germania unita. Secondo l'agenzia tedesco-orientale Adn, Gorbaciov ha sottolineato in un messaggio a Modrow che questo Stato unitario non potrà far parte della Nato. Premendo sulla leva del collasso tedesco orientale, che ormai soltanto l'unità può impedire, Kohl si è assicurato insieme il quadro di riferimento internazionale (con due ancoraggi diplomatici: ai Quattro e ai Trentacinque, le potenze vincitrici della guerra e la Conferenza paneuropea) e la base per trattare con l'altra Germania da una posizione quanto meno confortevole. Al punto che il Cancelliere deve difendersi dal sospetto di intendere il processo in corso come un'annessione della Repubblica Democratica da parte della Repubblica Federale. A Mosca il portavoce Gherasimov, pur confermando l'apertura del Cremlino alla prospettata unità tedesca, critica l'euforia di Bonn. Alfredo Venturi